Capitolo 6.

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Non riuscivo a crederci: avrei avuto per chissá quanto tempo quella piccola donna a casa mia. Dovevo proteggerla però da tutto ciò che la poteva ferire. Il mio passato doveva restare chiuso in quel maledetto cassetto.

"Vuoi andare a prendere ciò che hai in quella casa? "

"Oh.. la padrona di casa? " mi chiese.

"Ci penso io, tranquilla."

"Sei sicuro che vuoi andartene dalla festa? "

"Sei piú importante tu che la festa." Lei arrossí leggermente.

Appoggiò i suoi palmi al mio petto e si alzò in punta di piedi. La sua bocca rosea e piena si muoveva, ma la sua voce arrivava distante. Non resistetti piú. La strinsi piú forte per farla aderire al mio corpo e la baciai proprio nel mezzo del suo discorso. Lei mugolò di sorpresa ma non oppose resistenza. Le nostre lingue si lambivano, giocavano, si ritraevano e poi si toccavano di nuovo come se fossero due magneti. Le cinsi con le mani i suoi fianchi e la presi in braccio. Si aggrappò a me, lasciandomi campo libero. L'adagiai delicatamente nel divano. Volevo esplorare il suo corpo come se fosse una terra ignota. Il suo respiro era affanoso. Pensai a quanto sarebbe stato bello e magnifico prenderla in quel divano, con la paura di essere scoperti da un momento all'altro. No, non potevo rovinare la nostra prima volta assieme. Staccai le mani dalle sue cosce e continuando a baciarle il collo le sussurai:" Non qui... non ora.." lei sbuffò piano. Risi sulla sua pelle delicata. "Forse hai ragione.." mi spinse indietro e si alzò in piedi. Alla luce soffusa delle lampade e con quel vestito sembrava una regina. Ci avviammo all'uscita di casa mia. Andai direttamente in garage a prendere la macchina. Andammo nel suo appartamento. Mise le sue poche cose nella valigia.

Era girata verso il suo letto, io appoggiato alla porta della sua stanza la guardavo. Mi avvicinai a lei, mettendole le mani sulle sue spalle.

"Senti, io non vorrei che tu abbia frainteso. Sto venendo a stare a casa tua solo perchè qua c'è Marco e non ho voglia di mandarlo a fanculo ogni giorno. Dobbiamo mettere in chiaro le cose: c'è una forte attrazione tra noi, ma per ora preferirei rimanere amici, senza coinvolgimenti di alcun genere." Le presi il volto tra le mani,  e notai la reazione inconscia del suo corpo: le pupille si stavano dilatando, le narici erano leggermente piú aperte. Era eccitata e voleva nasconderlo. Per ora volevo stare al suo gioco, ma l'avrei conquistata un po' alla volta, facendo cadere tutte le barriere che si stava costruendo attorno.

"D'accordo. Facciamo come vuoi te." Lei sospirò di sollievo.

"Grazie. Possiamo andare. Ho preso tutto." Come rientrammo a casa mia, la festa non era ancora finita.

"Non mi presenti la tua fidanzata? " Mi voltai di scatto al suono di quello voce, nascondendo Maria alla sua vista.

"Non è la mia ragazza." Maria si spostò dal nascondiglio che gli avevo imposto.

"Sono la sorella di Simone, Aurora."

"Piacere di conoscerti, mi chiamo Maria."

"Sono certa che diventeremo ottime amiche. " disse mia sorella.

"Non ti avvicinare a lei Aurora. Non farlo."

"O cosa? Non hai nessun mezzo per bloccarmi. "

"Comunque spetta a me decidere,  nè a te nè a lui. " chiarí Maria ponendosi tra me e mia sorella.

"Vedremo se spetta a te cara. Sono nota per riuscire a prendermi tutto ciò che voglio."

Le due ragazze si guardarono intensamente. Aurora peró rise con quella risata che mi faceva sempre accapponare la pelle.

"Cara, ti conviene guardarti le spalle. Stai attenta a dove vai."

"È una minaccia? "

"È un avvertimento."

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