16. Fuga dallo IAD

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     Nell'ufficio di Isabelle, proprietaria e direttrice dello IAD, l'atmosfera non era delle migliori. “Francisco bisogna fare qualcosa. Lo sai che la politica dello IAD è accogliere tutti senza discriminazioni di ogni tipo, non vorrei che quei ragazzi avessero dei problemi con i loro compagni. Sono davvero preoccupata per Gabo e Alexander!” Francisco cercò di tranquillizzare la direttrice sapeva come prendeva a cuore certe situazioni “tranquilla Isabelle ci penso io, parlerò con la squadra”. “Ma chi può essere stato a fare una cosa del genere? – intervenne Vitto – qualcuno dello IAD?” “Spero proprio di no! – Isabelle non voleva credere che qualcuno della sua scuola avesse potuto fare una cosa del genere – ne sarei molto delusa!” “ Ma perché non mi hanno detto niente! Quante volte ho chiesto se qualcosa non andava!” fu il commento del mister dei Falchi. Isabelle sapeva che per Francisco quei ragazzi erano come dei figli “certamente non era facile per loro  confidare certe cose. Molte menti ancora sono chiuse. Mettiti nei loro panni, non deve essere stato semplice mantenere un simile segreto, adesso dobbiamo solo stargli vicino”. Francisco sospirò “si hai ragione tu Isabelle! Adesso vado agli allenamenti, farò un discorso alla squadra”.
     Nello spogliatoio dei Falchi Dorati la discussione era molto accesa. “Ma ci pensate? Io mi sono spogliato davanti a loro!” Fu il commento di Felix, il portiere della squadra, mentre si sistemava i guanti. “Ragazzi dobbiamo dire al mister che non possiamo più giocare con loro – prese la parola Quattordici – non possono più fare parte della squadra!” “Mi vergogno di voi – tuono d’un tratto la voce di Francisco che, senza essere visto, aveva assistito alla discussione – credevo di non avervi insegnato solo a giocare a calcio, ma ad essere un gruppo, una famiglia dove ci si aiuta e sostiene nei momenti più difficili. Non credevo di aver tirato su una squadra di omofobi! E voi due – rivolgendosi a Richy e Dedè – dite di essere i migliori amici di Gabo e non avete detto neanche una parola in sua difesa! Che bei amici! Per oggi niente allenamento, mi avete deluso”. Senza dire altre parole uscì sbattendo la porta. Rimasero tutti imbarazzati a sentire le parole del mister. Felix prese la parola “Vitto che facciamo?” Vitto gli guardò con un' espressione che se era possibile ancora più delusa di quella di Francisco “avete sentito? Niente allenamento oggi. Gabo e Alex sono vostri amici riflettere su quello che avete detto”. Anche lui uscì lasciandoli soli nello spogliatoio senza il coraggio di guardarsi in faccia. “Ragazzi il mister ha ragione – fu Richy a prendere la parola pentito per non averlo fatto prima – ma che ci è preso? Gabo e Alex, come ha detto Vitto, sono nostri amici. Felix chi ti ha aiutato ad avere più sicurezza in porta? Dedè chi è venuto con noi in macchina quando avevi paura di prendere l'aereo per la trasferta? E anche tu Quattordici chi ti ha aiutato a migliorare nel gioco? Ragazzi Gabo c'era sempre quando avevamo bisogno. E noi, ora che ha bisogno lui, gli abbiamo voltato le spalle!  Si alzò dalla panca – io vado a cercarli e a chiedere scusa al mister”. Anche Dedè si alzò per seguirlo “vengo anche io fratello”. Ad uno ad uno tutti i membri della squadra li seguirono fuori lo spogliatoio.
     “Isabelle mai avrei pensato che avrebbero potuto dire cose del genere!” furono le parole dette con tono deluso dall'allenatore dei Falchi “Francisco bisogna fare qualcosa – Isabelle non poteva credere a quello che gli aveva raccontato, bisognava prendere provvedimenti – devo parlare con gli alunni!” “Preparo l'interfono” intervenne Vitto. “No! Niente di tutto questo. Voglio incontrarli di persona. Bisogna organizzare un'assemblea in palestra. Francisco ci vuoi pensare tu?” “con piacere Isabelle”.  Bussarono alla porta dell'ufficio e quando Francisco l'ebbe aperta si trovò davanti tutta la squadra dei Falchi Dorati “Mister volevamo chiederti scusa” dissero quasi all'unisono “non è a me che dovete chiedere scusa ma a Gabo e Alex sono loro che…”fu interrotto dall’arrivo improvviso di sua figlia seguita da Alex. “Papà…”iniziò a parlare con tono concitato “Zoe è questo il modo di entrare nell'ufficio di Isabelle?” “Perdonami papà…Gabo è scappato!” “Come scappato?” “ha visto la foto ed è corso via!” Isabelle scattò in piedi “Francisco non vorrei che faccia qualche sciocchezza!” “Calmati Isabelle. Calmiamoci tutti. Gabo è un ragazzo con la testa sulle spalle, non farebbe mai niente di avventato!” “Ragazzi dobbiamo cercarlo – si elevò preoccupata la voce di Dedè – dividiamoci!” Mentre tutti uscirono dall'ufficio Francisco prese Alex da parte “perché non mi avete detto niente! Potevo aiutarvi”. Alex sospirò “volevo farlo ma Gabo non si sentiva pronto. Se solo avessi insistito di più! È tutta colpa mia se gli succede qualcosa non me lo perdonerò mai!” “Non è colpa di nessuno. Non succederà niente andiamo a cercarlo”.
     Intanto il numero dieci dei Falchi girovagava per la città senza meta. Non sapeva quanto si era allontanato, a scuola non aveva il coraggio di tornare, a casa non poteva andare, avrebbe dovuto dare troppe spiegazioni. Che fare? Si ricordò del biglietto che gli aveva dato Carlos la sera che si erano conosciuti, era l'indirizzo di un centro dove c’erano ragazzi come lui, lì forse avrebbe trovato aiuto, valeva la pena tentare. Non conosceva quella zona della città, decise di prendere un taxi. Sceso dal taxi dovette girare un po’ prima di trovare il posto. Era una specie di capannone, bussò sperando di non aver sbagliato. Venne ad aprire una ragazza alquanto strana agli occhi del giovane, capelli blu piercing al naso “scusa forse ho sbagliato” si giustificò pentitosi di essere arrivato lì. “Cocco se hai bussato qua  vuol dire che è questo il posto che cercavi” gli rispose di rimando la strana ragazza. Il giovane falco si sentiva in suggestione di fronte a quei modi da maschiaccio “bhe…e che…mi aveva dato l'indirizzo Carlos…” “hai fatto bingo è arrivato proprio ora…Caaarlos – urlò la giovane – c’è il tuo ragazzo qua!” Gabo sgranò gli occhi. La voce di Carlos risuonò da dentro “quante volte ti ho detto…ei Gabo sei venuto…entra dai. Non è il mio ragazzo è un amico. Questa è Avril…mi vorrebbe vedere accasato…” “e che mi preoccupo per te!” rispose sorridendo la ragazza. “Ma io sto bene così – Carlos gli fece una smorfia – solo divertimento. Ragazzi vi presento Gabo capitano dei Falchi Dorati”. Si levò un boato, a quanto sembrava li i Falchi avevano tifosi. “Che state facendo?” Chiese il Falco guardandosi intorno. “Prepariamo il Pride” “il cosa?” Carlos lo guardò con leggero sorriso “a te mancano proprio le basi eh? Il Pride è…- d'un tratto si bloccò e riprese a parlare più serio – ma tu non dovresti essere a scuola? Che fai qua?” “Non è facile da spiegare!” “bhe fai uno sforzo e tira fuori il rospo”. Gabo con un po’ di fatica cercò di spiegare quello che era successo. Carlos sospirò “te lo avevo detto che poteva accadere qualcosa del genere!” Il ragazzo prese il suo telefonino. Gabo lo fissò preoccupato “chi chiami ora?” “chiamo papà saranno preoccupati testa calda!” “si come no!” “la smetti di piangerti addosso? Ti vogliono bene”.
     Intanto allo IAD l'atmosfera era tesa. “Francisco non c’è da nessuna parte. È successo qualcosa me lo sento!” Isabelle preoccupatissima si torceva le mani “calmati lo troveremo”. Anche i Falchi tornarono dalla loro ricerca scoraggiati. “Ragazzi non avete idea dove può essere andato?” “no mister – rispose Richy – abbiamo chiamato anche a casa ma non risponde nessuno!” Suonò il telefono di Francisco “scusate è Carlos – il volto del mister si illuminò – tranquilli tutti è con mio figlio!” Isabelle tirò un sospiro di sollievo “Francisco voglio quell'assemblea subito!”

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