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«Voglio che tu uccida mio figlio»

Il sangue subito mi si gela e rimango immobile ad osservare l'uomo davanti a me.
Ho smetto di respirare e il cuore si è fermato, penso di essere pure più bianca del solito.

Lui fa uno dei suoi soliti sorrisetti «A quanto vedo sei sempre innamorata di mio figlio»

Lui toglie la presa su di me e prende un coltello appuntito dentro ad un cassetto.
Subito mi tocco il collo e mi allontano il più possibile da quel psicopatico.

«Lui ha tutto, quando in realtà non dovrebbe avere niente» afferma.

Gioca con il coltello passandolo da una mano all'altra.
Mi guarda sorridente, si avvicina per poi puntarmelo verso il collo.

«Devi eseguire i miei ordini, oppure tutti i tuoi amici faranno una brutta fine.» sorride «È molto più divertente vederti soffrire, invece che ucciderti subito»

Deglutisco e cerco di dimenarmi, ma non ci riesco.
Alcune lacrime invadono il mio viso, non riesco a non avere paura.
Perché proprio a me?

«Ovviamente ti stai chiedendo come mai lo sto dicendo a te,» ridacchia per poi spostarsi e si mette a sedere su uno sgabello «sei l'unica persona che riesce a stare il più vicino a lui»

«Sei solo uno psicopatico e un lurido invidioso» borbotto, ma lui riesce a sentirlo dato che me lo ritrovo subito a due centimetri dal viso e sento bene la punta del coltello che preme sul mio collo.

Chiudo gli occhi e cerco di allontanare piano piano il collo.
Sento mollare la presa sul mio braccio e il suo respiro lo sento sempre più lontano.

«Tu mi aiuterei o partirò subita da,» fa una piccola pausa «come si chiama? Oh si, Jack»

Spalanco gli occhi e istintivamente scuoto la testa in segno di negazione.
Ho già perso Nash a causa mia e non posso posso perdere anche lui.

Sorride «Bene, fatti venire in mente un'idea per farlo avvicinare a te al più presto, non posso sprecare tempo»

Sbuffo e l'uomo davanti a me inizia ad innervosirsi, ma io non so proprio cosa fare.
Lui mi guarda e poi sorride, sicuramente ha un'idea.

«Tu sei Italiana, giusto?» domanda ed io annuisco «Suppongo che là hai una casa, portacelo!»

Deglutisco, io non voglio.
Sto mettendo la vita di una persona in pericolo, solo perché lui mi sta ricattando.
Perché il destino ce l'ha con me?

«È un ordine, avverti tua madre» io rimango immobile «Ora!»

Prendo subito il telefono e compongo il numero di mia madre.
Lui mi obbliga a mettere il vivavoce e di parlare in inglese così può capire anche lui, per poi appoggiare il telefono sul tavolo.

«Mamma?» dico appena sento che ha risposto al telefono «Devo chiederti una cosa»

«Certo tesoro, ma non puoi parlare in italiano?»

Guardo Manuel e lui scuote la testa, minacciandomi con il coltello.

«No» sospiro «Possiamo andare io e i miei amici a Firenze? Li ospito a casa nostra»

Why 2 || S.MDove le storie prendono vita. Scoprilo ora