8. "Take my hands now..."

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Villa del Conte era una casa enorme e molto famosa.
Aveva ospitato al suo interno una miriade di personaggi famosi in vacanza a Forte dei Marmi e le voci narravano che fosse degna di un principe.
Beh, non potevo assicurare che questa affermazione fosse vera, personalmente avevo visto solo il cancello del giardino.
L'abitazione infatti era inespugnabile e circondata da una recinzione da cui spuntava una siepe alta almeno cinque metri.

Quando mia mamma partí subito dopo averci scaricate, restammo un attimo a contemplare l'enorme cancello nero con le punte a lancia. Due pannelli dello stesso colore impedivano di spiare al di là.
Avevo paura a suonare il campanello. Se il maggiordomo non avesse creduto che l'intervistatore era mio zio?

"Vai suona." mi spronò Elisabetta.

Con la mano tremolante pigiai il bottone, ma non c'era altro rumore se non quello degli uccellini sugli alberi.

"Dici che funziona?". Mi girai verso di lei.
"Riprova."

Suonai ancora. E poi ancora e ancora.
Niente.

"Sai una cosa? Chiamo lo zio."

Presi in mano il cellulare e andai sulla rubrica.

"Buon pomeriggio signorine." disse una voce.

Alzai gli occhi dallo schermo.
Un signore con lo smoking si era materializzato silenziosamente davanti a noi e ci aveva aperto il cancello.

"Ma il campanello funziona?" chiese Eli.

Le lanciai un'occhiata furtiva. Ma cosa le saltava in mente di chiedere in un momento come questo?

"Si signorina. Per favore, la prossima volta evitate il concerto sinfonico."

Non sembrava arrabbiato, ma la sua espressione era difficile da decifrare.
Aveva dei baffoni ripiegati all'insù che gli donavano un'aria troppo comica per farlo apparire infuriato.

"Volete farmi la cortesia di entrare? O preferite restare li?". Ci scrutò dall'alto in basso.

Eravamo forse vestite in modo inadeguato? Vabbè, ormai non ci avremmo potuto farci nulla, potevamo solamente aggiungere questa figura alla lista.

"Oh si... scusi." dissi, accettando l'invito.

Probabilmente ci aveva già prese per due cretine. Eravamo restate ammutolire a fissarlo.
Non era mica colpa mia se pensavo che il tipo di maggiordomo "vecchio stile" si fosse estinto?

"Voi dovreste essere la nipote e l'amica della nipote del signor Enea, vero?"domandò, dopo averci chiuso il cancello alle spalle.

"Si." risposi.
"Bene. Allora proseguiamo."

Ora capivo come mai non si sentisse il campanello dalla strada e perché quel tizio avesse impiegato dieci minuti per venirci ad aprire: ci trovavamo in un giardino all'inglese immenso!
Avevo l'impressione di essere distaccata dal resto del mondo, e la siepe attorno rafforzava ancor di più quell'effetto.

"Wow..." sospirò Eli.

Stavamo percorrendo un sentiero di sassolini bianchissimi. Mi chiesi se il maggiordomo stesse chino a lustrali uno a uno ogni mattina.
Un salice piangente con la sua folta chioma ombreggiava un minuscolo laghetto con ponticello.

"Questo è il giardino dei miei sogni." sussurrai alla mia amica.
"A chi lo dici."

Anche la casa non era da meno. Più ci avvicinavamo e più mi rendevo conto di quanto fosse imponente.
Pur essendo una struttura antica, con cornici, stipiti, colonne, mensole e marcapiani, non aveva un difetto. L'elemento che adoravo di più era la torretta sul lato destro, gli conferiva un'aria da castello. Sembrava di essere tornati indietro del tempo.

Please, fix this torn heart (BTS, WATTYS 2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora