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Settembre 1917, San Pietroburgo.

Josh e Tyler avevano passato tutta l'estate a baciarsi ovunque. Si baciavano appena svegli se avevano dormito insieme, si baciavano prima di andare a letto se non potevano dormire insieme. Si baciavano quando Josh lo trascinava in stanze buie e abbandonate perché sentiva la sua mancanza, si baciavano quando Anastasija finiva la lezione e scappava via per portare qualcosa da mangiare a Josh. Le labbra del soldato erano ormai diventate come una seconda casa per lui e non poteva più farne a meno. Avevano provato anche ad andare oltre i baci, anche perché più passava il tempo più diventavano passionali e voraci, accompagnati da mani che fremevano di toccare qualsiasi lembo di pelle.
Una sera di Agosto nella camera di Tyler, Josh era persino riuscito a spogliarlo lasciandolo a petto nudo e giocando col suo collo, leccandoglielo, succhiandolo in diversi punti mentre erano sdraiati sul letto. La sua mano scorreva veloce verso il basso, giocherellando con l'elastico delle mutande dell'altro.
"Aspetta" aveva detto Tyler, mentre guardava le dita di Josh immobilizzarsi immediatamente. "Io non ho mai.." pronunciò lentamente, cercando di fare capire al giovane soldato che era completamente inesperto in quel campo. Josh lo baciò sulle labbra, cercando di calmarlo, succhiando quella bocca di cui ormai conosceva ogni sapore. "Ti fidi di me?" gli aveva chiesto, prendendo il suo mento fra le dita e scavando nei suoi occhi azzurrissimi per il desiderio. Tyler non ci pensò neanche un attimo e annuì deciso, cambiando la risposta ad una
domanda che gli era già stata fatta mesi prima. Josh sorrise, lasciandogli un leggero bacio a fior di labbra e scendendo di nuovo giù col volto. Questa volta Tyler non lo fermò quando Josh infilò la mano dentro i -

"Ed! Non voglio sentirle queste cose!" esclamò Harry rosso in volto, sorpreso dalla sfacciataggine dell'amico.
"Oh su non fare il pudico adesso. Tu fai anche di peggio col tuo amichetto." rispose il rosso, riferendosi chiaramente a Louis.
"Ma..". Ma Harry non trovò alcuna giustificazione possibile, così Ed continuò il racconto.

La mano di Josh scivolò dentro i boxer di Tyler, che era già completamente eccitato. Quest'ultimo si lasciò anche sfuggire un gemito, che il soldato prese come una risposta positiva ai suoi tocchi. Così iniziò a massaggiare lentamente l'erezione dell'altro, ancora coperta dai boxer divenuti fin troppo fastidiosi. Le dita calde di Josh si prendevano cura di Tyler con una calma e una bravura disarmante, tanto che il pianista pensò di morire sotto quei tocchi. Gemette quando le dita dell'altro si strinsero in una leggera morsa, iniziando a muoversi su e giù in un movimento costante che stava facendo impazzire Tyler. Mosse il bacino verso l'alto, troppo estasiato dal piacere immane che stava provando da non accorgersi che Josh aveva avvicinato il volto alla sua erezione, con le labbra schiuse. Quando Tyler capì le intenzioni dell'altro era già troppo tardi: Josh gli aveva abbassato i boxer e lo aveva preso tutto in bocca, assaggiandolo in tutta la sua lunghezza.
"Josh!" urlò, mettendosi a sedere e scostando il soldato.
"Non dirmi che non ti piaceva!"
"No, cioè sì che mi piaceva!" balbettò il pianista col fiato corto per tutte le emozioni che stava provando. "Ma non sei obbligato." aggiunse, accarezzando i capelli dell'altro che scoppiò in una sonora risata.
"Ma stai zitto e rilassati." gli ordinò quest'ultimo, tornando a occuparsi dell'erezione di Tyler. La leccò lentamente, facendo esasperare il povero pianista che stava per esplodere. Gli massaggiò i testicoli e poi la punta arrossata, per poi leccarla e baciarla con quelle labbra che sembravano plasmate proprio per quel lavoro. Tyler stringeva le coperte con una mano, mentre l'altra si incastrava tra i capelli di Josh, accompagnando le spinte in basso della testa mentre il soldato riprendeva a pompare il suo membro.
"Josh.." chiamò ancora Tyler, questa volta in un gemito di piacere, mentre reclinava la testa all'indietro e chiudeva gli occhi per il troppo godimento.
Il ragazzo gli afferrò le natiche, per posizionarlo meglio mentre continuava a giocare con la lingua, portandolo dritto dritto al culmine. "Josh sto.." ma non fece nemmeno in tempo a finire la frase che in un urlo strozzato venne dentro la bocca del soldato che, piuttosto compiaciuto del lavoro ben fatto, si asciugò la bocca col dorso di una mano mentre con l'altra continuava a stringere una natica.
I cuori di Tyler e Josh battevano in 'presto'.
"Chi è che non è obbligato?" domandò a Tyler, guardandolo con un sorriso di strafottenza prima di impossessarsi della sua bocca e baciarlo fino allo sfinimento.
O meglio, fino a quando non sentirono la voce di Anastasija dal corridoio.
I gemiti che avevano riempito quella stanza vennero sostituite velocemente dalle imprecazioni poco carine di Josh che di certo non sarebbero piaciute alla Chiesa Ortodossa. Si rivestirono in fretta, anche se Tyler era ancora leggermente scosso a causa dell'orgasmo appena avuto.
"Tyler, Josh è lì con te?" chiese Anya bussando alla porta.
"Emh, no, qui non c'è!" esclamò abbastanza forte da farsi sentire dal Palazzo intero probabilmente, mentre passava la camicia al soldato.
"Ma stai bene? Sembri strano?" insistette ancora la piccola Anya, che di certo non peccava di intelligenza.
"Sì, tranquilla." la rassicurò Tyler, guardandosi all'unico specchio presente in camera per dare una forma decente ai suoi capelli. Anche se per quel rossore delle guance proprio non poteva farci nulla.
"Posso entrare?" chiese ancora la granduchessa, facendo alzare gli occhi al cielo a Josh che stava facendo scendere giù chissà quale santo. Fu costretto persino a nascondersi sotto al letto, un'apertura tanto stretta quanto impolverata.
Anastasija non vide Josh in quella stanza, ma le lenzuola sfatte, le guance bollenti di Tyler e gli stivaletti neri del soldato erano buoni elementi per supporre che il soldato fosse lì. Non fece domande, ma con la tristezza nel cuore chiuse la porta dietro sé e andò a piangere nel suo letto.
Quella fu l'unica volta in cui si spinsero più avanti dei baci, anche perché poi iniziò Settembre e i guai arrivarono proprio con l'autunno.
Nonostante il Governo Provvisorio avesse già poco potere, i pilastri dell'impero assoluto zarista stavano iniziando a crollare. Tra il popolo l'idea del comunismo iniziava ad apparire come la cosa giusta, l'esempio da seguire, mentre i bolscevichi capitanati da Lenin acquistavano sempre più consensi e quindi di conseguenza potere.
"E' tutto sotto controllo." diceva ogni giorno la zarina Aleksandra, parole a cui non credeva neanche lei stessa. Marija non mangiava neanche quasi più, Ol'ga e Tat'jana praticamente non dormivano mai, in ansia per la salute della loro famiglia.
Le condizioni di salute di Aleksej peggioravano di giorno in giorno, e Anastasija non sorrideva più, anche se questo era ormai appurato da diverse settimane.
La consapevolezza che tutto stava per finire e che probabilmente sarebbe anche finita molto male li stava divorando vivi. Affrontavano la situazione ognuno in modo diverso certo, ma tutti con un'unica sola preoccupazione: la morte.

sinfobie | joshlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora