capitolo 13

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Carezzo il morbido manto della piccola creatura, intenta a bere del dolce latte freddo dalla sua ciotola posata all'angolo inferiore tra la porta che separa la cucina dal salotto.

Mi alzo in piedi subito dopo posando la cartella, con i libri delle lezioni del giorno al suo interno, sulle mie esili spalle lasciando la piccola bestiola intenta a finire il suo pasto. Il micio si allontana leggermente dalla sua ciotola dirigendosi contro le mie gambe, si accoccola dolcemente fra di esse emettendo il dolce e piacevole suono delle fusa. Sorrido dolcemente lasciando un ultima carezza sulla sua testolina prima di dirigermi, con Felix, verso la sua fermata pronto-giusto in tempo-per prendere il pulmino, che lo avrebbe condotto a scuola, e dirigermi poi verso la mia arrivando in classe con una puntualità impeccabile.

<<marinette, dobbiamo parlare>> la voce di Adrien mi fece sussultare bloccandomi lì, come una totale idiota, nel bel mezzo del corridoio scolastico dove una mandria di studenti vagava. Presumo ognuno fosse diretto verso la propria aula dato l'orario che indicava non meno di cinque minuti all'inizio delle lezioni.

<<Non ora Adrien, iniziano le lezioni>> affermai freddamente senza voltarmi. Evitai di incrociare il mio sguardo nel suo impedendo di cedere alla sua richiesta preferendo, per cui, restare di spalle come una totale idiota indecisa o meno se ignorarlo e riprendere a camminare per la mia strada o affrontare di petto la situazione come una persona matura rivolgendogli per cui la parola sapendo esattamente ci fosse più di un problema tra noi che sarebbero dovuti essere risolti.

<<al diavolo le lezioni>> sbraitò senza ritegno alzando gli occhi al cielo ignorando, per l'ennesima volta, le mie parole. Mi prese per il polso senza aspettare qualsiasi segnale di approvazione da parte mia ignorando completamente le mie lamentele.

<<Adrien lasciami!>> lo scrutai con un'occhiataccia liberandomi dalla sua presa con un rapido movimento del braccio

<<non salterò le lezioni per parlare con te, ad essere onesta non ho alcun motivo per parlarti, non ho nulla da dirti e nessuna parola, proveniente dalle tue labbra, che io voglia ascoltare. Mi pare di aver già parlato abbastanza ma risolto nulla. Meglio se la finiamo qui è iniziassimo a comportarci da perfetti sconosciuti, esattamente come avevi detto tu: Ognuno per la sua strada>>

Lo osservo attentamente negli occhi che lasciano trapelare un velo di nervosismo e indifferenza nel suo sguardo, contrae la mascella visibilmente irritato e devo ricorrere ad uno sforzo immane per non cedere alla tentazione di abbassare lo sguardo.

Mi volto rivolgendogli le spalle prima di dirigermi, fiera di me stessa- in grado di avergli saputo tener testa-, verso la mia aula, riprendendo finalmente a respirare dopo che, per qualche secondo, sembrato un eternità, presi a trattenerlo a causa della situazione di totale disagio in cui mi trovavo.

<<tutto bene?>> la voce roca di Luka mi riscosse dai miei pensieri, voltai subito dopo il mio sguardo nel suo rivolgendogli un piccolo sorrisino imbarazzato che lasciasse intendere un "tutto bene" <<ti vedevo un po' troppo immersa nei pensieri. Pensavi a qualcosa...>> fece un minimo di pausa <<o a qualcuno...>> riprese con un sorriso malizioso <<...in particolare?>> concluse la frase spostando lo sguardo dinanzi a noi nel corridoio ormai quasi vuoto.

<<Niente di particolare>> tagliai corto sminuendo l'informazione con un noncurante gesto della mano, come a cacciare quella domanda intimandogli semplicemente di cambiare argomento.

<<Alya ti ha già detto della festa a casa mia? È questa sera.>>

Arricciai il naso e serrai le labbra in una piccola smorfia di disapprovazione. Sapevo della festa ma non avevo alcuna voglia di parlarne esattamente come era certo che non ci sarei andata. Non avrei voluto rifiutare così su due piedi il suo invito dimostrandomi scortese tuttavia non avrei neanche potuto accettare il suo invito finendo poi per il non presentarmi, avrei semplicemente voluto evitare questo argomento come molti altri. Ora come ora desidererei che un gran buco nero si apra al di sotto dei miei piedi risucchiandomi in una dimensione dove poter restare in completa solitudine a deprimermi per eventuali figuracce o semplicemente per dover evitare qualsiasi tipo di interazione con il mondo esterno.

Miraculous- la Babysitter di mio fratelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora