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Quando mi svegliai ero legata ad un muro. Questa volta le corde erano più robuste e inutilmente cercai di liberarmi. Voturia era davanti a me, anche lei legata.
Mi fissava con occhi terrorizzati e aveva la bocca tappata con una benda nera, probabilmente la stessa con cui mi avevano coperto gli occhi poco prima.

Provai a chiamarla, con scarsi risultati. Non riuscivo a parlare, o almeno, non sentivo la mia voce.
Lei mi sembrava lontana, e avevo la vista leggermente appannata, come quando ci si sveglia dopo una lunga dormita.

Riprovai di nuovo, e questa volta la voce mi uscì fuori roca e bassa. Se devo essere sincera, il dolore fu l'ultima cosa che percepii.
Solo dopo mi accorsi di sentire lo stomaco e gli intestini che bruciavano come se avessi appena ingerito qualcosa di bollente.

Poi sentii il calore anche sulla pelle.

Abbassai la testa e scoprii anche i muscoli del collo mi dolevano.
Sopra la mia anca c'era impresso un disegno. Non ne capivo il significato, solo poi seppi che era il simbolo dell'infinito.

C'è da dire che Petronius aveva uno spiccato senso dell'umorismo, peccato che quell' "otto addormentato" mi fosse stato impresso a fuoco sulla pelle.
Ora sul mio basso ventre spiccava un marchio che mi avrebbe seguita per sempre, ricordandomi come "ero nata".

Mi ero spiegata il bruciore sulla pelle, ma non capivo perché mi bruciassero gli intestini.
Voturia continuava a dimenarsi e in quel momento, non essendoci nessuno eccetto noi, lasciò libere le lacrime di scorrere.

Io cercavo di rassicurarla:

"Non è niente, vedrai che ti porterò via di qui"

Quando lei scosse forte la testa però, capii che era tutto finito.
Con un cenno mi indicò di guardare in basso e , quando lo feci, vidi che la corda che doveva tenere fermo il mio piede in realtà era appoggiata a terra.

Eppure l'altro era legato. Che senso avrebbe avuto legarne uno sì e uno no?

Provai a strattonare l'altra nella speranza che si liberasse, ma niente.
Ero proprio sfigata.

Lei continuava a guardarmi: aveva le pupille dilatate, come se stesse guardando la cosa più bella del mondo.
Poi mi ricordai che era terrorizzata a morte e che la stanza era abbastanza buia.

Ricominciai a divincolarmi, mentre Voturia continuava a scuotere la testa, cercando di dirmi di smetterla.

Allora non lo sapevo, ma più mi muovevo, più "il veleno" si diffondeva velocemente.
Mentre piano piano scomparivo (a mia insaputa), Voturia cercava di fermarmi in qualunque modo, nel limite delle sue possibilità.

Infatti mi stavo dissolvendo davanti a lei, mentre io non capivo.
Il mio corpo diventava invisibile per gli altri, e intanto io continuavo a vermi.

Troppo preoccupata a salvare il mio amore, ero cieca alla sua disperazione.
Mai come in quel momento potei capire quanto io contassi per lei.

Poco dopo arrivò Petronius.
Aveva con sé una specie di bevanda dal colore dorato, ed era seguito da alcune guardie:

"Beh, vedo che il mio miscuglio sta facendo effetto..."

Ho già detto che non capivo di cosa parlasse?
No?
Ecco, non avevo la più pallida idea di che cosa stesse parlando.

Infatti, al mio sguardo confuso Petronius sbuffò infastidito e cominciò a spiegarmi.

Sì, i monologhi dei malvagi esistevano anche nell'Antica Roma:

"Non hai notato nulla di diverso, puella? Non so... ti senti più leggera? Oppure senti un po' di dolore? Bruciore? Vedi, è da tempo che cerco la formula per l'immortalità e da altrettanto tempo la sto testando. Sono però a corto di volontari, dato che gli altri sono tutti morti. Quindi, quando ho visto te non mi potevo certo lasciar sfuggire un'occasione del genere"

Sia mai che il grande Petronius lasciasse in pace la fidanzata della figlia...

"Ti ho dato un miscuglio di mercurio e oro liquidi e stavo venendo a vedere se fossi già morta. E invece... l'unica persona che vorrei fosse morta è l'unica ad essere sopravvissuta..."

Nel frattempo si stava avvicinando a me con quello strano liquido, un ghigno trionfante stampato sul viso.

Me la portò alla bocca, ma poco prima che io la bevessi, sputai in faccia a quello stronzo tutto il liquido.

Nessuna offesa sarebbe stata abbastanza pesante in quel momento, a differenza di quel gesto.
Ovviamente ottenni la reazione sperata.

Petronius si allontanò di qualche passo, finendo addosso alle guardie e cadendo a terra.
Il liquido era caduto con lui e non una sola goccia restò nel contenitore.

All'epoca non lo sapevo, ma l'elisir stava già facendo effetto, e tutte le mie gambe erano "sparite".

Ho sempre detto di avere un carattere di merda, ma quella volta toccai il fondo.
Ero stata troppo impulsiva e non pensai che le conseguenze potevano ricadere anche su Voturia.

Lo capii non appena Petronius si alzò: mi guardava come se volesse uccidermi, ma oramai entrambi sapevamo la verità.

Io ero il suo primo "esperimento" riuscito, non era mai stato bravo a giocare al "Laboratorio delle Scienze"; non mi avrebbe mai ucciso.

Sfortunatamente, aveva altri mezzi per farmi del male.
E quel mezzo si chiamava Voturia.

"Ti va di giocare, eh?"

Lanciò uno sguardo alle sue guardie, e queste si fecero più vicine alla mia ragazza.

"No..."

Un ragazzo giovane dai capelli chiari afferrò la sua spada.

Il liquido stava per raggiungere il mio cuore, presto sarei scomparsa.

La tirò fuori con scioltezza. Il suo viso era sereno, quasi sorridente.

Il mio torace era del tutto scomparso.

Mosse il braccio in aria e con un colpo solo...

Ero diventata del tutto uno spirito.

Lost In The Shadow - Teen WolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora