Sepolta viva

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Un senso di claustrofobia pervase la mente e il corpo della piccola Mary.

Fiumi di terriccio penetravano faticosamente, facendosi largo tra le strette fessure che intercorrevano tra ogni singola asse di legno che componeva quella cella infernale.

Era immobilizzata.

Non riusciva più a muoversi, non perché fosse paralizzata ma perché c'era qualcosa che le impediva di muoversi.

Era circondata da spesse pareti in legno.

Anche l'aria iniziava a scarseggiare.

I polmoni cominciarono a bruciare, quasi come se fossero lambiti da lingue di fuoco vivo.

Dolori lancinanti si diffusero in ogni più piccola particella del suo corpo, lasciandola impotente, impaurita e in balia degli eventi.

Ormai ne era certa.

La sua ora era ormai giunta.

Adesso sapeva cosa si provava in punto di morte.

Ora conosceva la sensazione che si sentiva quando ormai il corpo cedeva pezzo dopo pezzo, privo di energie e linfa vitale.

La morte è come una falce in un campo di grano;

Colpisce tutto e tutti, non risparmia niente e nessuno e dietro di sé lascia solo devastazione e il vuoto.

Era così che la piccola Mary si sentiva.

Un involucro vuoto, fatto solo da ossa e carne putrida destinata a diventare cibo per vermi.

L'istinto di sopravvivenza però, certe volte, riesce a vincere ogni cosa, persino la paura.

Fu proprio questo che rinvigorì la piccola che, facendosi forza e coraggio, iniziò a scalciare e menare graffi forsennati alla massiccia cassa di legno, che la teneva prigioniera sotto terra.

Rivoli di sangue scorsero a fiumi.

Terriccio misto a sangue e unghie spezzate iniziarono a ricoprire il fondo della cassa, intaccando anche la stoffa delle vesti e la nuda pelle della bimba.

Poi, dopo atroci e interminabili sofferenze, tutto finì.

Poi, dopo atroci e interminabili sofferenze, tutto finì

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O forse no ...

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