capitolo 15

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<<siamo arrivati>> la voce roca di Adrien interrompe quel straziante silenzio celato ormai da svariati minuti annunciandoci finalmente l'arrivo alla festa.

Non appena l'auto accostò sul vialetto sentii il corpo cedere a mille preoccupazioni, brividi sopraffecero la spina dorsale che impedirono il completo movimento degli arti rendendomi completamente di pietra. Sapevo benissimo che Adrien avesse ragione, io odio le feste e so perfettamente quanto esse non facciano per me ma non volevo darla vinta a lui, non dopo tutte le lamentele per convincerlo a portarmici. Devo dimostrargli di saper badare a me stessa e soprattutto di essere in grado di divertirmi esattamente come tutti.

Mi feci forza e nonostante l'iniziale esitazione- che spero Adrien non abbia notato- riesco a riordinare le idee e dare il preciso ordine ai miei arti inferiori di scortarmi immediatamente al di fuori del veicolo e, per mia fortuna, sembrarono assecondare i miei comandi senza abbandonarmi come altre volte era successo.

A pensarci ora è quasi esilarante, come possono le gambe non rispondere ai miei comandi? Come può l'ansia essere tale dal pietrificarmi completamente? Ho sempre creduto di essere una ragazza totalmente fuori dal comune, diversa dalle altre ma è proprio questo che mi piace di me, sono unica nel mio genere o semplicemente- come mi definiva mio padre in certe situazione che per me fossero di sconforto- ero semplicemente una ragazza unicamente speciale.

<<Papà>> lo richiamai semplicemente con un lieve tono di amarezza

<<dimmi tesoro>> si avvicinò al mio fianco porgendomi un vassoio pieni di pasticcini al cioccolato, i miei preferiti. Sapeva benissimo che, qualora ci fosse un qualcosa che non andava, un vassoio di pasticcini era l'unico rimedio per ricreare il sorriso sulle mie labbra.

<<secondo te...sono strana?>> chiesi leggermente abbattuta addentando un pasticcino che, nonostante la loro bontà, per la prima volta non mi fece tornare il sorriso

<<certo che no tesoro, perché pensi questo?>>mi chiese leggermente sorpreso da tale domanda

<<sono un completo disastro>> iniziai guardando verso il suolo.

<<quando sono nervosa, vado nel pallone: mi sembra di non aver più il controllo dei miei movimenti e ne combino una dietro l'altra>> affermai affranta

<<piccola Mary, nessuno è perfetto. Ognuno ha un modo diverso di esternare le proprie emozioni, la tua è soltanto ansia che ti impedisce di dimostrare ciò che sei realmente impedendoti di agire, so che non dev'essere facile per te ma non è nulla di irrisolvibile, l'ansia può essere controllata, devi solo avere maggior sicurezza in te stessa. Per cui marinette, non sei assolutamente diversa ne tantomeno inferiore>>

<<io direi più che altro che tu sia...diversa, ma in positivo, sei unica. Unica e speciale. Sei una bambina unicamente speciale>> aggiunse non notando miglioramento nella mia espressione riuscendo così, con questo suo ultimo pensiero, a strapparmi un sorriso.

<<grazie papà, sei il migliore>> affermai sorridente tuffandomi sul suo dorso perdendomi affettuosamente tra le sue forzute e accoglienti braccia.

<<allora, bella statuina, scendi o no?>> fu la voce di Alya a riscuotermi nuovamente dai miei pensieri e finalmente, dopo aver superato l'iniziale ansia -con l'aiuto del ricordo di mio padre- mi sentii finalmente pronta per affrontare la serata senza pensare più a niente, niente che potesse far andar ulteriormente a rotoli quella serata iniziata non per il meglio.

"Marinette, riprenditi" mi costrinsi a pensare -schiaffeggiandomi mentalmente- quando una piccola curva di tristezza incominciava ad espandersi sul viso, pensare ai miei genitori non rendeva le cose facili ma al qual tempo, nelle giuste situazioni, sapevano anche darmi la forza sufficiente per affrontarle. Questa era stata una di quelle ma era giunto il momento di riscuotere la mente da quei pensieri e godermi al meglio, quanto più potessi, la serata.

Miraculous- la Babysitter di mio fratelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora