XI

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Tyler aveva smesso di suonare. I fogli con la nuova sinfonia scritta erano sparsi per terra, gettati via per la disperazione. Piegato sulla tastiera ormai coperta dalla tavola di legno, stava piangendo come non mai, scosso da brividi e fremiti, incapace di fermarsi. Non sentì neanche la porta aprirsi e chiudersi, perché il rumore dei suoi pensieri era troppo forte, più forte di qualsiasi altro suono. Sentì due braccia stringerlo da dietro, due braccia il cui tocco e la stazza avrebbe riconosciuto ovunque e pianse ancora di più, con sonori gemiti di dolore.
"Non piangere amore mio." sussurrò Josh tra i suoi capelli, baciandogli la testa, stringendolo a sé come se da un momento all'altro potesse spezzarsi. Tyler ebbe un fremito più forte degli altri non appena sentì la parola amore, detta da quella voce che adorava tanto. "Non chiamarmi amore, non chiamarmi più Josh." mormorò, il volto ancora coperto dalle mani e appoggiato alla tastiera chiusa.
Josh lo costrinse a voltarsi, tirandogli le braccia e scostando le mani dal suo volto completamente bagnato. Quella visione lo spezzò completamente, ma lui era il soldato, quello forte, quello che aveva promesso di proteggerlo da qualsiasi intemperie e lo avrebbe fatto anche in quel momento. Gli prese il viso tra le mani, mentre i suoi occhi iniziavano a diventare lucidi. Non ce la faceva neanche lui a sopportare quella situazione.
"Ascoltami Tyler." iniziò, stringendo le sue gambe contro quelle del pianista, per non farlo scappare via. "Non mi importa di nulla se non di te. Non ti lascio andare fuori da questo Palazzo senza me, è chiaro? Fuggiamo insieme, andiamo a Mosca dalla tua famiglia o anche in Francia o in America o ovunque tu voglia. Ma non azzardarti a lasciarmi perché io senza te sono solo maceria."
"Ti amo." disse solo Tyler, in due parole semplicissime che esprimevano tutto ciò che provava in quel momento. Perché l'amore che viveva dentro Tyler non era solo felicità e gioia, ma anche dolore e sofferenza e con quelle parole voleva solo dimostrare a Josh che non voleva lasciarlo, che sarebbero fuggiti insieme e che tutto si sarebbe risolto per il meglio. E per credere anche lui nei suoi stessi pensieri, baciò Josh, assaggiandolo e facendolo suo, per l'ennesima volta. Piangeva ancora però, perché il sapore di Josh era troppo buono, perché le grandi mani del soldato si erano già spostate sui suoi fianchi e li avevano stretti in una dolce morsa, con le unghie conficcate nella sua carne, in segno di possesso. Tyler spostò le sue mani nei capelli dell'altro, spingendolo ancor di più contro la sua bocca e aprendola, facendo danzare le loro lingue vogliose l'una dell'altra in movimenti tanto veloci quanto passionali. Josh spostò la testa di lato, per approfondire meglio quel bacio, mentre iniziava ad alzare il maglione che indossava Tyler, toccandogli la poca pancetta che aveva, sfiorando con i polpastrelli l'ombelico per poi salire fino ai capezzoli, giocandoci un po', pizzicandoli e facendo rabbrividire di piacere il pianista. Gli tolse il maglione interrompendo quel bacio, un istante che a Tyler parve un anno intero, quindi ritornò in cerca della lingua dell'altro non appena fu nudo. Iniziò a spogliare il soldato da quella divisa che ormai odiava, che gli ricordava ogni giorno che cosa avesse vissuto Josh e soprattutto che cosa doveva ancora vivere, dato che la guerra imperversava fuori dalla finestra come la peggiore delle tempeste. Cercò di non pensarci, mentre sfilava via dalle sue spalle quell'indumento, rivelando anche la cicatrice sul fianco del riccio.
Tyler la accarezzò, senza interrompere il bacio, per fargli capire che avrebbe continuato a curare le sue ferite, anzi, che avrebbero continuato a curarsi a vicenda, che fossero stati fuori o dentro il Palazzo.
Josh strinse le cosce dell'altro, trascinandolo sopra di sé e facendo scontrare i loro bacini, che provocarono l'uscita di un gemito da parte di entrambi. Tyler sorrise, asciugandosi le lacrime rimaste con le mani, mentre tornava a dedicarsi alla bocca famelica del soldato. Iniziò a strusciarsi contro il bacino di quest'ultimo, facendo accrescere sempre più entrambe le erezioni.
Quel gesto sorprese non poco il soldato, che mai si sarebbe aspettato un passo avanti del genere dal suo ragazzo. Perché ormai lo definiva così, il suo ragazzo.
Stavano insieme e lo sarebbero stati per sempre e questo pensiero fece aumentare in lui la voglia di farlo suo, di entrare dentro di lui e restarci all'infinito.
Lo sollevò leggermente, sempre prendendolo dalle cosce, abbassandogli di poco i pantaloni e i boxer con essi. Tyler lo lasciò fare, anche mentre il riccio iniziava a muovere lentamente la mano sul suo membro.
Ma la verità era che non voleva sentirsi da meno e che vedere Josh godere sarebbe stata la cosa più bella del mondo, quindi con un po' di coraggio e fra un gemito e l'altro, iniziò a slacciare la cintura dell'altro e a sbottonargli i pantaloni. Con la mano leggermente tremante e l'altra a stringere forte una spalla di Josh, si insinuò dentro quella stoffa, toccando l'erezione già formata del ragazzo. Era caldissima e dura e Tyler la trovò perfetta per la sua mani, iniziandola a massaggiare un po' inesperto ma con la speranza di fare la cosa giusta.
"Tyler!" gemette Josh, avvicinando la sua bocca alla spalla dell'altro per poterla mordere e soffocare i suoi gemiti su quella pelle candida. "Continua." lo incitò, baciandogli e succhiandogli il collo, mentre con la mano continuava a dargli piacere.
Le loro mani sul membro dell'altro, le bocche a succhiare lembi di pelle chiara, i loro cuori a battere in sintonia. Non si sentivano sbagliati, come celatamente li aveva definiti la zarina. Non si sentivano neanche giusti, perché stavano facendo qualcosa di insolito. Si sentivano solo Josh e Tyler, due innamorati pronti a fare l'amore, ad appartenersi come nessun altro si era mai appartenuto prima di allora.
Il desiderio di entrambi però aumentava spropositatamente, così Josh si alzò in piedi, alzando con lui il pianista che tra le sue braccia sembrava ancora più piccolo. Lo appoggiò sul legno del coperchio della tastiera, sfilandogli definitivamente quei pantaloni e quei boxer e gettandoli via, seguiti a ruota dalla divisa e dagli stivaletti neri.
Le mani di Tyler tornarono tra i capelli di Josh, il quale riprese il bacio interrotto dai gemiti e iniziò ad accarezzare ogni singola parte del corpo del pianista.
"Che non si dica in giro che non ne capisca niente di pianoforte." aveva mugugnato tra le sue labbra, mentre Tyler roteava gli occhi rassegnato. "Idiota." gli disse anche. Josh rise tra le sue labbra, per poi catturarle e torturarle ancora e ancora, mentre le sue mani iniziavano ad aprire le cosce del pianista. Staccandosi dal bacio, portò due dita sulle sue stesse labbra, leccandole e bagnandole più che poteva. Quella scena fece eccitare ancora di più Tyler, che ormai senza imbarazzo e vergogna, ormai donatosi completamente a Josh, aveva iniziato a masturbarsi da solo, con le labbra schiuse, il respiro pesante e gli occhi lucidi per la troppa voglia di sentirlo dentro. Josh non resistette a quella visione di Tyler che si dava piacere di sole, così senza avvertirlo conficcò un dito sulla sua stretta apertura, cercando di allargarlo il più possibile.
Tyler urlò di dolore, aggrappandosi forte alle spalle dell'altro e conficcando là le sue unghie che avrebbero lasciato il segno per molti giorni. Strinse i denti e chiuse gli occhi, mentre sentiva che stava per dividersi in due, soprattutto quando Josh aggiunse l'altro dito e iniziando a sforbiciare. Una lacrima uscì e rigò il volto di Tyler, ma fu raccolta immediatamente dalle labbra del riccio, che fra un sospiro e l'altro disse: "Rilassati Ty, farà meno male."
Tyler volle credergli e provò con tutte le forze a rilassarsi. Ci mise qualche minuto, ma finalmente il dolore iniziò ad essere sostituito da un forte piacere, che lo fece gemere più forte di prima.
Josh si beò di quel volto gemente di piacere, guardando la cosa più bella del mondo e desiderando più che mai di possederla. Così sfilò le dita e guardò negli occhi Tyler, unendo le loro fronti. "Voglio sentirti dentro." fu tutto quello che disse il pianista, aprendo ancora di più le gambe e cingendole al bacino di Josh, che non facendoselo ripetere due volte, entrò in lui in un'unica botta.
Tyler urlò nuovo di dolore, cercando con tutte le forze di non piangere. Ma seguì nuovamente il consiglio di Josh e aggrappandosi al bordo del pianoforte, si rilassò, facendo segno al soldato di continuare con le spinte. Queste diventarono sempre più veloci,Josh stava impazzendo dentro quella carne, l'avrebbe fatta sua ancora e ancora, unendosi alla persona più importante della sua vita in un abbraccio di pelli e cuori infinito. Tyler iniziò ad abituarsi, muovendo il bacino in sincronia con quello di Josh, in movimenti veloci e contemporanei.
Non c'era nient'altro intorno a loro, solo il rumore delle pelli che sbattevano e dei cuori che palpitavano.
Non sentirono null'altro che i loro respiri mescolarsi, i loro gemiti incontrarsi e i loro brividi unirsi.
Non sentirono che fuori dal palazzo, i Bolscevichi stavano già prendendo san Pietroburgo, in una battaglia di sangue e orrori. Non sentirono che i rossi stavano per arrivare al Palazzo, non sentirono le urla delle popolazioni. Non sentirono che la Rivoluzione d'Ottobre era già iniziata.
I cuori di Tyler e Josh battevano in 'prestissimo'.

sinfobie | joshlerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora