9. Una delusione

241 6 4
                                    

Il ragazzo corse fuori dalla scuola senza voltarsi indietro. Camminò, non sapeva nemmeno lui per quanto tempo. Dopo un po' si fermò, non riconobbe quella parte della città. Si sedette su un muretto e si mise a piangere silenziosamente. Lo aveva preso in giro. Perché? Non riuscì a darsi una risposta. Rimase lì su quel muretto chissà per quanto. Si era fatto davvero tardi. Non aveva voglia di tornare a casa. Cosa avrebbe detto a Diego se lo avesse visto in quelle condizioni. Rimase lì in silenzio a contemplare il vuoto. "Ei ciao...sei Gabo giusto?" Il giovane capitano sollevò lo sguardo e vide un ragazzo dai capelli ossigenati e un piercing al labbro inferiore che gli sorrideva. Annuì a quella domanda. Il nuovo venuto si sedette accanto: "non ti ricordi di me?" Gabo scosse la testa. "Ci siamo visti a casa mia l'anno scorso. Sono Carlos il figlio di Francisco. Fratello maggiore di Zoe? No eh? Vabbè! Ma che ci fai sulla gay street?" Il giovane falco si guardò in giro "gay cosa? Vuoi dire che qua sono tutti..." Carlos annuì. "Ma va! Per te qua sarebbero tutti gay? E quella coppia lì?" indicò due ragazzi che ridevano e scherzavano poco lontano da loro. "Quello è più frocio di me" "ma se sta con quella ragazza!" il giovane si mise a ridere "chi? La frociarola?" Gabo corrugò la fronte non capiva quello che diceva. Il ragazzo riprese "ma si l'amica etero che ti si accolla addosso. Senti se non mi credi prendiamo Grinder" il biondo smanettò col suo telefono "tiè beccato subito. Alan 24 solo attivo...see gli piacerebbe...siero negativo fatto test due settimane fa...ma che bravo! Se te lo stai chiedendo ventiquattro non sono i suoi anni" così dicendo alzò il telefono e gli mostrò la foto. Gabo per poco non si strozzò col la sua stessa saliva. "Ei calma! Non sapevo che i superdotati ti facessero questo effetto". Gabo rimase in silenzio, non è che ne avesse mai visti prima. Ne super ne normo dotati. "Vabbè dai ti accompagno a casa ho la macchina qua vicino." Gabo saltò giù dal muretto "no no grazie". Carlos sorrise "tranquillo in queste condizioni non ti scoperei nemmeno se fossi Ricky Martin." Gabo abbozzò mezzo sorriso. Gli stava simpatico quel ragazzo. Accettò di farsi accompagnare, anche perché era abbastanza lontano da casa e non voleva certo chiamare suo padre, avrebbe dovuto dare troppe spiegazioni.
Dopo che furono saliti in auto il giovane capitano ruppe quel lungo silenzio "quando hai capito che sei così?" Il biondo rise "puoi dirla la parola sai? Non ti fa male. Beh credo che di averlo saputo sempre di essere gay." "E tuo padre cosa ha detto?" "Mio padre è fantastico. Non si è scomposto per niente. Invece se le presa molto male quando ho deciso di andare in Italia a studiare fotografia. Mi avrebbe voluto su un campo di calcio. Ma io non mi ci vedo a tirare calci ad un pallone. Non impazzisco per il calcio. Questo lo ha infastidito di più." Fece una lunga risata. Ecco perché Zoe era stata così comprensiva, suo fratello era come lui. Dopo un po' il ragazzo volse lo sguardo verso il giovane calciatore "tu lo hai capito da poco vero?" Gabo annuì. "Non è un dramma essere gay. Stai così per un ragazzo vero? Ti ha tradito con un altro?" Il falco lo corresse "semmai con un'altra" "cazzo!" esclamò Carlos. Gabo si sentiva tranquillo, a suo agio con quel ragazzo. Questo lo spinse a confidarsi e gli raccontò quello che gli era successo. "Capisco! Ma perché non parli con lui? Sicuro di non aver interpretato male?" Intanto erano arrivati a casa, mentre il falco scendeva il biondo gli porse un foglio di carta "qua c'è il mio numero. Se hai bisogno chiamami. C'è anche l'indirizzo di un centro per quelli come noi. Passa." Gabo lesse il biglietto senza dire nulla. "Tranquillo troverai degli amici. Ma tu a tuo padre non hai detto niente?" Gabo scendendo dalla macchina scosse la testa. "Fallo! Non far passare troppo tempo. Diventerà sempre più difficile poi. Beh buona notte e per ogni cosa chiama." Mise in moto e partì.
Il giovane capitano si diresse verso casa, forse doveva davvero parlare con Alex, poteva davvero aver interpretato male, pensava mentre rientrava. La casa era immersa nel silenzio. Meno male Diego era andato a letto, altrimenti avrebbe voluto sapere della serata. Che gli poteva dire? Avrebbe dovuto mentire, questo non gli andava giù, già gli pesava dovergli nascondere delle cose, ma raccontare anche bugie sarebbe stato davvero troppo. Il giorno dopo arrivò a scuola deciso a parlare con Alex. Lo avrebbe fatto dopo gli allenamenti. Cercò di concentrarsi sul gioco meglio che poteva. Si era convinto di essere stato lui a fraintendere in fondo stavano solo parlando. Arrivato nello spogliatoio prese il giovane attaccante e lo portò in disparte "ti devo parlare" gli sussurrò a denti stretti. Alex sorrise malizioso "quanta foga...ci hai preso gusto a stare da solo con me eh?" Gabo lo guardò negli occhi "è una cosa seria!" A questo punto il giovane attaccante lo fissò preoccupato. Rimase in silenzio aspettando che il numero dieci iniziasse a parlare. "Ieri alla festa" iniziò Gabo teso "non ti ho visto e sono venuto a cercarti" Alex lo ascoltò sempre più preoccupato "eri nel corridoio con Martina quando..." Alex non lo lasciò finire "Capitano è stato solo un bacio io..." lo interruppe subito "vi siete baciati?" non poteva credere alle sue orecchie , allora era vero! "Hai detto che mi hai visto con Martina!" rispose l'attaccante allarmato,"Non ho visto che vi baciavate!" Alex non sapeva cosa dire. Gabo era fuori di sé dalla collera "sei uno stronzo! Ti dovrei prendere a pugni!" Da quando lo conosceva non lo aveva mai visto così arrabbiato "se ti fa stare bene fallo! Ma poi fammi spiegare." Il giovane falco non voleva sentire spiegazioni "non c'è niente da spiegare. So solo che mi hai preso in giro. Dimmi una cosa...perché lo hai fatto? Per farmi giocare bene con te?" Stava per andare via quando Alex lo prese per un braccio "aspetta ti prego!" Gabo lo guardò furente negli occhi, si divincolò dalla sua stretta e se ne andò. Alex rimase lì a guardarlo a bocca aperta.
Arrivato a casa buttò lo zaino per terra imprecando. Diego lo guardò preoccupato "Figliolo tutto ok? Qualcosa non va a scuola?" Alex sbuffò "non sono affari tuoi." Diego si alzò in piedi "non ti permetto di parlarmi così, sono tuo padre!" Gabo lo fissò con uno sguardo di sfida "non mi permetti cosa? Per sedici anni nemmeno sapevo che esistevi e ora che vuoi?" Così dicendo se ne andò in camera sbattendo la porta. Si buttò sul letto era talmente arrabbiato che non riusciva nemmeno a piangere. Il telefono non smetteva di vibrare. Era Alex che lo tempestava di messaggi. Li cancellò senza rispondere. Sentì bussare alla porta "Gabo posso entrare?" Gabo si era pentito di come aveva trattato il padre, non era certo colpa sua di quello che gli stava succedendo "è casa tua!" "casa nostra" lo corresse Diego "ti ho portato qualcosa da mangiare." Posò il vassoio sulla scrivania "senti lo so che non ci sono stato per sedici anni...se avessi saputo che tua madre..." il giovane non lo lasciò finire "lo so papà. Scusami per quello che ho detto." "Senti non so cosa ti è successo ma se vuoi parlare sappi che ci sono. Ora esco, vado a prendere tuo fratello all'aeroporto." "Torna Lorenzo? Cosa è successo?" "Niente tranquillo! Sono in vacanza e viene per qualche giorno. Mi raccomando mangia qualcosa dai." Diego chiuse la porta e andò via. Gabo era contento di vedere suo fratello. Più che mai ora che era rimasto solo. Con Alex era finita prima di iniziare. Richy e Dedè li aveva trattati male, non aveva nemmeno il coraggio di guardarli, almeno con loro doveva fare pace, gli mancavano i suoi amici. Vibrò ancora il telefono: <<TI PREGO DOBBIAMO PARLARE>>. "Fanculo!" sbuffando cancellò il messaggio.

Il nuovo attaccanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora