26. La severità di Cinzia

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Finalmente ci trovavamo nel giardino.
Fuori l'aria era fresca e la brezza che si stava levando dal mare, riusciva a farmela penetrare fino alle ossa.
Jk era forse il mio angelo custode?
Prima mi diceva di mangiare, poi di vestirmi... sarebbe comparso dal nulla anche se mi fossi voluta tirare giù da un ponte?

"Ehhh, qua c'è qualcuna innamorata." disse Eli rivolgendosi a Camilla. "Guarda come sorride."

Le guardai.

"Dici a me?"

Non mi ero resa conto di stare sorridendo.

"A chi sennò?"

"Stavo pensando a una cosa che mi ha fatto ridere."

Era la verità.

"Certo, a lui." ci tenne a sottolineare Eli.

"Oh Aurora!" mi riprese l'altra. "Ora ti vuoi mettere con un coreano?"

"Woooo. L'hai sentita!?"

Dovevo spostare l'attenzione su altro.

"Si, perché?"

"Non li ha chiamati cinesi!" esclamai.

"Ma se è quello che ho detto." affermò.

"Coreani." dissi fieramente. "Hai detto coreani."

" Uh... si vede che mi sono sbagliata."

"Come no." saltellai. "La verità è che ti scoccia ammettere che ora hai un debole per loro."

"Col cavolo!"

"Signorine, ma vi sembra il modo? Non potete disturbare la quiete pubblica con questo frastuono."

Mi ero scordata che Roberto ci stava seguendo per scortarci fino all'uscita.
Adesso indossava pure degli occhialini da vista antichi come lui.
Ridemmo tutte e tre.

"Signore mio, ma che ho fatto di male?" domandò al cielo.

"Ma secondo te cosa vede lassù?" mi bisbigliò Cami.

"Ah boh, sicuramente qualcosa di bello. Quando è con noi non fa altro che alzare gli occhi."

Il maggiordomo ci chiuse il cancello dietro, augurandoci un buon fine settimana.

"Buon weekend anche a lei! Speriamo di rivederla prima o poi." dissi io.

"Per favore, smettetela lei e le sue amiche di dirlo, altrimenti poi si avvera..."

Si allontanò allentando la sua postura impeccabile.
Povero Roberto, doveva incominciare a essere stanco con tutto quel via vai che gli facevano fare.

Una volta in macchina subì la sfuriata di mia mamma.

"Che figlia che mi è toccata. Che figlia...".

"Scusa è che..."

"Che figlia che mi è toccata. Ma perché sei così?"

Okay, le si era rotto il disco.

"La smetti di ripetere la stessa frase?". Incrociai le braccia al petto.

"E il giubbotto?". Partendo sgommò talmente forte che picchiai una testata al finestrino.

"Scusa... l'ho perso."

Presi un bel respiro. Dovevo mantenere il sangue freddo intanto che speravo che la smettesse.
Elisabetta mi voleva davvero bene se non aveva ancora preso la mia famiglia per matta.

"Cosa?"strillò.

Addio timpano sinistro.

"Calmati! È solo dentro la casa."

Please, fix this torn heart (BTS, WATTYS 2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora