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Louis era ubriaco. E piacevolmente. Era tutto un po' sfocato e aveva la bocca impastata di birra e forse bourbon. Ridacchiava senza conoscerne il motivo. Stan e Lucas camminavano al suo fianco, e ridevano anche loro. I lampioni illuminavano la strada sgombra e Louis guardava le loro ombre allungarsi ed accorciarsi. L'estate era arrivata e la notte umida gli faceva brillare la pelle. Louis era felice.
Nel garage del padre di Stan avevano bevuto un paio di birre, e forse del bourbon, sì. Poi erano usciti prima che l'uomo che se ne accorgesse.
Quando raggiunsero la piazza videro altre persone. Alcuni compagni di scuola attorno alla fontana, famiglie sulle panchine della gelateria. L'estate era arrivata e Louis era felice.
Un pick-up parcheggiò poco lontano e Louis era felice. Alzò la mano, poi la ritrasse quando Harry camminò verso di loro. Non sorrideva. Louis abbassò gli occhi a terra, Stan e Lucas si zittirono d'un tratto. Sembrò che la piazza intera si zittisse, ma Louis era davvero ubriaco.
"Ciao ragazzi," esordì il riccio. Indossava gli abiti del giorno precedente, ma la camicia era abbottonata fino al collo. Forse a Louis dispiacque.
"Ciao," fecero eco gli amici. Si erano stretti più vicini.
"A chi di voi interessa un lavoretto estivo?"
Lucas, Stan e Louis si guardarono di sottecchi, poi guardarono Harry.
"Perché?" Chiese Stan. Louis deglutì. Non vide l'espressione di Lucas. O forse sì, ma era tutto sfocato.
"Sto cercando di sistemare la casa, ma c'è molto lavoro da fare. Una mano mi farebbe comodo. Cinque dollari l'ora, che ne dite?"
Dritto al punto. Lucas strabuzzò gli occhi.
"Cinque? Sul serio?"
Louis ripeté quel numero nella propria testa. Poi si accorse che Harry non lo stava guardando.
I ragazzi si ammutolirono nuovamente. Harry sbuffò.
"Fatemi sapere se vi interessa, altrimenti chiederò a qualcun altro."
Tagliò corto e girò sui tacchi. Entrò al bar lì vicino e Louis tornò a respirare solo quando la porta si chiuse alle sue spalle.
"Amico, non ci stai pensando sul serio!" Sbottò Stan afferrando il braccio di Lucas.
"Cinque dollari l'ora, Stan!" Piagnucolò quello. Louis sbatté le palpebre. Erano bei soldi. E non crescevano sugli alberi.
"Quello è pazzo, amico, non ti ci immischiare."
La conversazione finì e si presero un gelato. Quando Louis aprì il portafogli, ripensò all'offerta. Poi pensò che Harry non l'aveva guardato mentre parlava, e allora smise di pensarci e basta.

                                             ***

   Louis se ne stava sdraiato sotto i salici, le braccia incrociate dietro la testa. Si era bagnato i piedi nel fiume e le foglie lo proteggevano dai raggi cocenti del sole. Sonnecchiava.
   Harry comparve col respiro affannato, asciugandosi la fronte sudata col dorso della mano. Louis si tirò a sedere.
"Perché non l'hai offerto anche a me il lavoro?"
Harry si accese una sigaretta.
"Perché dai già una mano a tua zia," rispose. A Louis sembrò volesse aggiungere altro, ma non lo fece.
"Di che lavoro si tratta?"
Aspirò ed espirò, ed il venticello umido si portò via il fumo.
"È una casa enorme, ci sono tante cose da fare."
Louis annuì.
"Se mi dai davvero cinque dollari l'ora, accetto."
Harry si tolse gli occhiali da sole e li piegò sul collo della t-shirt che indossava. Sospirò e guardò il fiume, le braccia poggiate mollemente alle ginocchia. Louis notò il suo profilo pronunciato, il neo all'angolo della bocca, e la barba che cominciava a ricrescergli sul mento.
"Non l'ho offerto a te."
Louis si imbronciò.
"Perché?"
Perché. Avrebbe voluto chiedergliene tanti, ma non lo fece. Infondo non gli importava. Non era come tutti gli altri. Louis non era curioso. Louis si stancava in fretta delle novità.
Harry finì la sigaretta e questa volta gettò il mozzicone dritto nel fiume. Louis aggrottò le sopracciglia, infastidito.
"Perché vieni qui? Poi quando mi incontri in giro non mi parli?" Le parole gli fuggirono via. Serrò le labbra, per non farne scappare delle altre.
Harry si alzò e si incamminò su per il ripido pendio della collina.
"Domani pomeriggio," disse fermandosi d'un tratto, ma senza voltarsi nella sua direzione, "vieni su a casa domani pomeriggio e il lavoro è tuo."
Louis si mise in piedi di tutta fretta.
"Cinque dollari all'ora?" Gridò.
Harry era già molti metri più in alto. Udì solamente la sua risata.

***

Mary Beth era seduta sul bordo della fontana. Indossava un abitino leggero, di lino forse. Louis non se ne intendeva. Non indossava il reggiseno, e di quello Louis ne era sicuro.
Era nervoso. Aveva un peso alla bocca dello stomaco. E sapeva il perché.
Salutò con la mano quando Mary Beth e le altre ragazze si accorsero di lui. Benjamin del secondo anno spuntò dalla gelateria con due coni fra le mani, e allora Louis rimase fermo dov'era. Vide Mary Beth sorridere mentre accettava il suo cono, e sistemarsi una ciocca di capelli dietro le orecchie con gli occhi bassi. Gli disse qualcosa poi lo lasciò indietro, e camminò verso di lui.
"Ciao," esordì, e a Louis parve piuttosto stupido.
Stan e Lucas sghignazzarono ma si allontanarono di qualche passo.
"Questo sabato vieni alla festa?" Continuò Mary Beth. Louis aggrottò le sopracciglia.
"Viene anche McEnroe*?" Domandò, poi si stupì del proprio sarcasmo. Mary Beth però ridacchiò, quindi forse andava bene così.
"Forse," rispose la ragazza, e si voltò appena all'indietro. Louis non sentì il suo profumo.
"Ti interessa?" Lo rimbeccò lei.
Louis fece spallucce.
"Appunto," gli fece eco Mary Beth. La gonna ampia del suo abito svolazzò nella brezza. Le stava bene quel vestito.
"Domani vieni con me e gli altri giù al fiume? Ci facciamo una nuotata," ed eccola lì di nuovo, quella speranza. Il nodo all'addome di Louis si fece più stretto.
"Non posso," si affrettò a dire, poi si grattò la nuca, "ho promesso a zia Dot di darle una mano."
"Non le dai una mano tutte le mattine?"
Louis si morse una guancia.
"Domani la devo aiutare anche il pomeriggio."
Mary Beth annuì.
"Buona serata, Louis. Ti aspetto sabato."
"Non ho detto che ci vengo."
"Lo so."

Quella notte dormì poco e male. Si girava e rigirava fra le lenzuola. Il sibilo del ventilatore lo infastidiva. Il frinire delle cicale lo annoiava. Cercava il lato fresco del cuscino, ma non lo trovava. Stava sudando.
Quando finalmente si addormentò, poco prima dell'alba, quando il cielo non è più nero ma blu, e le stelle si spengono, Louis sognò la casa sulla collina. Di quando era soltanto un ragazzino, e consegnava i giornali. Non c'era il signor Pickett con i suoi nichelini ad attenderlo, ma un soldato con lunghi ricci ed un proiettile nel fianco. Si udiva il pianto di una donna in lontananza, o forse era il vento che ululava fra gli alberi attorno alla villa.
Louis era terrorizzato. Quando il soldato allungò una mano, provò a correre lontano, ma le sue esili gambe non si mossero. Cercò di gridare, ma dalla gola non uscì alcun suono.
Il soldato adesso non aveva una divisa, ma solo una camicia a fiori, sbottonata fino all'addome. Louis toccò quel torace con dita tremanti e sentì il battito del suo cuore sotto i polpastrelli.
Aprì gli occhi al trillo della sveglia. Il sole stava sorgendo ed entrava prepotente dalla finestra. Louis si passò un palmo sul viso e respirò profondamente.

*McEnroe: John Patrick McEnroe Jr, ex tennista americano. Fu numero 1 del mondo dal 1981 al 1984. Qui Louis ovviamente si riferisce a Benjamin, che come gli ha detto Mary Beth, gioca appunto a tennis.

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