Prologo

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Il ragazzo si accasciò contro la parete, i capelli scuri appiccicati alla fronte dal sudore; passò la mano con delicatezza sulla ferita, sibilando di dolore quando sfiorò lo spuntone di freccia ancora conficcato nel costato

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Il ragazzo si accasciò contro la parete, i capelli scuri appiccicati alla fronte dal sudore; passò la mano con delicatezza sulla ferita, sibilando di dolore quando sfiorò lo spuntone di freccia ancora conficcato nel costato. Solo quando sentì il rumore degli zoccoli che pestavano il selciato decise di rialzarsi, appoggiandosi con fatica alla fredda pietra alle sue spalle.

Il muro che gli dava sostegno si ergeva solitario nel bel mezzo del vendicativo deserto, forte contro ogni tipo di intemperia. La rovina affrontava senza timore la gelida notte e combatteva in un modo invisibile agli uomini la gravità, cosa che invece risultava sempre più difficile al giovane fuggitivo: si ritrovò costretto ad aggrapparsi ai mattoni mentre avanzava, le mani tremanti, soffocando un gemito di disperazione nel tentativo di rendersi invisibile agli inseguitori.

Lo attraversò una scarica non appena poggiò il peso troppo a destra. Sentì il terreno tremare più forte mentre i predatori si avvicinavano, il loro mantello fatto di pura oscurità, i loro destrieri schiumanti che nitrivano nel sentire quell'umano tanto particolare quanto sgradevole nei paraggi. Tutti gli erbivori lo temevano; peccato che lo stesso non valesse per gli uomini.

Riuscì a sentire il dardo arrivare ancor prima di vederlo, schivandolo con una destrezza offuscata dal dolore. Si lasciò cadere a terra proprio mentre la freccia rimbalzava contro il muro, laddove pochi secondi prima si trovava la sua testa.

E dire che mi volevano vivo...

Si tuffò dietro ad un cactus in un ultimo tentativo di celarsi, di nascondersi, ma in men che non si dica gli aggressori lo circondarono. Gli puntarono immediatamente contro tutte le armi in loro possesso eppure il fuggitivo, tanto temuto dai suoi avversari, non mosse neanche un muscolo per scappare: la sua testa girava, le ultime forze lo avevano abbandonato in quel salto verso un'illusoria libertà. Lasciò che la sua vista si oscurasse, che l'incoscienza lo portasse via con un abbraccio fraterno...

Ma prima sentì una voce nuova, profonda e stentorea, l'asprezza del deserto impressa in ogni singola parola pronunciata con una tranquillità quasi innaturale:
"L'avete preso?"
"Sissignore, purtroppo però... C'è stato un imprevisto."
Al fuggitivo sembrò che la rabbia del nuovo arrivato incendiasse l'aria intorno a lui, avvolgendolo in una coltre di fiamme ardenti: era ira allo stato puro, un odio così grezzo che si poteva avvertire a pelle... Il tono improvvisamente colmo di furia omicida repressa.
"Cosa è successo? Chi è stato?"

Nessuno dei presenti ebbe il coraggio di rispondere e il silenzio durò così a lungo che il ragazzo temette di essersi ormai dissipato nelle ombre, forse morto o semplicemente privo di sensi. Infine fu uno dei soldati a parlare, spaventato come una serpe di fronte al falco.
"Mentre lo inseguivamo una delle frecce lo ha colpito accidentalmente... Signore?"
"Accidentalmente. Ti dovrei tagliare la testa per la tua insolenza, ma per fortuna l'unica cosa su cui metterò le mani oggi è questo prezioso essere qui."
Il fuggitivo capì immediatamente di chi parlavano e si accasciò ancora di più ormai sconfitto, cieco e sofferente; l'uomo gli posò due dita sul collo per controllargli il battito cardiaco e il giovane rabbrividì, disgustato, non essendo in grado di ribellarsi o anche solo di sottrarsi a quegli artigli grifagni. Il tizio scoppiò a ridere quasi avesse letto i pensieri della sua vittima e solo in quel momento il giovane comprese l'entità del guaio in cui si era cacciato, ascoltando le parole fatali mentre si dibatteva nella propria mente, odiando se stesso per la propria debolezza:
"Benvenuto tra gli schiavi del Sultano... Embris."

Ci hanno messo in catene, ci hanno tolto tutto soltanto perché la magia scorreva insieme al sangue nelle nostre vene. Le nostre grida non le ascolterà nessuno: il popolo ha le orecchie tappate dalla paura, l'ascia del Sultano pronta a calare sui loro colli e a togliergli la vita senza alcun motivo, senza alcuna prova...
Serve che intervenga qualcuno di potente, di forte, la cui mente non è oscurata dalla brama di potere, di denaro, un individuo tanto furbo da essere insospettabile fino all'ultimo istante. E quando verrà quella persona io sarò lì ad attenderla, proteggendola con le mie fiamme e spegnendo i cuori dei miei nemici.

Perché forse non comprendo come possa un intero popolo sollevarsi contro un'oppressione di tal misura ma c'è chi lo sa, e sarà proprio al suo fianco che marcerò senza mai arrendermi o esitare.
Io, Embris Fireblood, giuro sulla mia stessa vita che guiderò la ribellione.

Le sbarre si chiusero alle spalle del prigioniero e a centinaia di chilometri, nel bel mezzo dei ghiacciai, un paio di occhi grigi si spalancarono all'improvviso.

"Il mondo brucerà!"


Eye of the Storm #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora