Tyler non amava molto il Natale. Ogni anno era costretto a passarlo fuori, in chissà quale città lontano dalle sua sorelle e da sua madre. Questo lo faceva soffrire molto, sentiva ogni giorno sempre più la mancanza della sua famiglia, ma il lavoro era più importante, o almeno lo diventava se esso serviva mandare avanti baracca e burattini.
In quei giorni freddissimi di fine Dicembre e inizio Gennaio, Tyler camminava come se fosse un fantasma. Non rivolgeva la parola a nessuno, teneva gli occhi bassi per non fare vedere al mondo che in realtà erano tristi. Durante le lezioni, non si disperava neanche più di tanto appresso alla piccola Anya, né mostrava chissà quale eccitazione per una scala ben fatta da parte di Marija. Con Josh poi, non si erano neanche visti più di tanto, solo qualche sguardo fugace e basta.
Quella mattina del 5 Gennaio però ebbe la fortuna di scontrarsi direttamente con lui, a causa dei suoi occhi sempre bassi.
"Scus-" mormorò, prima di alzare la testa e incontrare quegli occhi meravigliosi in cui ormai si stava abituando a perdersi. Un labirinto meraviglioso di dolci ricordi, come le labbra del soldato sulla sua pelle, la bocca sorridente, i ricci al chiaro di luna. "Josh!" esclamò, avvampando come sempre.
"Buongiorno pianista." disse il moro, sorridendogli apertamente e bloccando con la mano il polso dell'altro, così da non farlo andare troppo lontano da lui. "Come stai?"
"B-Bene." rispose fin troppo in fretta Tyler, mentre il lembo di pelle toccato da Josh si scottava come carne al fuoco. Il soldato lo guardò corrucciato, avvicinandosi più del dovuto e appoggiando la sua fronte contro quella del pianista.
"I tuoi occhi dicono tutt'altro." affermò, spostando le sue mani dietro la schiena dell'altro, in un dolce abbraccio che fece tremare Tyler più del solito.
Proprio per questo lo spinse via, con tanta forza quanta era la paura che aveva dentro. "Tu non li conosci i miei occhi." rispose anche, indietreggiando di qualche passo ed evitando lo sguardo del riccio che, deluso dal gesto di allontanamento del ragazzo, aveva perso il suo sorriso.
"Sei tu che non mi permetti di conoscerli."
Tyler non seppe come rispondere dopo quella affermazione. Aveva capito ormai che Josh in qualche modo voleva approfondire quell'amicizia nata dal caso, ma dentro sé era consapevole che se lui non si fosse sbloccato, il riccio presto o tardi avrebbe mollato tutto.
Ed era questo quello che voleva Tyler? Non lo sapeva neanche lui. Si stava affezionando a quel soldato, al suo profumo e al tocco delle labbra sulla pelle, ma aveva così paura di quel rapporto che ogni volta riusciva a rovinare tutto. Aveva paura di ferirlo col suo carattere difficile, con il suo blocco mentale, col suo cuore freddo come un ghiacciaio. E non poteva permettere di fare del male a Josh che era diventato il suo sole, il suo sorriso e il calore che provava all'incirca dove si trova il petto.
"Stavo andando da Anya a chiederle se volesse uscire fuori a giocare con la neve. Ti va di venire?" Il soldato interruppe i pensieri del ragazzo che, sorpreso da quell'invito nonostante la conversazione appena avuta, non poté fare a meno di annuire debolmente, mentre si voltava per andare a prendere il cappotto pesante. "Ti aspetto all'entrata." fu l'ultima cosa che sentì prima di girare l'angolo.***
Sia Anastasija che Josh si erano vestiti pesantemente, notò Tyler non appena arrivò davanti l'entrata del Palazzo. Josh indossava un sorriso sincero mentre Anastasija indossava un brutto broncio. Il pianista sospirò, la conversazione avuta poco prima con Josh l'aveva fatto rattristare e l'odio che Anya provava proprio per il pianista di certo non aiutava. Ma decise comunque di uscire fuori con loro.
Lo spettacolo che si parò davanti ai suoi occhi era meraviglioso: non aveva avuto occasione di uscire dal Palazzo in quei giorni, anche perché era molto pericoloso. Gli alberi spogli erano completamente ricoperti di neve, e il freddo si insidiò nelle sue ossa immediatamente, in una sensazione fastidiosa ma anche leggermente piacevole. Piccoli fiocchi di neve danzanti scendevano giù dal cielo cupo russo, ma nonostante tutto ciò, Tyler pensò che il giardino imperiale innevato era uno dei luoghi più belli che avesse mai visto.
Anastasija si era già immersa in quel paesaggio dal bianco manto. Andava in giro correndo, lasciando le impronte dei suoi stivaletti ovunque e prendendo tra le mani quei soffici fiocchi, per poi lanciarli in aria di nuovo.
"Hai freddo?" chiese Josh avvicinandosi al pianista di soppiatto. Tyler scosse la testa in segno di negazione, anche se in realtà stava gelando. Non aveva molta voglia di parlare, quindi si limitò a infilare le mani in tasca e a nascondere il viso dentro l'enorme sciarpa.
Josh ancora una volta rattristato, si allontanò da lui, andando a giocare con Anastasija e rinunciando ad una qualsiasi parola del pianista.
Tyler si sedette su una panchina, osservandoli in silenzio. Anastasija indossava un cappotto bianco e quasi si confondeva con l'ambiente intorno a lei se non fosse stato per i suoi capelli rossicci. Era così felice in quel momento che anche a Tyler si scaldò il cuore a vederla così allegra, nonostante il brutto rapporto.
Josh invece non sembrava poi così tanto allegro. Era un sorriso di gentilezza nei confronti di Anastasija quello che indossava, ma non era felice quanto la ragazzina. Tyler si domandò se fosse causa sua. Gli faceva un po' male al cuore vederlo così, per colpa sua. Avrebbe voluto che sorridesse sempre, perché lui era il suo sole e doveva sciogliere la neve che aveva dentro, ma pensare che tutto ciò era causa sua lo faceva stare malissimo. Tyler era completamente confuso. Doveva scegliere se fargli del male lasciandolo perdere completamente o se fargli del male stando accanto a lui, con tutte le sue fobie e paure. In un modo o nell'altro, l'avrebbe ferito, di questo Tyler ne era certo. Tuttavia per quel giorno, decise di ferirlo avvicinandosi al pupazzo di neve in costruzione e regalando al soldato, oltre ad un sorriso, un "Posso aiutarvi?"
La piccola Anya sbuffò a quella richiesta, ma a Tyler non importava perché Josh aveva appena rilasciato nell'aria una delle sue risate più belle con un "Certo pianista.".
Tyler iniziò quindi a raccogliere con le mani quanta più neve poteva, ammassandola in quello che sembrava essere la pancia del pupazzo. Ci misero un bel po', anche perché la piccola Anastasija aveva praticamente deciso di distruggere ogni parte del corpo che Tyler faceva, o forse perché Josh non stava più costruendo nulla, troppo impegnato a lanciare palle di neve al pianista e a trovare una qualsiasi scusa per sfiorargli la mano.
Tyler non rideva così tanto da tempo. Aveva dimenticato quale fosse il suono della sua risata, come fosse il dolore agli angoli della bocca e anche quella sensazione di pace interiore. Si erano divertiti tutti e tre in una battaglia di neve senza fine, forse da una parte lo fecero per dimenticare la battaglia che c'era fuori dai cancelli del Palazzo, forse dall'altra parte per dimenticare le battaglie interiori.
Successe poi che il destino voleva fare di nuovo la sua parte, facendo scivolare Tyler per terra in una disastrosa caduta poco elegante e successe anche che Josh ne voleva un po' approfittare di quel destino amico che era dal suo lato, così si piegò in ginocchio accanto al povero pianista con il sedere dolorante, appoggiando le mani ai lati della sua testa e non preoccupandosi della presenza di Anastasija.
"Ti sei fatto male?" aveva chiesto il soldato, guardando più le labbra dell'altro che gli occhi. Tyler alzò un poco la testa, diminuendo la distanza tra quelle due bocche che tanto si bramavano ma troppo timide per confessare il loro desiderio.
"Scusa se non ti permetto di farti conoscere i miei occhi." disse il pianista, con lo sguardo lucido di chi voleva quasi mettersi a piangere. "Scusa se sono fatto così." aggiunse poi con un tono sinceramente dispiaciuto.
"Sono bravo a fare amicizia con tutti. Vorrà dire che con i tuoi occhi ci metterò un po' più di tempo." riuscì a rispondere il soldato con quella sua voce roca che tanto faceva impazzire Tyler, prima di essere trascinato via dalla granduchessa che lanciava ad entrambi sguardi d'odio così intensi che il pianista pensò di morire. Ma poteva benissimo morire, perché comunque la sua ultima immagine nella mente sarebbe stata il volto di Josh, dei suoi capelli che cadevano sulla fronte come i fiocchi di neve stavano cadendo su di lui e dei suoi occhi che finalmente brillavano di nuovo.
Il cuore di Tyler batteva in 'vivace'.
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sinfobie | joshler
Teen Fiction"Vedi Haz, questa storia parte da molto lontano. Però devi sapere una cosa. La melodia che hai sentito non è stata scritta a caso, né per scopi economici. Tyler scrisse quello spartito per una e una sola persona a questo mondo: il suo amato Josh." s...