5. "Oddio, svengo"

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Una volta cambiate con una tenuta sportiva, entrammo in palestra, dove la professoressa Bernardini ci attendeva.
Questa stanza era magica, perché nonostante fuori ci fossero più di venti gradi, a maniche corte riuscivi a congelarci.
E meno male che era primavera, d'inverno avrei tanto voluto allenarmi indossando il parka.

"Su, non c'è tempo da perdere. Iniziate a correre." ci incitò la docente.

Era una donna minuta, sui sessant'anni, ma sapeva lo stesso farsi rispettare.
I primi quindici minuti erano quelli che disprezzavo con tutta me stessa.
Come si poteva far correre in cerchio dei ragazzi in una palestra talmente piccola che i bordi del campo da pallavolo coincidevano quasi con le pareti?
Come se non bastasse, occupavamo solo metà stanza. Dovevamo condividerla con i ragazzi di una prima.
E pensare che alle elementari immaginavo le superiori come un posto magnifico, identiche a quelle che si vedono nei film statunitensi.
Povera bambina, che illusa che era. La nostra scuola cadeva a pezzi, bastava guardarsi attorno.
Cavi elettrici che penzolavano dal soffitto dopo essere stati staccati da pallonate; il pavimento in PVC verde vomito pieno di rigate e accatastamenti di povere che ruzzolavano a destra e a manca; muri pieni di macchie.
Insomma, non era certo un bel vedere.

Dopo cinque minuti di "corsa", anche se l'andatura media era quella di una tartaruga, incominciò a girami la testa a forza di fare il girotondo.

"Che cosa... ridicola." ansimai a Cami. Ripresi fiato:" Farci girare e girare e girare... oddio svengo." ansimai.

Smisi di correre, piegandomi e poggiando le mani sulle ginocchia.
Perché torturare gli studenti in quel modo atroce?

Camilla mi si fermò a fianco. "Non ce la fai già più?"

"Come se tu non mi conoscessi da una vita."

Cercai di ridere, ma non avevo abbastanza aria nei miei poveri polmoni e mi venne fuori una smorfia.

"Non hai una bella cera. Vai a sederti un po' in panchina semmai." mi consigliò.

"Credo proprio che lo farò."

Passai gli ultimi dieci minuti del riscaldamento guardando i miei colleghi sfrecciami davanti mentre io potevo solo guardarli da seduta. Mi dava un senso di nausea anche solo la vista di quel via vai.

"Ma anche te sei di quinta come loro?" mi chiese un ragazzino lentigginoso dell'altra classe.

Non mi ero accorta di averlo accanto.

"Si... perché?" domandai.

Sgranò gli occhi, ma non rispose. Come minimo non mi aveva creduto, succedeva spesso.

Mi rialzai appena i miei compagni iniziarono a fare le squadre di pallavolo, sentendomi ancora addosso lo sguardo di quel bambino troppo cresciuto.
Ovviamente dovetti aspettare fino all'ultimo perché uno dei due capitani chiamasse il mio nome.
Ero sempre una delle ultime scelte.

"Paolicchi..." disse Gustavo, con tono scoraggiato.

Sembrava quasi che la mia presenza nella squadra mettesse seriamente in dubbio la vittoria contro dei primini, come venivano chiamati i ragazzi di prima.
Avevo il morale a zero, le partite mi mettevano sempre ansia ma avere Margherita ed Esmeralda in squadra mi tirò un po' su.
Eravamo i primi a giocare.
Quando mi resi conto che erano già tutti in campo non mi rimase che scegliere il posto centrale sotto la rete. Che cosa ridicola, ci passavo quasi sotto.
Guardai la ragazza davanti a me mettere su un sorriso malizioso. Era almeno uno e settanta. Probabilmente stava pensando a come polverizzarmi.
Scacciai via quei pensieri. Davvero me la stavo facendo sotto per una quattordicenne?
Mi sentii spingere in avanti.

"Non stare troppo indietro, devi fare muro. Quante volte dovrò ancora ripetertelo?" disse Gustavo.

Come diamine facevo a fare muro, secondo il suo minuscolo cervello?
Odiavo quando si dava troppe arie solo perché era un pallavolista, ma gli feci comunque cenno di sì con il capo.
La professoressa dell'altra classe passò il pallone ai primini e il loro battitore si mise in posizione di lancio.
Quando la palla mi sorvolò, tirai un momentaneo sospiro di sollievo. Non mi garbava quando vedevo arrivarmela addosso.

I miei compagni iniziarono a palleggiare talmente veloce che mi vennero le vertigini nel cercare di stare perennemente sull'attenti.
Fabio, il narcisista, ( denominato così da me e dalle mie amiche), schiacciò alla velocità della luce contro gli avversari.

"Uno a zero per la quinta!" urlò la Bernardini, passando il cartellone segna punti al ragazzino pieno di lentiggini che stava in panchina.

Questa volta toccava a noi iniziare.
Esmeralda si preparò a battere dall'alto e di istinto mi abbassai. Avevo la fobia di essere colpita da quando alle medie una ragazzina era stata portata via dall'ambulanza dopo un infortunio nell'ora di ginnastica.

"Aurora!" sentii gridare da Margherita.

Mi ero deconcentrata quel poco che bastava da non vedere la ragazza davanti a me schiacciare il bolide vagante in direzione della mia testa.
Mi scansai senza pensarci due volte.

"Paolicchi!" Mi girai. Era Gustavo.

Cosa aveva da rimproverarmi? Col cavolo che sarei restata lì sotto! Voleva che mi venisse mozzato il capo?
Decisi di ignorarlo.

La partita continuò e finalmente arrivò il momento del mio ruolo preferito: quando stavo fuori.
L'unico intoppo era che appena i nostri avessero rifatto punto, sarei dovuta andare in postazione di battuta. Non mi garbava come tutti mi puntassero quando mi preparavo al lancio.
Purtroppo il turno arrivò e mi posizionai a fondo campo il più lentamente possibile. Aspettai che mi passassero il pallone, ma un ragazzo di prima lo lanciò con i piedi e con così tanta foga che non osai prenderlo.
Rimbalzò sulla parete che avevo dietro e tornò nell'altra metà campo.
Come inizio non era poi così male.
Aspettai che lo rilanciassero e questa volta lo afferrai.

La Bernardini fischiò quando ancora dovevo correggere la postura. Dopo anni non mi veniva ancora automatica.
Presi un bel respiro, fingendo di non avere quaranta paia di occhi addosso.
Mentre cercavo di prendere la mira, colpii la palla per sbaglio e presi in pieno la testa di Fabio.

"La mia acconciatura!" sbraitò, cercando di ricomporsi il ciuffo all'insù.

"Scusa...non volevo."

Non sapevo se ridere o piangere, ma quando si voltò con aria assatanata mi sentii più propensa alla seconda ipotesi.

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Spazio per l'autrice: e se vi dicessi che tra poco Aurora avrà una sorpresa? 🤫💜
Sono proprio curiosa! Zio Eneaaaa, dicci chi intervisterai, su!

Please, fix this torn heart (BTS, WATTYS 2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora