Capitolo 15

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Capitolo quindici.

Cher e Sophie si trovavano già al bar con gli altri ragazzi, mentre io ed Harry perdemmo un po' di tempo in più.

Quindi, arrivammo circa quindici minuti in ritardo.

Entrammo mano nella mano nello Starbuck's sulla settantaquattresima, e trovammo subito i nostri amici.

Non potete immaginare il sollievo nell'avere anche il loro aiuto.

Ci sedemmo, e poco dopo arrivò una cameriera.

Sembrava non saper dove guardare, tra tutti e cinque i ragazzi.

In un giorno normale avrei riso, ma quasi non sentivo invece che aveva chiesto cosa desideravamo ordinare.

"Io prendo una cioccolata calda" rispondo, e quasi tutti concordano con me, mettendo anche la panna.

Poco dopo, lei torna con i nostri ordini.

Sorseggiamo la cioccolata, non sapendo cosa dire, o con chi parlare.

"Dobbiamo mettere un punto a questa storia." dice Liam all'improvviso.

Lo guardo confusa.

"Nel senso, che dovete," indica me e mia sorella, "mettere fine al potere che vostro padre esercita su di voi.

Vi ha distrutto l'adolescenza e non vi ha fatto avere un'infanzia, non potete lasciargli prendere tutto quello che avete. Non lo permetterò, non lo permetteremo." finisce il suo discorso.

Sono così contenta di come riesce a prendere in mano ogni situazione.

"Io sono d'accordo" disse Niall, e tutti concordarono. Persino Harry, Ann e Cher annuirono.

"E come? Come dovremmo fare?"

"Già. È impossibile." concorda con me Sophie.

"Gli diamo quello che vuole e forse ci lascerà in pace, non possiamo fare nulla. È pur sempre nostro padre, è l'unica cosa più vicina a famiglia che ci rimane." dico, convinta.

Harry si alza in piedi, furioso.

"Ma che cazzo stai dicendo? Non fare la cogliona, non si chiama famiglia questa." sputa, guardandomi dritto negli occhi.

Molte volte ho visto Harry arrabbiato così tanto, e non mi piace affatto.

Tutte le persone ci stanno guardando, ma non mi interessa.

Sono presa dagli occhi di Harry, non più verdi, ma neri. Neri come la pece, qualsiasi altro colore rimosso. Il suo dolce, amorevole verde, rimpiazzato con l'odio, l'antipatia, e dal nero.

Mi alzai, e poggiai una mia mano sulle sue spalle, l'altra prese una delle sue.

"Ti amo." sussurrai al suo orecchio.

"Ti amo, e mi dispiace. Risolveremo tutto, hai ragione. Non voglio più sapere nulla di quell'uomo." Continuo.

So come trattarlo quando è così nervoso.

Fortunatamente non riesce a resistermi, nemmeno quando è così furioso, quindi se gli dico quanto lo amo, e che ha ragione-- che poi, ha quasi sempre ragione, lui inizia a calmarsi.

Infatti, chiude gli occhi per qualche secondo, e li riapre. Sono verdi.

Si siede, e chiude ancora gli occhi.

Faccio lo stesso, e guardo i ragazzi.

Non sono sconvolti come mi aspettavo, ma hanno uno sguardo di apprensione.

Soltanto chi lo conosce bene, può non esser sconvolto da questo lato di Harry, e mi domando quanto amici sono.

"Si fa a modo mio, oppure ho chiuso." dice Harry, ancora nervoso.

"Amico, sappiamo che hai ragione, ma devi mantenere la calma." dice Louis.

Louis credo sia solo uno dei pochi che lo conosce veramente bene, ma Harry è ancora riluttante nei suoi confronti, quindi penso sia successo qualcosa tra i due.

"Devo mantenere la calma? Io," sbuffa una risata, "devo, mantenere, la calma. Il padre della donna che amo e di sua sorella è un fottuto psicopatico e cerca in tutti i modi di rovinare loro la vita, ed io, dovrei cosa? Mantenere la calma. Spero stai scherzando, amico." ripete la sua scelta di parole, riluttante.

Un mix di odio e sarcasmo erano le sue parole.

Ha detto che mi ama davanti a tutti, non posso non notarlo ed impedire che, nonostante sia un momento del genere, mi si scaldi il cuore a quelle parole.

Mi avvicinai a lui, e sussurrai un "va tutto bene, Harry io ti amo comunque, qualsiasi cosa fai o tutte le volte che tu perda il controllo e tutto quello che vuoi. Io ci sono."

E gli lascio un tenero bacio sul collo.

"Andiamo a casa, e intanto penseremo a qualcosa. Ci vediamo." congeda velocemente Harry, e si muove verso il bancone dove lascia dei soldi, e poi esce.

Saluto velocemente tutti, li ringrazio ed esco dal locale con Sophie e Cher.

Troviamo Harry nella sua auto, che ci aspetta.

Così, ci porta a casa.

Il viaggio passa in silenzio

Una volta arrivati, andiamo in camera da letto.

Prendo dalla mia borsa un giornale.

Harry è sdraiato sul letto.

Prendo il giornale, e glielo butto sulla pancia.

"Cos'è?" mi chiede.

"Guarda." gli dico, invece.

Lui guarda la copertina e sorride.

Mi sdraio accanto a lui, e lo guardiamo insieme.

È il giornale del nostro servizio fotografico, ci sono quasi tutte le foto, persino quella dove mi bacia.

Sorridiamo e posa il giornale sul comodino, e fa scontrare le nostre labbra.

"Ti ho fatto paura?" mi chiede dopo un po'.

"Cosa?" chiedo, non capendo.

"Oggi da Starbuck's, ti ho fatto paura?" mi chiede, accarezzandomi piano piano il viso, con la sua mano.

Scuoto la testa. "No."

"Sicura? Puoi dirmi la verità." mi dice.

"Non mi hai fatto paura. È questa la verità." ribadii seria.

"Bene." sorrise. Mi regalò uno di quei sorrisi veri, con tanto di fossette.

Inutile dire, che sorrisi con lui.

Speravo solo che tutto si sarebbe risolto presto.

N/A:

Ecco il quindicesimo capitolo!

Spero che la storia continui a piacervi, e che continuiate a votarla.

Ne approfitto per chiedervi di passare da 'A year in London.' che è la mia nuova storia, se vi va.

E vi ringrazio per i 120 voti, siete fantastici!

Spero possano aumentare sempre, quindi se i miei capitoli vi piacciono continuate a votare.

Grazie per tutto, vi amo!

xx

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