Capitolo 10.

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Ignorava i miei messaggi al telefono, per di piú rimaneva girata verso il finestrino, pur di non incrociare il mio sguardo. Mi stava facendo girare le palle ed ero sempre piú nervoso. Dopo un'ora di viaggio, lei prese finalmente il cellulare, speravo che fosse per rispondermi, ma chiamò la madre. Prese la sua borsa e si alzò per uscire dalla porta del treno. Mi alzai anch'io e la seguí. Mi misi dietro di lei. Come scendemmo dal treno, le presi un polso. "Non puoi ignorarmi cosí cazzo!" Lei si divincolò senza difficoltá. "Sí che posso! Tu sei venuto lo stesso assieme a me, nonostante ti avessi detto che potevo benissimo andare da sola. Perciò posso fare quello che voglio caro mio." Mi disse, toccandomi con un dito la spalla. "Piccola, sai benissimo che questo affronto verrá punito." Mi guardò con occhi furenti e si girò. Rimasi un po' fermo senza sapere che fare. Decisi di seguirla: troppi ragazzi stavano fissando la mia ragazza. "Tu non ti accorgi nemmeno di tutti i giovani che ti fissano. Sei come una pecora in un branco di lupi affamati." "No! Non lo so! Ma questo non significa che mi devi stare attaccato!" Mi rispose lei. "Piccola ti sto vicino perchè lo voglio. E poi non vorrei che ti succedesse qualcosa di male."  "Sbaglio o ti avevo detto che non volevo essere coinvolta in una relazione? E non chiamarmi piccola cazzo!" Contai fino a dieci prima di risponderle: questa ragazza tirava il peggio di me. "Ok ok.. stai tranquilla, non pensavo ti incazzasti cosí." "Non mi sarei dovuta incazzare? Ah! Questa è bella! Hai la stoffa del dominatore, ma io non sono una sottomessa. "Piccola ti prego.." Non mi rispose piú. Come potevo farle capire che l'ho seguita solo per evitare che mia sorella l'avvicinasse? In realtá l'ho seguita anche perchè volevo stare con lei. "Piccola d'accordo mi dispiace. Dimmi cosa posso fare per farmi perdonare." "Va' via!" Mi disse fermandosi davanti ad una porta. "E' questo che vuoi?" Lei chiuse gli occhi e annuí. "Va bene, lo farò." Le depositai un bacio sulla testa. "Ci sentiamo piccola." Mi voltai e andai via. Avevo appena percorso un paio di metri quando sentí una voce femminile che mi gridava: "Ehi! Aspetta!" "Mamma!" Gridò Maria. Vidi una donna che arrancava verso di me. "Perdona mia figlia, è un po' dura di testa." Mi disse la madre di Maria. "Non sa quanto! Mi chiamo Simone, è un piacere conoscerla." Le risposi aspettando che accettasse la mia mano per presentarci. Non appena mi toccò, le feci un baciamano. Si mise a ridere. Maria si avvicinò con occhi furenti. "Ora che vi siete presentati, possiamo tornare dentro casa mamma?" "Voi unirti al pranzo Simone?" Mi chiese la madre di Maria. Lei mi guardò e mimò con le labbra: non ci provare, ma ormai sapevo di aver conquistato la madre e quindi le risposi: "Sarebbe un vero peccato non accettare." "Perfetto, entriamo dentro casa allora!" Mi feci fare strada dalle due donne. "Dov'è papá?" Domandó Maria guardandomi. "È uscito col cane." "Mancava anche Charlie infatti." "Ormai da quando non ci sei piú sono diventati inseparabili. Simone, dimmi, come hai conosciuto mia figlia? " Oh beh, l'ho incontrato per caso  in spiaggia, non sono riuscita a togliermela dalla testa e ieri notte abbiamo fatto sesso. I ricordi della notte precedente mi causarano un'erezione. Tossí e risposi che ci eravamo visti all'universitá ed eravamo subito diventati amici. Piú che amici in realtá. Vidi Maria sospirare e rilassarsi, anche se ancora mi guardava in cagnesco. "Vado a mettermi qualcosa di piú comodo. Mamma non raccontargli niente della mia infanzia." Disse guardando me. Avevo capito che nonostante fosse una frase per la madre, era rivolta a me. Tornò dopo dieci minuti con addosso un pantalone di una tuta e un maglietta a mezze maniche, i capelli erano stati raccolti in una coda. Cazzo era bellissima. "Amore mio ciao!" Gridò Maria non appena fu entrata in cucina. Un pastore tedesco balzò subito in avanti dalla porta di ingresso e si diresse velocemente verso di lei. "Charlie, ma come sei bello!" Il pastore era praticamente sopra di lei e si stava facendo accarezzare. "Non ti preoccupare, sono sempre cosí." Un uomo coi baffi andò a sedersi nella poltrona. "Caro, questo è Simone, un amico di Mary." "Amico eh?" Chiese lui. Per caso aveva visto gli sguardi che lanciavo alla figlia? O aveva visto l'erezione che cercavo di contenere? "Sí, papá, siamo amici." Disse Maria andando a salutare il padre. "Certo, prima baci il cane e poi vieni da me?" Domandò il padre. "Charlie è piú pulito di te papá!" Concluse lei dandogli un bacio. Il cane si avvicinò a me, mi annusò e uggioló piano. Lo coccolai un po' prima di vedere Maria che mi faceva segno di andare con lei. La seguí. "Grazie per non aver... beh, per non aver detto ai miei quello che abbiamo fatto." "Tranquilla piccola. Sei ancora arrabbiata con me?" Le chiesi entrando nella sua stanza. "No." Notai quanti libri avesse. "I miei sono ancora convinti che debba far pace con il mio ex." "E tu? Vuoi fare pace con lui?" "No, non voglio piú avere niente a che fare con lui e poi, come tu sai bene, non sto cercando una relazione." "Lo so piccola." "Credo che ci sia anche lui per pranzo. È un amico di famiglia." "Quindi mi stai dicendo tra le righe che non devo essere geloso dell'ex ragazzo della mia ragazza?" "Io non sono la tua ragazza Simone." La circondai con le braccia. "Piccola non negarti a me." I suoi occhi erano pieni di malinconia. Le sussurai: "So quanto ti è piaciuto piccola. Lasciati andare e sará magnifico." Le posai un casto bacio sulle labbra, ma lei le aprí e subito divenne piú infuocato. Le sue mani erano sulla mia nuca e tiravano leggermente i capelli. Dalla sua bocca fuoriscivano dei gemiti che io ingoiavo nella mia. Dopottutto non mi stava respingendo. Ero felice al settimo cielo. Stavo finalmente abbattendo i muri che si era costruita attorno. "Mary dolce Mary. Dove sei?" Una voce maschile ci giunse dal corridoio. Maria si staccò dal mio bacio e si mise sul letto. "Ehi ciao Davide." L'ex ragazzo entrò nella stanza fermandosi di botto quando mi vide. "Tu sei?" Mi domandò. Sono il suo ragazzo coglione. "Sono Simone. Un suo amico." Gli risposi invece. "Io sono Davide, sono l'ex ragazzo, ma siamo rimasti amici." Mi disse lui guardandomi in cagnesco. Annuí piano, lasciando correre la tensione tra di noi. "Beh, ora che vi siete conosciuti, cosa ne dite di andare a pranzo?" Maria si alzò velocemente dal letto. "Sí dolce. Andiamo subito. Tu vai." Disse Davide guardandomi. Mi voleva parlare? Bene! Maria mi osservò eloquentemente prima di andare via dalla sua camera da letto. "Non so chi cazzo tu sia, ma stai lontano da Mary. Non ti voglio intorno a lei. Perciò cosa ne dici se togli il disturbo e sparisci? " disse Davide. "Sei il suo ex ragazzo, vero?" Domandai. Era una domanda retorica dunque non aspettai la sua risposta . "Nessuno ci è cascato alla storia dell'amico di famiglia, perciò chiariamo una cosa: non intrometterti nuovamente nella vita di Mary oppure la pagherai cara, capito?" Lui deglutí rumorosamente. Gli misi le mani sulle spalle. "Davide se l'hai lasciata perchè continui a girarle attorno?" "Beh perchè é Mary, lei é fantastica..." rispose lui. "Ne sei ancora innamorato. Non ti accorgi dell'importanza di qualcuno finchè non lo perdi." "Io non l'ho persa. Lei mi ama ancora." Ribattè Davide contrariato. "Davide! La voce di Mary si intromise nel nostro discorso. "Io non ti amo piú, e se devi venire qua tutte le volte che torno a casa solo per continuare un rapporto che ormai era andato a puttane, tanto vale che rimani a casa tua." "Tu sei mia! " Davide cercò di prenderla, ma mi parai davanti a lui. "Io non sono di nessuno Davide." "Devo metterti un po' di sale in quella zucca vuota che ti ritrovi lurida cagna!" Non poteva parlarle cosí, cazzo. Presi Davide e lo feci sbattere contro un muro. "Non è cosí che si parla ad una signora!" Dissi. "Signora? Ah! Cos'hai raccontato Mary? Come minimo non hai detto niente di quante volte mi hai succhiato il cazzo!" "FUORI DA CASA MIA, DAVIDE!" L'urlo lacerante del padre di Mary eccheggiò per tutta la stanza. Mollai il ragazzo e mi voltai verso Mary. Stava piangendo. Mi avvicinai a lei. "Lui mi obbligava... io... non... " Riuscí a dirmi tra i singhiozzi. L'abbracciai forte e le sussurrai: "Sshh piccola, è tutto ok. Ci sono io ora."

Il padre di Mary si avvicinò a noi e lei si divincolò dal mio abbraccio per andare da lui. "Principessa, ci dovevi dire quello che stava succendendo tra te e Davide. Non avremo mai continuando ad insistere. Mi dispiace, ci dispiace tanto. Avrei dovuto capirlo da solo." Ero veramente preoccupato, non volevo neanche pensare a ciò che le faceva fare. Dopottutto avevamo un passato molto simile in effetti. "Papà, tranquillo.. io credevo di amarlo e... tutto quello che ho fatto.. l'ho fatto pensando di.." Riprese a piangere. "Signore, non credo sia il caso ora di parlarne, Mary è molto scossa." "Sí, hai ragione. Principessa, ora ti dai una lavata, mangiamo e poi parliamo di quello che è successo.. senza scendere nei particolari." Aggiunse alla fine. La lasciò con me nella stanza. "Non volevo che lo sapessi cosí." "Piccola, tranquilla. Per me non cambia nulla." "Lui mi constringeva a fare certe cose.. oh Simone... tu non puoi.." La tenni stretta al mio petto. Ora capivo perchè aveva avuto paura e il perchè di quel blocco emotivo. "Piccola, non sentirti obbligata. Quando sarai pronta a dirmi tutto sono al tuo fianco." Lei annuí piano. Ero consapevole di quello che le stava capitando: per amore si è disposti a tutto, persino a non vedere gli errori e a rinnegare la nostra identitá.

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