⏪ La canzone dell'amore perduto ⏩

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La primavera che giungeva al termine dava a Riccardo un senso di malinconia. Pian piano gli alberi, da rosa e verde, si dipingevano di rosso e marrone e il cielo azzurro si spegneva così come il colore delle viole colorate fuori al balcone dell'appartamento.

Le osservava seduto al tavolo del soggiorno intento a bere la sua usuale tazza di tè studiando composizioni di noti musicisti quali Mahler e Debussy. Il rumore di stoviglie proveniente dalla cucina rendeva l'interno del triste appartamento un po' più vivo in quegli attimi, quei giorni che sembravano così vuoti da anni.

Il brusio cessò e dei passi svelti occuparono il suo posto, poi la porta della stanza si aprì e una figura femminile comparve sull'uscio. Riccardo guardò la donna vestita di grembiule sopra gli indumenti quotidiani, la sua bocca sorrise alla piacevole visione, ma gli occhi piangevano lacrime invisibili.

La donna si sedette accanto a lui solo dopo avergli lasciato un tenero bacio sulla guancia, prese gli spartiti curiosa e gli diede un'occhiata
«Sono per il prossimo concerto?»
Lui annuì bevendo un altro sorso di tè
«Sarà molto importante, spero di esserne all'altezza»
Lei prese il viso del riccioluto tra le mani dopo aver posato le carte e lo obbligò a guardarla
«Se hanno scelto te un motivo ci sarà stato»
Gli accarezzò la guancia con il pollice
«Non dubitare mai di te, Ricky»
Lui sorrise
«Ti ringrazio Rosie».

Eppure, quelle parole, gli suonavano vuote, non avevano la stessa passione che avevano quelle della sua ex fidanzata e che lo riempivano ogni volta di nuova energia. Queste erano fredde e prive di comprensione perché lei non capiva e lui non si sentiva capito.

E ancora si chiedeva perché fosse lì, con lei, la prima capitata per cui ha avuto un debole e che per lui non era niente di più di un'amante, come faceva a sopravvivere?

Come faceva a vivere senza di lei? La sua prima cotta, la sua migliore amica, la sua amante, la sua collega, colei che gli ferì il corpo e il cuore, colei di cui aveva bisogno per non sentirsi solo.

Ma erano passati anni e lei dov'era? Non lo sapeva. Ah! Quanto avrebbe dato pur di poterle parlare un'altra volta, un'ultima ma non aveva il coraggio di scriverle, sarebbe stato insensato, sarebbe stato stupido. E lui, di cose stupide, per lei, ne aveva fatte tante. Troppe.

Ma non se ne pentiva perché lui teneva ancora a lei, quella donna gli diede qualcosa e lasciò un vuoto quando andò via.

Non era amore quello che provava, ormai aveva dimenticato cosa significasse amare, era solo innocente e tenero affetto, il volerla abbracciare come ai vecchi tempi, ridere e piangere insieme.

Quello gli mancava tanto ma non avrebbe potuto più riaverlo.

«Tesoro?»
La voce di Rosie lo riportò alla realtà, Riccardo esitò prima di sorriderle ammirando i suoi occhi viola
«Sì?»
Lei abbozzò un sorriso
«Ti amo»
Il riccioluto ridacchiò flebilmente abbassando il viso, poi tornò a guardarla e prese a giocare con una delle sue lunghe trecce
«Ti amo anch'io».

Qualche foglia ingiallita iniziava a staccarsi dal ramo del grande albero sull'altro lato della strada, il vento le portava chissà dove, a vedere chissà quali orizzonti, libere. Libero, come voleva esserlo Riccardo, da un amore che non faceva parte di lui.

Vivo Per Lei-Riccardo Di Rigo (Reader Insert)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora