Four.

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La cena era squisita. Mangiavo con lentezza assaporando ogni singolo boccone. Mia nonna era davvero una brava cuoca e la cosa migliore era che cucinava da anni esclusivamente per me.

C'era silenzio come al solito, non guardavamo la televisione a cena ed eravamo troppo presi dal cibo per parlare. Ma il silenzio, che amavo, non mi tirava su di morale per nessun motivo. Era passata una settimana dall'ultimo incontro con il ragazzo dai capelli verdi e da allora non l'avevo più visto. Era l'eccezzione alla mia monotona vita e per qualche strano motivo sentivo la sua mancanza.

Aiutai mia nonna a lavare i piatti e subito dopo la accompagnai nella sua stanza al piano di sopra. Non si fece problemi quando le dissi che probabilmente sarei tornato a casa tardi per un uscita con amici. Io e un paio di cuffiette. 

Uscii di casa con 21 Guns che mi risuonava nelle orecchie. Pensai a tantissime cose, alla scuola, a dove erano finiti i miei genitori, perchè ero così debole. Nascosi le mani in tasca per riscaldarle mentre una nuvoletta che compariva ad ogni mio respiro mi ricordava del freddo di quel periodo. Le Timberland felpate mi tenevano al caldo i piedi e un cappello di lana nascondeva i capelli biondi, escludendo un ciuffetto trasgressivo.

Erano passati circa dieci minuti e non mi ero reso conto che la canzone era finita. Nel momento di sceglierne un altra dal cellulare sentii delle urla,come se qualcuno stava litigando. Osservai con attenzione una casa non molto distante da dove mi trovavo io in quel momento e vidi una coppia vicino alla finestra, in contro luce, litigare. La donna era di mezza altezza coi capelli corti appena sotto l'orecchio, l'uomo invece era molto alto e robusto. Non riconobbi i dettagli. Il mio sguardo cadde appena vicino alla finestra in questione e lo riconobbi. Lui. Esattamente il ragazzo dai capelli verdi. Stava tirando calci ad una lattina. Forse erano i suoi genitori e lui cercava di starne il più lontano.

Mi aveva salvato un paio di volte, perchè non ricambiare?

-Ehi!-

 Cercai di chiamarlo.

Lui mi guardò un pò curioso ma poi riuscì a riconoscermi nonostante era buio e i lampioni facevano ancora fatica a illuminare la strada.

-Luke?-

-Si.-

Lo salutai da lontano.

-Andiamo dai!- Continuai.

Si avvicinò velocemente.

-Dove vuoi andare?-

Gli chiesi sorridendo. Si, mi era mancato. Assurdo.

-Non saprei. Insomma non ti conosco neanche. Ma vengo ovunque tu mi voglia portare, anche sulla Luna.-

Le mie guance iniziarono a bruciare. Dovetti scegliere velocemente un posto bello, che potesse piacergli.

-E' un pò lontano.-

 Gli dissi infine.

-Andiamo allora!-

 Esultò.

-Comunque..ehm...non so..-

-Il mio nome è Michael.-

Gli sorrisi.

Dopo circa venti minuti eravamo seduti sui sedili di una metropolitana vecchia e decorata all'esterno dai vari grafiti. C'eravamo solo noi due in quel vagone e sia il buio che lo scricchiolio dei binari iniziavano a terrorizzarmi. Provai a distrarmi. Vagavo tra l'ansia e la frenesia, un miscuglio troppo improbabile anche per una gelateria dai mille gusti.

-Hai i capelli arancioni.-  

Gli dissi. Se li era tinti ancora e anche con quel colore stava bene.

-No, sono rossi sbiaditi. - 

Mi rispose abbassando lo sguardo su di me e per un momento ebbi la sensazione che rispetto a lui io ero uno scricciolo.

Eppure io non li vedevo rossi.

-No, insomma, io li vedo arancioni.-

-No, guarda, stai sbagliando.-

-Non sono mica daltonico io! Li vedo arancioni. - 

Continuai testardo.

Una gran risata mi alleggerì la tensione. Poi, però, il vagone sobbalzò un pò, abbastanza da far tremolare le luci. D'istinto gli strinsi la mano. Erano troppo poche le volte che prendevo quel mezzo di trasporto e mai a quell'ora.

-Tutto okay? - 

Mi sussurò.

Cercai di annuire in modo convinto. Un altro balzo e la luce si spense per un secondo. Strinsi ancora la presa per poi stupirmi. Michael mi stava accarezzando la mano per tranquillizarmi. Mi piaceva quel gesto e immaginai quali altri era capace di fare con me. Arrosii e cancellai quei pensieri.

Una vocina dall'autoparlante ci avvisò della fermata e scendemmo subito. Le mani si erano lasciate.

Arrivammo subito alla destinazione. Era uno dei posti più belli che conoscevo. Quello in questione si trovava su una collinetta dove un muretto percorreva un tratto di strada isolata e si affacciava sulla città. Ci accomodammo sul muretto ad ammirare il bellissimo spettacolo di luci tra le stelle e la città.

-E' bellissimo qua.-  

Disse più a se stesso che a me.

Io concordai. 

La notte passava senza che ce ne accorgessimo. La luna dominava il cielo e per una volta, a Febbraio la temperatura superava i 22° C. Era bello stare lì, a parlare e ridere con lui. Michael era diverso da quelli che avevo conosciuto. Era forte d'animo, coraggioso, divertente e romantico. Mi disse che sarebbe stato un bel posto per un appuntamento. Dopo le sue parole mi sorpresi a guardarlo e ad arrossire. Lui non era da meno.

Diventammo amici improvvisamente. Ma ciò che pensavo di lui superava gli aspetti che trovavo in un amico solitamente e tutto ciò mi sorprendeva e spaventava.

Scesi dal muretto guardando a terra e mi sdraiai sull'erba fresca con le braccia dietro la testa ad osservare le stelle. Sentii che Michael mi stava raggiungendo e si sdraiò anche lui, vicino a me.

-Grazie. - 

Mi disse, quasi in un sussuro. La sua voce che si mischiava al vento e se ne andava.

-Per cosa?-

-Per avermi portato via da quel posto.-

-Figurati.-

Non restammo lì ancora a lungo ma il ritorno in metropolitana mi pesò di meno.

Avrei dormito la notte? No.

Avrei pensato a lui? Din Din, risposta esatta. Vince un viaggio nel mondo dei giocattoli difettosi. Perchè qualcosa in me non andava e credevo che sarebbe stato proprio il ragazzo dagli occhi grigi che sorrideva pensieroso vicino a me ad aggiustarmi.

Perchè forse mi ero innamorato. 

****spazio autore****

Non so che scrivere. Questo capitolo dice tutto. Il bello è che lo avevo sognato proprio questa notte. Spero di non andare troppo veloce con la storia tra i Muke e se avete qualche consiglio da darmi fate pure. Un grazie alla mia vicina di banco che ha scelto la canzone dei Green Day e per avermi fatto fare l'ennesima figura di merda. Ora tutti in classe sanno di questa FF. Ora però devo correre a fare i compiti o domani i prof mi spellano(?). Alla prossima, siete i migliori.

P.S.: un applauso al ciuffetto trasgressivo :')

Chills (muke)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora