Assassino

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Toby si svegliò di soprassalto. Urlò e si mise rapidamente a sedere. Stava respirando con fatica e si portò istintivamente le mani bendate al petto. Era solo un sogno... Solo un sogno.
Scese dal letto e si ribaltò su un fianco. Si sentiva come se si fosse tolto un peso dal petto e riuscì di nuovo a respirare normalmente. Si alzò in piedi e andò a guardare fuori dalla finestra.
Non vide niente. Non c'era nessuno là fuori. Niente fantasmi. Niente figure sinistre. Niente.

Sentì suo padre tossire nel corridoio. La sua porta era chiusa. Attraversò la stanza e la aprì. Si diede un'occhiata intorno: era tutto normale. Uscì dalla sua camera e si incamminò verso la cucina, dove trovò suo padre che si stava avviando verso il soggiorno mentre si fumava una sigaretta.

Toby aspettò un secondo e lo guardò dall'angolo della stanza, iniziando ad avvertire una strana sensazione che veniva dal profondo del suo petto. Un desiderio profondo e radicato stava prendendo possesso di lui. Udì delle voci immaginarie nella sua testa che gli dicevano:

"Fallo, fallo, fallo"

Si voltò e alzò le braccia.
Aveva pieno possesso delle sue facoltà fisiche e mentali, e solo qualche volta, nelle settimane passate, da quando era ritornato dall'ospedale, gli era capitato di sentire di perdere il controllo e le voci nella sua testa farsi più prepotenti:

"Uccidilo, lui non era lì, lui non era lì, uccidilo, uccidilo!".

Toby tremò. No. No. Lui non lo avrebbe mai fatto. Cosa stava succedendo? Stava diventando pazzo? No. Lui non avrebbe ucciso nessuno. Lui non poteva. Odiava suo padre, ma non lo odiava al punto da arrivare a ucciderlo.
Quello, fu l'ultimo pensiero razionale che ebbe prima di cadere nuovamente in uno stato di trance.

Le voci nella sua testa avevano iniziato ad essere troppe. Iniziò a camminare in silenzio dietro suo padre. Si avvicinò al bancone della cucina e prese il coltello più grande che trovò. Lo strinse in mano. Poteva sentire la piacevole sensazione di conficcarlo nel petto di suo padre. Iniziò a ridere compulsivamente e così forte da togliersi quasi il fiato.

«Hah... haha... hahahahaha! AHAHAHAHA!».


Suo padre riuscì a voltarsi di scatto prima di sentire una forza bruta spingerlo a terra.

«Cosa!?» lui alzò lo sguardo per ritrovarsi a guardare il ragazzo che lo fissava dall'alto, stringendo in mano il coltello da cucina.
«Toby! Che cosa stai facendo!?»

Riuscì a tirarsi a sedere e a protendere le braccia in avanti per difendersi, ma prima che potesse reagire, Toby si era già avventato su di lui. Lo afferrò per il collo e suo padre riuscì a bloccarli la mano afferrandolo per il polso.
«Basta! Torna al tuo posto piccolo stronzetto!» gli urlò, sferrando un pugno che colpì la spalla di Toby, ma lui non si fermò.
L'uomo fissò Toby negli occhi e vide che il suo sguardo era malsano. Sembrava che un demone si fosse impossessato di lui. Toby gli urlò contro e affondò il coltello da cucina della spalla del padre, ma lui gli bloccò nuovamente il polso e tentò di estrarre il coltello. Toby cercò di far affondare di più il coltello, ma suo padre cercò di spingerlo indietro.
Allora, Toby gli assestò un pugno in faccia e iniziò a prenderlo a pugni, sempre più forte, ridendo in modo convulso, sempre più forte e in maniera sempre più malsana. Gli spezzò il collo e poi afferrò il manico del coltello per strapparlo dalla sua spalla, dove lo aveva conficcato.

Guidò il coltello e lo affondò nel petto di suo padre, accoltellandolo ripetutamente, finché il sangue era aveva imbrattato tutta la cucina. Non si fermò finché suo padre non smise di respirare. Gettò il coltello da parte e si appoggiò al suo cadavere, tossendo e ansimando.

Fissò il suo cranio spappolato e irriconoscibile, poi iniziò ad avere delle contrazioni involontarie.

Ticci Toby: Il sicario dello SlendermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora