capitolo 3

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Marinette

«A-adrien, si può sapere cosa diavolo ti passa per il cervello?» deglutisco a fatica, lasciando che sia la rabbia a prendere il sopravvento.

«Non volevi aiutarmi? Che fai, ora, ti tiri indietro?» mi scruta con uno sguardo indagatore, assottiglia di poco gli occhi avvicinandosi al mio volto. Il solito sorrisetto beffardo è stampato sul suo volto, e accresce in me una voglia sempre maggiore di prenderlo a schiaffi.

«Lasciami, immediatamente. Io non sono una delle tue tante pretendenti» Grigno i denti, stringendo la mano contro il suo polso, per interrompere il percorso del suo braccio che scivola lungo il mio fianco.

«Non ancora» ribatte, sforzando di mantenere il controllo, trattiene una smorfia e finge di non provare dolore. Continua, impavido avvicinando il suo volto contro il mio sfregando il naso contro la mia guancia, provocandomi un lieve solletichio.

«Tranquilla, ti piacerà vedrai. Non potrai più farne a meno» sussurra contro il mio orecchio afferrandone il lobo tra le labbra mordicchiandolo leggermente. Squittisco, presa alla sprovvista e tento di arretrare ancora, per quanto impossibile. Abbasso il capo di scatto, cercando di fuggire al di sotto delle sua braccia, ma è rapido e la sua presa è forte. Sorride soddisfatto, mentre le sue mani bloccano il mio polso e comprime il suo gomito sul mio petto, impedendomi completamente di muovermi.

«Adrien lasciami!», mi dimeno contro il suo petto cercando di liberarmi, invano.

Blocca i miei polsi portandoli verso l'alto imprigionandoli contro la parete, si avvicina maggiormente al mio volto permettendomi di sentire il suo fiato sul collo. Preme su di esso le sue labbra, scende pian piano verso il basso depositandoci una scia di languidi baci.

Tira fuori la punta della lingua e la lascia scorrere sulla mia pelle.

Si stacca dal mio collo e il suo sguardo freccia nel mio. Mi fissa intensamente divorandomi con i suoi occhi, colmi di libidine e deglutisco a fatica, con la paura dipinta sul volto. Lo vedo scaraventarsi sulle mie labbra subito dopo e trattengo il respiro.

Sgrano gli occhi, sopraffatta da mille emozioni, mentre le sue labbra afferrano il mio labbro inferiore per stuzzicarlo con dei piccoli morsetti.

Allontana le sue labbra dalle mie solo per ammirarle gonfie e arrossate. Sorride soddisfatto e le carezza con languore.

Resto immobile senza riuscir a compiere un singolo movimento, a causa dello spavento e per la sua salda presa.

Lo fisso intensamente, con le pupille dilatate e tremanti, colta da un affanno. Senza scacciare il suo maledettissimo ghigno dal suo volto, blocca i miei polsi con una sola mano lasciando libera l'altra, permettendone l'utilizzo. Senza farselo ripetere due volte, il palmo della sua mano è già posato sulla mia guancia, percorre con l'indice il mio volto, scende sul petto, dove posa l'intero palmo che fa poi scorrere lungo tutto il mio addome.

Trasalisco, dimenandomi alla sua presa. La voglia di strappare dal suo volto quel sorriso odioso accresce dentro me. Stringo i denti, serrando i pugni.

«Adrien, per l'ultima volta... Mollami.» gli sbatto in faccia con tono pacato, ma rabbioso, cercando di dimostrare una forza che non mi appartiene, con tutta la determinazione del mondo.

La sua presa è ancora ferrea, non intende proprio mollare.

la sua mano scivola sotto la mia maglia e sento la mia pelle tremare sotto il suo tocco. Risale lungo l'addome ed io strizzo gli occhi quando raggiunge il seno. Ne percorre il contorno con le dita e si morde il labbro inferiore, sopraffandomi col peso del suo corpo, mentre il suo naso solletica la pelle bollente delle mie guance.

Adesso basta, sta esagerando.

Caccio un urletto quando il palmo della sua mano percorre l'addome, scendendo verso il basso vita.

É un improvviso rumore a fare scattare Adrien sugli attenti, tanto da mollare la presa su di me. Si rilassa immediatamente quando capisce di cosa si tratta, mentre io resto, sconvolta, ancora premuta completamente contro la parete, come se fosse l'unica cosa che al momento mi permetta di reggermi in piedi.

Respiro con fatica, quando la figura di un bambino fa capolino su per le scale.

«Ops, scusate» afferma lui, con nonchalance e il mio sguardo saetta sulla sua figura.

Dev'essere suo fratello. Il signor Agreste mi ha parlato di lui, anche se non molto al dire il vero. Non ha fatto altro che elencarmi le cose che ama mangiare, i suoi giochi preferiti e una serie di altre raccomandazioni affinché io mi prenda cura di lui al meglio. L'unica informazione certa su di lui, è l'età anagrafica.
Anche se non sembra affatto un bambino di nove anni, così come il signor Agreste mi aveva accennato. Dimostra di essere più grande della sua età e credo questo non sia dovuto solo all'aspetto.

Adrien, si volta in sua direzione, allontanando finalmente le sue mani dal mio corpo.
Sia ringraziato il cielo

«Ho interrotto qualcosa?» chiede il piccolo con disinvoltura, Adrien non dice una parola, ma in compenso si limita a scuotere il capo.

«Nulla di importante» precisa in seguito, e il piccolo rivolge a me il suo sguardo, scrutandomi dall'alto al basso. Alza il mento con sufficienza, indicandomi con lo sguardo.

«É un'altra delle tue amiche?» chiede questa volta, con disinteresse.

«No, Felix, lei è solamente la babysitter» alza gli occhi al cielo, alzando l'angolo delle labbra in una smorfia.

«Beh, almeno è carina» afferma il moccioso con nonchalance.

«Buon divertimento» Arrossisco immediatamente alla sua affermazione, come può un bambino della sua età dire queste cose con tanta libertà?

Ma cosa mi aspettavo, precisamente, da un bambino cresciuto, per la maggior parte del suo tempo, da solo con questo individuo?

Adrien non dice nulla, il piccolo scuote le spalle, come se la questione in realtà non gli interessasse minimamente e si appresta a scomparire oltre la soglia della porta dalla quale è venuto fuori, senza aggiungere altro.

Adrien torna a voltarsi nella mia direzione, facendomi scattare sulla difensiva.
«non ci provare!» urlo immediatamente, una volta soli ed incrocio le braccia al petto impedendogli di bloccarle nuovamente tra la sua presa.

Scatto in avanti allontanandomi immediatamente dal muro, senza permettergli di incastrarmi ancora.

Resta in silenzio, senza dire nulla, ridacchia lievemente rivolgendomi uno sguardo divertito. Una leggera aria di sufficienza predomina il suo volto, scompiglia i suoi capelli, continuando a scrutarmi con un sorriso saccente. Si allontana, senza aggiungere altro, come niente fosse, immergendosi nel buio del corridoio dinanzi ai nostri occhi, sino ad esserne risucchiato completamente e sparire dalla mia vista.

Sospiro di sollievo, rassicurata dal fatto che non volesse farmi realmente qualcosa. O almeno è quello che mi auguro, ma se così fosse stato, lo avrebbe già fatto, no?

Poggio una mano sul petto sentendo il cuore a mille.

Troppe emozioni tutte insieme trascorse nel giro di poche ore.

Spengo le ultime luci, abbandonando quell'enorme stanza che ancora mi provoca angoscia e salgo le scale per ritornare nella mia stanza, un tantino scossa, sperando di prendere sonno e riuscire a dormire per poter lasciar andare via tutte le preoccupazioni di questa movimentata e disastrosa giornata.

Miraculous- la Babysitter di mio fratelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora