Capitolo 3.

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Mary

"Dio, Cristo santo, non puoi neanche immaginare quanto lo odio" dissi verso la mia compagna di stanza.

"Chi disprezza compra." mi rispose lei.

"Ma che cazzo! Se lo rivedo un'altra volta, lo picchio brutalmente!"

La mia amica rise di gusto.

"Vorrei proprio vederti " mi disse ancora ridendo.

"Ah, ma io non sto scherzando! " Tutto ciò era troppo per me. Sí, ok, era bello, una bellissima statua greca che cammina sulla Terra. Un David di Michelangelo vivente. Ma di certo non poteva trattarmi così. Neanche il finto anello di fidanzamento aveva funzionato. Forse se me l'ero cercata, lo lasciavo tutte le volte cosí, ma di certo come poteva essere altrimenti. A mala pena riuscivo a parlare quando c'era lui, figurarsi salutarlo. Il solo essere vicino a lui mi provocava brividi in tutto il corpo.

"Lo odio! " sbottai con rabbia.

"Dove vai? " mi chiese la mia compagna di stanza.

"Esco! " risposi chiudendo la porta dietro di me. L'aria fresca mi sferzava il viso. Avevo freddo ma non mi importava. Annusai l'aria e sentenziai: "Fra un po' piove."

Non ero sicura se tornare dentro casa e rifugiarmi al caldo, oppure rimanere fuori e sbollentare la mia rabbia. Decisi di farmi una passeggiata, nonostante il tempo incerto. Camminai per un po' lungo la spiaggia, placando il chiasso dei miei pensieri con il rumore placido e lento del mare. Mi sedetti sul bagnasciuga ripensando a quei sogni che stavo facendo ultimamente. Socchiusi gli occhi per meditare. Non mi accorsi di niente, finchè una giacca si appoggiò sulle mie spalle.

"Prenderai freddo cosí." disse sedendosi vicino a me.

"E' colpa tua." risposi.

"Mia? Sei tu che sei uscita solo con quella maglietta"

Rabbrividì per il freddo umido che mi stava entrando sino alle ossa. Lui se ne accorse e mi tirò verso di lui e mi fece appoggiare al suo petto, mentre le sue braccia mi tenevano saldamente.

"Sto bene!" sbottai seccata.

"Lo so" mi rispose lui parlandomi all'orecchio. Il mio corpo ebbe un fremito involontario, ma non per il freddo stavolta. Mi ritovai distesa sulla spiaggia con lui al mio fianco, mi fece appoggiare la testa sul suo braccio e lo vidi avvicinarsi. Dio, mi voleva baciare.

"Non posso, non voglio.." mugolai incerto.

"Sshh.." rispose lui. Le nostre labbra erano vicinissime, potevo quasi toccarle. Ma perchè non finiva? Ah, sí. Sta aspettando il dieci per cento della donna. Vediamo se questo gli va bene. Mi alzai di scatto facendolo arrettrare. Mi misi a cavalcioni su di lui e dissi: "Ecco il tuo dieci per cento! " Lui mi guardò incuriosito finchè le nostre labbra non si toccarono, aprendosi per un bacio un po' piú bagnato. Una sua mano era posata sulla mia schiena, l'altra era sul mio viso e mi teneva ben ferma. Le nostre lingue si stavano intrecciando in una danza magica, si lambivano a vicenda, giocavano,non si separavano mai. Il mio petto premeva contro il suo e, Dio, mi stavo eccitando come non mai. Le prime gocce caddero sui nostri corpi, ma non ci interessava. Ci staccamo e ci guardammo.

"Mi dispiace, devo andare ora. Sta anche piovendo." dissi cercando di divincolarmi dalla sua stretta.

Lui mi guardò severo e mi rispose:

"Se te ne vai ora, la prossima volta che ci vediamo ti darò una bella punizione."

Alzai un sopracciglio e risi.

"Non sto scherzando!" e dicendo cosí mi prese in braccio.

"Dove mi stai portando? Mettimi giú!!" gridai provando a scalciare. Questa volta era lui che rise.

"Piccolina, non muoverti! Stai tranquilla."

"Voglio andare a casa, a casa mia! " mugolai avendo capito le sue intenzioni. Lui si fermò, mi poggiò a terra, mi abbracciò e mi sussurò all'orecchio: "E' realmente quello che vuoi? " Annuí non sapendo cosa dire. Non ero pronta, no, non lo ero. Come potevo? Dio, lo odiavo. Non potevo andare a casa sua.

"Va bene. Questa volta mi permetti di accompagnarti a casa? " mi chiese con uno sguardo un po' deluso.

"Non so.. Potresti essere un maniaco." Lui rise e mi prese per mano.

"Da che parte dobbiamo andare? "

"Sempre dritto, la seconda sinistra."

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