Il sabato si era alzato ed era andato alla tavola calda. Girava per il locale guardingo, i nervi a fior di pelle. Ogni rumore lo spaventava. Quando la campanella sopra la porta suonava, Louis perdeva un anno di vita. Harry però non si fece vedere e Louis non seppe dire se fosse un bene o un male.
Un bene, un bene di certo.
La domenica andò in chiesa e si sedette accanto a zia Dot. Tenne la testa bassa e lo sguardo fisso sulle proprie gambe, la voce del reverendo un'eco lontana, come il ronzio delle libellule giù al fiume. Non guardò l'altare, né il reverendo, così magari anche Dio non gli avrebbe prestato troppa attenzione. Poi però ricordò che Dio vedeva e sapeva tutto, e forse anche il reverendo, e allora gli venne un conato di vomito. Lo ingoiò e tossì, e l'intera chiesa gremita si voltò verso di lui. Gli parve di soffocare. Si scusò e sgattaiolò di fuori, mentre zia Dot scuoteva la testa. Lo investirono i raggi del sole ed il vento caldo. Vomitò dentro un bidone della spazzatura. Desiderò soltanto accasciarsi a terra, ma invece rientrò in chiesa e riprese posto sulla panca. Zia Dot annuì.Il lunedì andò dal dottore. Gli si sedette difronte alla scrivania, spostando il peso sulla sedia di plastica.
"Louis, ragazzo, che c'è che non va?" Gli chiese l'uomo.
"Credo di essere malato." Non lo credeva. Lo sapeva. Però non era qualcosa di cui avrebbe potuto parlare. E allora che ci faceva lì?
Il medico ridacchiò.
"D'accordo allora. Raccontami."
Louis si morse le labbra.
"Mi viene da vomitare."
L'uomo sorrise, "nient'altro?"
Louis strinse le dita sulle ginocchia. Non lo guardò in faccia, o anche lui avrebbe saputo. E se lui avesse saputo, l'avrebbero saputo tutti.
"Nient'altro."
Louis era proprio uno stupido.***
Era il quattro luglio e per l'occasione Stan aveva indossato una maglia rossa bianca e blu. Louis era seduto all'angolo del letto mentre Lucas si sistemava i capelli allo specchio dell'armadio e blaterava di Felicity. Louis non lo ascoltava, ma si attorcigliava l'orlo della camicia fra le dita. Sentiva lo stomaco sotto sopra.
"Louis?"
"Mmh?"
Stan alzò gli occhi al cielo.
"Che hai in questi giorni? Sei più strano del solito," bofonchiò l'amico. Louis avvertì le guance scottare e l'addome contrarsi. Non potevano sapere, non potevano. Era tutto soltanto nella sua testa. Non potevano. Doveva stare calmo. E poi tutto si sarebbe sistemato.
"Non ho niente. Andiamo?" Disse e scattò in piedi. Gli amici si scambiarono un'occhiata, ma non ci badò. C'era abituato. Lo seguirono giù per la scale e finalmente fuori dalla porta. Provò a respirare profondamente, ma l'aria era umida e bollente. La camicia gli si appiccicò alla schiena. Ripensò per un istante alla casa sulla collina, e all'acqua fresca della piscina, e ai capelli bagnati di Harry...
"Ciao."
Mary Beth, in piedi accanto al cancellino, lo salutò con un mezzo sorriso. Louis sbatté le palpebre mentre Stan e Lucas lo superarono.
Louis si fermò sui suoi passi. Mary Beth indossava un abitino leggero giallo limone, e la sua pelle abbronzata riluceva nella luce fioca dei lampioni. Anche i suoi denti sembravano più bianchi. Era bellissima. Louis ebbe un brivido lungo la schiena. Si sentì sollevato. Mary Beth era bellissima e Louis le prese la mano, sorridendole di rimando.La piazza era gremita di gente e colori e odori. L'aria era umida ed immobile, la bandiera a stelle e strisce penzolava dal muro della biblioteca, triste e molle nell'assenza di vento. Le lanterne appese tutto intorno però brillavano, e sulla folla danzavano il blu e il rosso. Per le vie di Jacksonville volavano il profumo dolcissimo delle zucchero filato e delle caramelle, e le risate giulive degli abitanti, e il tintinnio dei brindisi.
Felicità, Louis la riconobbe. Teneva Mary Beth per mano, e tutti gli sorrisero. I suoi amici, che gli fecero anche l'occhiolino. Zia Dot, seduta accanto alla fontana con un bicchiere di vino stretto fra le dita; l'aveva guardato e gli aveva sorriso con quell'espressione tiepida che Louis aveva dimenticato. Poi gli aveva sorriso anche la madre di Mary Beth, e quelle labbra tese sapevano così tanto di fiducia che Louis avvertì lo stomaco contrarsi ed il gusto amarissimo dei suoi succhi risalirgli fino alla gola.
Louis era circondato, ma gli parve di essere solo.
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Down by the River
FanfictionGeorgia, 1981. La placida cittadina di Jacksonville viene scombussolata dall'arrivo di un misterioso sconosciuto. Tutti mormorano, tutti insinuano. Non Louis. A Louis non importa un bel niente. È l'inizio dell'estate, e Louis vuole solo trascorrere...