Io e mia madre viaggiamo verso l'aeroporto di Portland. Ci sono più o meno venti gradi ma il cielo è piuttosto nuvoloso, segno che sta per abbattersi sulla città l'ennesimo temporale. Indosso una salopette di jeans e un giacchetto rosa. Lo sguardo di mia madre esprime tutto il suo rimprovero , ma almeno sembra aver deciso di tenere i commenti per se. Almeno per oggi. Lo prendo come un gesto di addio .. Deve pensare la stessa cosa perché improvvisamente la sua espressione diventa triste , quasi spaventata.
Quando gli ho comunicato la mia decisione di trasferirmi da Bob per poco non sveniva. Ho dovuto dirle che stavo scherzando.
Ho impiegato due mesi per farle capire che stavo realmente prendendo in considerazione l'idea. Per fortuna c'era Mark a darmi una mano.
Mark ... marito ... o quasi.. numero quattro.
C'erano voluti sei mesi di corteggiamento e due di fidanzamento per convincerla a seguirlo a Seattle e a sposarlo.
Devo ammettere che mi ero divertita a vederla rifiutare l'unico uomo che si era sforzato di corteggiarla .. Ma ad ogni mazzo di fiori lasciato sul pianerottolo del nostro appartamento, i suoi occhi diventavano più lucidi, e ogni volta che il weekend terminava e lui lasciava Portland, il suo umore diventava sempre più altalenante.
Fu allora che presi la mia decisione di trasferirmi a Denver dal mio padre adottivo, il marito numero uno. Amavo mia madre e adoravo Mark, ma non c'era più spazio per me a Portland, e non c'era spazio per me nemmeno a Seattle. In realtà avevo sempre saputo che me ne sarei andata, solo che non sapevo quando sarebbe successo.
"Non riesco a credere che la mia unica figlia sta per trasferirsi dall'altra parte del paese"- piagnucola, stando ben attenta a non sbavare il trucco.
Le sorrido cercando di smorzare la tensione. Avevamo deciso che non ci sarebbero state lacrime e che non mi avrebbe accompagnato fino al terminal. Sta chiaramente infrangendo la prima parte dell'accordo .. Devo intervenire prima che infranga anche la seconda o non riuscirei a non farmi prendere dal panico e a salire su quell'aereo.
"Starò bene" – le dico provando a convincere più me stessa che lei.
Il trasferimento all'ultimo minuto aveva creato qualche problema burocratico per l'iscrizione al college. Sarò costretta a saltare il primo semestre. La cosa mi ha dato più ansia di quanto lasci trasparire, ma almeno avrò il giusto tempo per organizzare i corsi e sistemarmi nella nuova città. Ora che non posso più ballare, ho bisogno di un piano di riserva ed occuperò tutta l'estate per elaborarne uno.
"Salutami Bob "
"Certo "
"E chiamami per qualsiasi cosa "
"Mamma "- la richiamo esasperata, sperando che non ricominci.
"Sono tua madre ho il diritto di essere in pena"- dice tirandomi in un abbraccio e chiudendo li la discussione
Io e mia madre ci somigliamo, a parte il trucco e i capelli biondo dorato. I miei sono più scuri, nè biondi nè castani . Così come i miei occhi . Nè verdi, nè azzurri.
Mentre fisso i suoi occhi grandi, mi prende il panico. Come faccio a lasciarla da sola? Chi le ricorderà di tenere i piedi per terra? Di non prendere decisioni avventate? Mi ricordo che non è più sola ... c'è Mark con lei.
"Ci vediamo tra una settimana" – le dico ricordandomi del matrimonio.
Sento la mia voce incrinarsi, ma per fortuna sono ancora avvolta nel suo abbraccio, e viene camuffata dalla mia bocca piegata contro la sua spalla.
"Non preoccuparti per me. Andrà tutto alla grande. Ti voglio bene mamma "
Le sorrido un ultima volta. Mi sistemo il giacchetto e mi avvio verso il mio gate. Provo una strana sensazione. Non ho paura, mi sento solo un po' nervosa. Ho pensato a tutto, ad ogni cosa. So che starò bene, insomma sto finalmente iniziando la mia vita.
Ma se le cose non dovessero andare secondo i piani?
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Youth
RomanceGiacchetto rosa e Salopette di Jeans. Abbie è una semplice ragazza di Portland appena diplomata. Ha sempre vissuto con sua madre e organizzato la sua vita per lei . Ma quando la madre sta per risposarsi, Abbie capisce che è arrivato il momento di in...