oh boy it's just a crush

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Mi piaci.
Volevo dirglielo.
Passavano i giorni, le ore, i minuti, i secondi, gli attimi, e lui mi piaceva.
Mi piaceva un sacco.
Mi piaceva il suo viso, il suo neo, le sue labbra, i suoi capelli, i suoi occhi, il suo sorriso, il suo collo, le sue mani, il suo torace, il suo addome.
Il suo caratteraccio, la sua permalosità, la sua audacia; tutto di lui era tutto di me.
E mi piaceva, da impazzire.
Gambe in spalla, mi dissi; dovevo dirglielo.
Avevo già scritto il mio discorso, ero prontissima, mi stavo emozionando per nulla.
Ero già partita, il messaggio era stato copiato ed incollato sulla sua chat, quando qualcosa scosse tutto, e cambiò totalmente i miei piani.
Impegnato.
Una sola parola, mille e mille significati.
Impegnato fisicamente, impegnato al momento, impegnato in mille modi.
Ma no, lui doveva essere impegnato proprio sentimentalmente.
Una fidanzata, a quanto pare, aveva una fidanzata.
Quella fu la prima volta che piansi per lui.
La prima di tante, troppe volte.
Comunque sia, decisi di parlare comunque, ormai avevo già caricato la pistola.
Fui costretta a cambiare un po' il discorso, ma lo feci comunque.
Lui mi disse cose semplici, ma niente che non sapessi già.
Non me lo aspettavo, disse.
Non pensavo, disse.
Ne sarebbe valsa la pena, disse.
Saremmo stati bellissimi, disse.
Beh, sì, forse; ma l'uso del condizionale mi fu fatale.
Dopo ciò, accaduto intorno al 27 dicembre, le cose cambiarono radicalmente.
Probabilmente da quel giorno iniziò ufficialmente quella storia.

When We MetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora