Capitolo 15

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Non avevo mai sentito così tanto silenzio prima di quel viaggio di ritorno a casa. L'unico suono che era uscito dalla sua bocca dopo quel  Non doveva succedere , era stato solo un lungo sospiro quando mi aveva lasciato sotto casa . Non sapevo nemmeno che significato attribuirgli ma ero piuttosto sicura che per lui fosse stata una liberazione lasciarmi scendere da quella macchina .

Uno sbaglio . Ecco cosa era stato per lui quel bacio . Uno sbaglio .

Non avevo avuto la forza di dire nulla . Non era nemmeno imbarazzo quello che sentivo, solo rabbia .. si, ero arrabbiata perché nessuno poteva baciare in quel modo e poi pentirsene il secondo dopo .

Stringo il cuscino finché le braccia non iniziano a farmi male . Conosco il dolore . Ho dovuto conviverci per molto tempo dopo l'infortunio al ginocchio e so con assoluta certezza che questo non è dolore . È qualcosa di più e non so se riuscirò a liberarmene presto ..

Il trillo del cellulare sembra provenire da molto lontano . Batto le palpebre confusa e inizio a tastare con le mani sulla mensola sopra il letto . La luce della radiosveglia segna le due e un quarto del mattino .

Quando riesco ad afferrare il telefonino strizzo gli occhi per abituarmi alla luce del display . C'è un sms . Lo leggo una prima volta e mi chiedo se stia sognando . Lo rileggo e mi tiro su a sedere come per accertarmi che non stia impazzendo .

Guardo di nuovo il cellulare e il messaggio è ancora lì .

Sono sotto casa tua . Devo parlarti .

È Rider.

Provo ad impedire al mio cuore di accelerare . Ma è tutto untile.

Rider è qui.

Mentre infilo le infradito ed esco dalla mia stanza mi accorgo di essere sola in casa. Di nuovo. La camera di Poppy è vuota.

Afferro le chiavi di casa meditando nel frattempo se ignorare o meno quei messaggi ma le mie gambe sembrano muoversi per conto proprio.  Non merita che io scenda a parlargli ma so che passerei il weekend a corrodermi dentro e mia madre ha bisogno  che io sia interamente concentrata su di lei al suo matrimonio.

Scendo le scale tenendomi al corrimano, ignorando il lieve dolore al ginocccio ogni volta che scendo un gradino. Nonostante siano  passati molti mesi sento ancora dolore quando faccio un movimento affrettato.

Quando esco dall'edificio mi pento di non aver preso un cardigan. Devo ancora abituarmi all'aria  delle montagne di Denver.

Scruto il cortile intorno a me chiedendomi se sia uno scherzo. Se lo fosse non gli rivolgerei più la parola.
Magari ha sbagliato numero. Magari sta scrivendo ad un'altra ragazza, forse a Roxie . Al solo pensiero che possa scrivere ad un' altra sento  un brivido percorrere la schiena.  Sono proprio una stupida .

M'inoltro nel parco voltandomi sia a destra che a sinistra nell'attraversare la strada e quando lo vedo seduto su una panchina tra due alberi mi immobilizzo.

Che diavolo sta facendo?

La sua sagoma continua ad essere alta anche da seduto . Ha la testa tirata indietro mette fissa un punto nel cielo.

" Rider?" - mormoro correndo nella sua direzione.

Volta la testa di lato senza muoversi del tutto.

"Eccoti qui"- dice piegando verso l'alto l'angolo delle labbra .

Alla vista di quel mezzo sorriso ho un tuffo al cuore e devo costringermi a ricordare quello che è successo poche ore prima.

"Che ci fai qui? "

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