Capitolo 2.

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"Il discorso non è questo Simone, devi andare ad accogliere le matricole il primo giorno di universitá. E' scritto nel contratto che hai fatto: accoglienza e discorso." mi disse il mio migliore amico Cristian.

"Sì, sì. Sinceramente l'ho dimenticato."

"Ah, è per la ragazza della spiaggia? Magari, sei cosí fortunato che la incontrerai di nuovo e te la porti anche a letto." rise Cristian, dandomi una pacca sulla schiena.

"Sì come no.." gli risposi. Dovevo andare a quella stupida universitá e fare il discorso di benvenuto. Salí in macchina. La Lamborghini rombava veloce sul tratto di strada che avevo davanti, tutti si spostavano quando passavo. Meglio cosí, prima finivo quella questione meglio era per me.

"Ah ah, grazie della sua presenza signor Rells." mi disse il rettore non appena mi vide.

"E' un piacere per me." gli risposi fingendo di essere veramente contento di essere lí. Odiavo quelle stupide ragazzine con quelle odiose voci.

"Ascolti, una ragazza deve leggere un discorso prima di lei. Venga cosí la conosce." La riconobbi ancor prima che lei alzasse lo sguardo su di me e il rettore. Si alzò in piedi e mi fissò. Il rettore ci presentò. Noi facemmo finta di non conoscerci, era tutto molto piú semplice. Ormai guardavo soltanto lei. Tutto era confuso. Si sistemò il vestito coi fiori prima di sedersi al suo posto. Un ragazzo le poggiò una mano sulla spalla, lei si voltò e sorrise. Io emisi un ringhio. -Cazzo come faccio ad essere geloso di una ragazza che nemmeno conosco? - pensai. -Diavolo, è magnifica.- Finito tutto il rituale dei discorsi e cazzate del genere, andammo tutti al buffet. Il giardino dell'università era stato allestito per quel momento. Cercai di avvicinarla, ma invano. Era sempre circondata da quella mosca fastidiosa. Per un fortuito caso del destino, riuscí a mettermi accanto a lei nel banco del buffet.

"Ehi, piccola." la salutai. "Gran bel discorso."

Lei alzò un sopracciglio e sorrise.

"Grazie, anche il tuo non è stato male."

La guardai intensamente, i nostri sguardi erano incrociati, nessuno dei due lo abbassava.

"Che fai stasera?" le chiesi con nonchalance. Lei alzó nuovamente il sopracciglio.

-Dio, quanto mi eccitava quel suo gesto..- "Sono impegnata" mi rispose, alzando la mano destra e facendomi notare l'anello che aveva all'anulare.

-Cazzo, non posso pensare che sia giá fidanzata. Merda, non ci avevo proprio pensato-

"Peccato" le dissi avvicinandomi,  "Non sai cosa ti perdi"

Il suo ragazzo la chiamò per nome, lei mi guardò, mi salutò e scappò via. Ma questa volta non avrei lasciato che mi abbandonasse cosí. Le afferrai il braccio e la strinsi, assoporando tutto il suo profumo.

"Non puoi lasciarmi cosí ogni volta, cazzo! " le dissi quasi implorandola.

Il suo sguardo era pieno di furia.

"Se non mi molli immediatamente il braccio, incomincio a gridare che mi vuoi violentare. Ti conviene, Simone? " la lasciai come se fosse olio bollente.

"Scusami, io.. " tentai di parlare.

"Lascia perdere,  ti prego. Ti saluto ora! " disse voltandosi. Il suo profumo era ancora nell'aria, il suo vestito volteggiava leggiadro sulle sue meravigliose gambe.

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