Louis sentiva le gocce di sudore scendergli lente lungo la schiena, ma non era certo fosse per la salita. Camminava impacciato sulla strada che si inerpicava in collina, fermandosi di tanto in tanto a riprendere fiato. Cercava di guadagnare tempo. Cercava di ripensare al sogno di quella notte, ma quando provava a ricordare, le immagini scomparivano. Aveva paura. No, non è vero, non aveva paura, non era un bambino. Non c'era nulla di cui avere paura. Era soltanto nervoso, aveva dormito poco e male.
Raggiunse la casa e l'intonaco bianco splendeva nel sole. Contò gli anni dall'ultima volta che l'aveva vista coi propri occhi, che aveva guardato quel colonnato imponente e quella magnifica terrazza che girava tutto attorno al primo piano della villa. Ricordava della sua infanzia, quando l'erba dell'immenso giardino era verde e ben tosata, e le pietre del vialetto che raggiungevano l'ingresso lisce ed allineate. Il tempo e l'abbandono avevano lasciato ben poco di quei ricordi, e adesso il terreno era spoglio, i pochi ciuffi d'erba rinsecchiti e sparuti. Il pietrisco del viale era frammentario, e Louis dovette stare attento a dove poggiava i piedi. Però le ampie finestre erano aperte, e le tende drappeggiate svolazzavano nel vento del pomeriggio. La casa era viva, e Louis sorrise.
Bussò alla porta, ma nessuno lo accolse. Cercò un campanello, ma non lo trovò. Si schiarì la gola ed aspettò. Non vide anima viva.
Con le mani nelle tasche dei Levi's, gironzolò attorno alla casa, sul lato sinistro, dove si intravedeva il fiume giù in fondo all'altura. L'aria era umida, e l'orizzonte si perdeva nella foschia.
Camminò fra le alte querce che ombreggiavano il giardino, dove la brezza era più fresca e si respirava meglio. E fu lì che lo vide, sul limitare del terrazzamento, inginocchiato difronte alla staccionata. Louis si schiarì nuovamente la gola ed Harry si voltò nella sua direzione. Indossava una maglia bianca, quasi trasparente, ed un paio di pantaloncini da palestra. Aveva i ricci legati sulla nuca ed un paio di occhialetti da vista sulla punta del naso. Louis deglutì.
"Ben arrivato."
Harry si alzò passandosi le mani sul tessuto degli shorts ed un braccio sulla fronte.
"Ciao," mormorò Louis. Avvertì la stanchezza di quella notte e di quella mattina nelle gambe. L'immagine di un soldato e del suo sorriso gli balenò alla mente, poi svanì.
"Come ti ho già detto, c'è molto lavoro da fare. Vieni," Harry gli indicò il retro del giardino e lo condusse fino alla parte posteriore della villa. Louis vide un grande buco nel terreno. Una piscina.
"Puoi iniziare a ripulire qui. Tutto quello che ti serve è nello stanzino degli attrezzi," e gli mostrò una casupola di legno poco lontano.
"Devo pulire la piscina?" Louis aveva gli occhi spalancati.
"Comincia dal fondo, spazza le foglie e dai una bella ripulita. Poi faremo i bordi." Harry sembrava frettoloso.
"C'erano degli uomini che lavoravano qui l'anno scorso." A Louis, tutto d'un tratto, cinque dollari l'ora non parvero abbastanza.
Vide le sopracciglia di Harry aggrottarsi nel mezzo.
"Hanno sistemato le cose più importanti," scrollò le spalle, "non voglio sprecare tutti i soldi che ho quando ci sono cose che posso fare da solo. O con un po' di aiuto."
"Ne hai tanti?" Louis si morse la lingua.
Harry rise. Lo lasciò sul posto e tornò alla staccionata. Louis sospirò e raggiunse lo stanzino degli attrezzi.Il sole stava sparendo al di là della collina quando Harry lo chiamò. Louis si era sfilato la maglietta e se l'era attorcigliata sulla testa. Sentiva ogni muscolo protestare, ma aveva continuato a muoversi. Il fondo della piscina brillava.
"Ottimo lavoro," gli disse l'uomo dall'alto del bordo, "ora esci. Vieni a bere qualcosa."
Louis corse fuori ed Harry sghignazzò. Teneva fra le mani due birre ghiacciate.
"Vuoi o ti prendo un the freddo?"
Louis afferrò la lattina e ne bevve metà d'un fiato.
"Dimenticavo che non sei un bambino."
Louis probabilmente arrossì, ma aveva così caldo che non lo seppe con certezza.
Osservò le lunghe dita di Harry farsi strada nella tasca dei pantaloncini. Gli fasciavano le cosce ed il sedere. La maglia sudata non lasciava alcun spazio all'immaginazione. Non aveva le medagliette al collo quel giorno.
Dal portafogli estrasse una banconota da venti dollari.
"Non ho lavorato quattro ore," gli disse. Dall'orologio che portava al polso vide che erano appena passate le cinque.
"Non importa," Harry gli mise i soldi in mano, "verrai anche domani?"
Si era tolto gli occhiali e Louis vide le sue iridi verdi, verdissime. Annuì senza aggiungere altro. Harry sorrise.
"Domani ti darò una mano. Ho finito con la staccionata."
Louis annuì ancora. E sorrise.

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Down by the River
FanfictionGeorgia, 1981. La placida cittadina di Jacksonville viene scombussolata dall'arrivo di un misterioso sconosciuto. Tutti mormorano, tutti insinuano. Non Louis. A Louis non importa un bel niente. È l'inizio dell'estate, e Louis vuole solo trascorrere...