Un efferato omicidio

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«Colonnello Decker, li abbiamo trovati» disse un agente in divisa con voce ansimante, stanco per le centinaia e centinaia di metri percorsi ad una velocità inumana.

«Dammi buone notizie ti prego»

«Purtroppo non porto buone notizie colonnello. Abbiamo ritrovato i cadaveri dei due neonati qualche centinaio di metri da qui, sul fondo del Tamigi. Si vede che abbiamo a che fare con un assassino professionista».

Ormai anche la più piccola speranza di ritrovare i piccoli in vita era svanita.

Con un profondo e controllato sospiro, il colonnello si buttò a peso morto sulla poltrona del suo ufficio.

«Agente Donovan, non perdiamo altro tempo, mi porti immediatamente sul luogo».

Detto questo, Decker prese il cappotto dall'appendiabiti e si diresse, accompagnato dall'agente, verso il luogo che, ne era certo, non avrebbe più dimenticato.

«Sa altri dettagli sulla morte dei neonati?»

«No signore. Appena abbiamo fatto il ritrovamento dei corpi mi sono recato da lei per informarla»

«Sai se il dottor Ross è già arrivato?» chiese il colonnello con le mani incrociate dietro la schiena.

«No signore».

Dopo una breve pausa l'agente riprese dicendo:

«Comunque è molto probabile che sia già lì sul posto. Si tratta di una faccenda grossa. Non è roba da niente».

Quanto aveva ragione l'agente Donovan.

I bambini scomparsi non appartengono a persone qualunque, ma bensì ad una delle famiglie più ricche della città, la famiglia Fischer.

Il signor Hartwig Fischer non è solo un rinomato storico d'arte, ma è anche l'attuale direttore generale di uno dei più famosi e di importanti musei della storia del mondo, il British Museum.

Durante il tragitto il colonnello non potè che pensare alle possibili e inevitabili ripercussioni, mediatiche e non, che avrebbe fatto scaturire quella macabra vicenda.

Già la scomparsa dei due neonati, di ricca famiglia, era riportata su tutti i giornali, sia locali che internazionali.

Dopo qualche minuto interminabile di "passeggiata", tra le strade londinesi imbiancate, i due arrivarono sul luogo del ritrovamento.

Lì ad aspettarli, come aveva già preannunciato Donovan, c'era il dottor Ross.

Aveva la faccia spiritata, come se non avesse dormito per un mese intero.

In mano reggeva un block notes dal quale penzolava, aggrappata solo da un sottile filo nero, un'antica penna a sfera da collezione. Il dottore ne andava matto.

«Salve colonnello. La stavo aspettando» disse il dottore, cercando di abbozzare un'espressione compiaciuta.

«Sono venuto il più in fretta possibile. Mi dica dottore... si è già fatto un'idea sulla dinamica dell'omicidio? E soprattutto... come sono morti i bambini? Sono morti annegati?»

«La situazione è un po' più complicata di così» disse il dottor Ross facendogli cenno di avvicinarsi ai corpicini immobili delle due piccole creaturine innocenti.

«Vede questi segni, lungo tutto il corpo, su entrambi i cadaveri?»

«Certo che li vedo dottore. Non sono mica cieco. Ma cosa sono? Abrasioni?»

«Esatto, sembrerebbe che i corpi siano stati parzialmente bruciati. Nonostante ciò non è questo che li ha portati alla morte»

Il colonnello, inorridito da quell'affermazione chiese.

«E allora come sono morti?»

«Sicuramente il fuoco è stata una delle cause che ha portato i bambini ad una lenta e sofferta morte, ma, come può vedere da questi lividi sulle braccia e sulle gambe, sembrerebbe che i due corpi siano prima stati seviziati, picchiati e poi marchiati a fuoco con quello che, secondo me, dev'essere stato un mozzicone di sigaretta»

Improvvisamente il colonnello indietreggiò barcollando, cadendo di peso per terra.

In un attimo si ricordò tutto.

"Sono stato io, sono stato io. Li ho uccisi io" continuava a ripetersi tra sé e sé, cercando di mascherare ogni emozione che lo avrebbe potuto tradire.

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