Gabo corse fuori dallo IAD senza guardare in faccia nessuno. Non sentì nemmeno la sua amica Zoe che lo chiamava preoccupata per il suo comportamento durante la partita. Fori dalla scuola Lorenzo, che lo aspettava appoggiato alla macchina, lo vide uscire come una furia "ei Gabo sono qua!" Il giovane capitano lo guardò come se non lo riconoscesse "dai muoviti ti porto io a casa. Papà sicuramente starà festeggiando la vittoria con la squadra." Salirono tutti e due in macchina, dopo qualche minuto di silenzio fu Lorenzo a parlare "adesso mi dici cosa ti è successo e non dirmi niente perché mi fermo, ti faccio scendere e ti metto sotto." Il capitano guardò il fratello in silenzio, ormai non poteva tacere almeno a lui doveva dirglielo "se te lo dico non vorrai essere più mio fratello!" Lorenzo lo guardò meravigliato "non dire cretinate e sputa fuori il rospo." Gabo fece un lungo sospiro e con un certo imbarazzo iniziò a raccontare tutto. "Caspita" fu il commento di Lorenzo. Gabo non aveva il coraggio di guardarlo in faccia "che ti dicevo? Ora non vuoi essere più mio fratello!" "Non dire cazzate - rispose tenendo fisso lo sguardo sulla strada - non me ne frega se ti piacciono i ragazzi, certo non sai cosa ti perdi, - cercò di allievare la tensione che si era creata - io a quello gli spacco il muso!" Gabo lo guardò, Lorenzo gli voleva davvero bene "tu non spacchi il muso a nessuno" "lo hai detto a papà?" Il giovane sgranò gli occhi "sei pazzo? Te la immagini la faccia del grande Diego Guevara se gli dicessi di punto in bianco papà mi piacciono i ragazzi! Lo manderei dritto al pronto soccorso. Vuoi rimanere orfano per caso?" "Esagerato! Papà ti vuole bene. E comunque è meglio che lo sappia da te che da altri. Prima o poi verrà fuori!" Il giovane falco sapeva che il fratello aveva ragione. Doveva trovare il coraggio di farlo. Ma come? Si domandava tra se mentre imboccavano il vialetto di casa.
Ad attendere c'era un ragazzo dai capelli ossigenati. Lorenzo scendendo dalla macchina chiese al fratello se per caso lo conoscesse. "È Carlos il figlio di Francisco. Lo conosciuto per caso l'altra sera." Si guardò bene da dire dove lo aveva conosciuto. "Si, mi sembra di averlo visto qualche volta a scuola. - si avvicinò a quel strano ragazzo - Salve hai bisogno di qualche cosa?" Esordì Lorenzo fissandolo negli occhi, non era certo il tipo da troppi preamboli. "Ciao tu devi essere Lorenzo. Papà parlava tanto di te. Vorrei parlare da solo con Gabo!". Lorenzo fissava il fratello notando un certo imbarazzo "tutto tuo! Io ordino un paio di pizze. Ti fermi mangiare vero?" Senza aspettare risposta entrò in casa. I due ragazzi rimasero soli. "Facciamo un giro - disse Carlos iniziando a camminare - allora Gabo hai combinato un bel disastro eh?" "Hai visto la partita?" fu la domanda sconsolata del giovane capitano dei falchi. "Chi non l'ha vista?" fu la risposta sarcastica del ragazzo. "Tuo padre è arrabbiato?" "No assolutamente, preoccupato semmai. Non sa cosa ti sta succedendo. Ti vuole bene. Non puoi andare avanti cosi. Hai parlato con Alex?" "Si! Si sono baciati...me l'ha detto lui!" Carlos rimase un po' pensieroso " Sai mi sembra strano. Non sembra il tipo che prende in giro le persone. Gabo mi senti?" Carlos notò lo sguardo del giovane capitano fisso verso un punto davanti a loro. "Gabo che succede?" "Quella la - fu la risposta del giovane indicando una coppia di ragazzi - è Martina! Sta baciando un ragazzo!" Carlos osservò anche lui i giovani ragazzi avvinghiati su una panchina. "Caro il mio capitano mi sa che hai preso una bella cantonata!" Gabo non sapeva più cosa pensare "ma mi ha detto che si sono baciati!" "e tu scommetto che sei partito in quarta senza lasciarlo parlare. Ti conosco da poco ma ho capito che sei una testa calda quanto ti arrabbi. Parla di nuovo con lui. Lascialo spiegare. E parla con mio padre...con tuo padre...non far passare troppo tempo."
Il giorno dopo a scuola Gabo cercò Alex. Doveva parlare con lui, doveva capire. Ma non lo vide da nessuna parte. Non era presente nemmeno a lezione, dove poteva essersi cacciato? Decise di affrontare i suoi compagni di squadra, doveva delle scuse, era colpa sua se avevano perso la partita più importante. Li trovò tutti in caffetteria, "salve ragazzi, lo so c'è l'avete con me per la partita, ho sbagliato vi chiedo scusa!". Intervenne quattordici, sempre pronto alla parola, "capitano un giorno no può capitare. Anche noi abbiamo sbagliato non abbiamo giocato come una squadra, ti abbiamo lasciato solo. La prossima volta gliene faremo quattro di goal, anzi quattordici!" concluse indicando se stesso. Tutti risero a quella battuta. Una era fatta adesso rimanevano Richy e Dedè, gli mancavano i suoi amici. Si avvicinò a loro "e voi ragazzi accettate le mie scuse?" I due casinari lo guardarono. Fu Dedè a parlare "Non so... ci hai dato degli sfigati!" "Zitto Dedè - intervenne Richy - certo che ti perdoniamo fratellino, ci sei mancato un sacco!" "però ci hai dato degli sfigati" continuò l'altro casinaro anche se con modo ironico. "Dedè smettila - lo guardò di traverso Richy - non sappiamo cosa ti è successo ma quando vuoi parlare sappi che noi ci siamo." Si abbracciarono ridendo, Gabo era contento di avere loro, erano veri amici. D' un tratto la sua attenzione fu rivolta verso un tavolo all'angolo della caffetteria, dove tutto solo Alex sorseggiava un succo. Si fece coraggio e si avvicinò al tavolo. "Posso sedermi?" chiese con voce incerta. "Siamo in un paese libero!" fu la risposta del ragazzo senza alzare lo sguardo dal bicchiere. Questa risposta fredda avrebbe scoraggiato chiunque, ma no il giovane capitano, che voleva assolutamente risolvere quella faccenda. Si sedette e dopo qualche minuto di silenzio prese a parlare "ieri ho visto Martina - pausa di silenzio - baciava un ragazzo!" Alex senza distogliere lo sguardo dal bicchiere "e adesso che vuoi da me?" il tono usato non era dei più incoraggianti. Gabo non si fece scoraggiare, ora aveva davvero capito che amava quel ragazzo "senti forse io..."Alex non lo fece finire "se sei venuto qua per dirmi che hai sbagliato o altre cazzate del genere è troppo tardi!" Lo disse con un tono talmente piatto che non sembrava nemmeno lui a parlare. "Si hai ragione, ma mi hai detto tu che vi siete baciati!" "e tu sei sbroccato senza lasciarmi parlare. Si lei mi ha baciato ma io lo respinta." Gabo lo guardò negli occhi "perdonami! Ricominciamo daccapo" lo disse quasi supplicandolo. Alex distolse lo sguardo "mi hai fatto passare dei giorni di merda. Non posso stare con chi non si fida di me! - lasciò il bicchiere e si alzò dal tavolo, voltandogli le spalle e con un tono che non ammetteva repliche concluse - non so se posso perdonarti!" Fu la risposta secca di Alex. Gabo non si accorse che il giovane attaccante mentre diceva quelle parole aveva gli occhi rossi. Lo vide allontanarsi e lentamente uscire dalla caffetteria. Era tutto finito? Non poteva finire cosi! Gabo si fece una promessa, doveva trovare un modo per riconquistarlo. Lo amava non c'erano dubbi e non poteva perderlo così.
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Il nuovo attaccante
Novela JuvenilGabo è un ragazzo di diciasette anni che ha un grande sogno: diventare un calciatore professionista. Quando Francisco, allenatore di una prestigiosa squadra, nota il suo talento, gli offre finalmente l'occasione per realizzarlo. Il nuovo anno allo I...