Capitolo 1

92 18 12
                                    

Isidea sussultò quando l'acqua del mare si increspò, un pesce che saltava nel punto in cui si trovava il suo naso poco prima; rise della sua stessa reazione e si passò una mano tra i capelli, del colore del fuoco, l'ansia che tornava lentamente a ...

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Isidea sussultò quando l'acqua del mare si increspò, un pesce che saltava nel punto in cui si trovava il suo naso poco prima; rise della sua stessa reazione e si passò una mano tra i capelli, del colore del fuoco, l'ansia che tornava lentamente a farsi strada nel suo cuore. La sua era una missione pacifica, un tentativo di stringere un'alleanza con una qualsiasi potenza militare che potesse aiutarli nella crisi che stavano affrontando, suo padre preoccupato per il destino del suo regno e del suo popolo; essere il sovrano di una terra così grande come l'impero di Oltremare, di una comunità così variegata portava tanti di quei problemi...
Isidea si spaventò quando la sua guardia del corpo, ovvero un uomo alto quanto un albero le comparve da dietro, fermandosi proprio accanto a lei ad osservare il paesaggio intorno a loro: la costa era vicina, sarebbero arrivati in meno di mezz'ora, e il suo guardaspalle sembrava sul punto di lasciare la nave a nuoto pur di toccare ancora una volta la terraferma con i piedi. Schiarì la gola con un colpo di tosse e cominciò il suo discorso motivazionale, mentre Isidea ascoltava con un orecchio e lasciava uscire dall'altro:
"Vostra altezza, stiamo per approdare. Era mia intenzione ricordarvi di seguire le indicazioni, agendo con prudenza e scoprendo tutte le sfaccettature dei vostri alleati prima di proporre un accordo; non provate nemmeno a contrariare gli altri sovrani, sono stato chiaro?"
Alla principessa quel tono non piacque affatto e quindi si ripromise di rimproverare severamente la guardia più tardi... Quando si sarebbe ripresa dal mal di mare, sia chiaro. Si concentrò invece sulla brezza salmastra, sorridendo quando l'odore di aghi di pino oscurò quello del sale che sentiva da mesi.
Popoli del Sud, stiamo arrivando!

La nave entrò in porto più tardi del previsto, quando il sole era ormai basso sopra l'orizzonte: le guardie cittadine non avevano riconosciuto subito lo stendardo della casata Yard e l'aspetto di quegli ospiti così inusuali li aveva messi sul chi vive, costringendoli a controllare la nave da cima a fondo prima di concedergli il permesso di approdare. Isidea sbuffò mentre un carretto pieno di pesce la sorpassava, dispiaciuta per quelle povere creaturine ma allo stesso tempo affamata, stanca ed infastidita dalla polvere che ricopriva le strade. Le sembrava di essere appena arrivata in un vespaio, altro che capitale dello stato del Deserto!
"La signorina Isidea Yard, immagino."
La ragazza sussultò, girandosi e ritrovandosi davanti un tizio ben poco raccomandabile: indossava un semplice turbante ed abiti di stoffa del colore della paglia, tipici dei nomadi del deserto, ma tutto il suo viso era nascosto da un velo nero e l'unica cosa che lo identificava era la sua voce. Isidea annuì, cauta, cercando di capire quali fossero le intenzioni di quello sconosciuto.
"In persona. E lei sarebbe?"
"Non è importante. Prego, mi segua, il Sultano la attende con impazienza."
Il piacere è tutto mio, signor Non Importa.
Finalmente la sua guardia del corpo si decise a raggiungerla, scatenando ancora di più la rabbia della giovane principessa e facendo inarcare un sopracciglio allo sconosciuto:
"Dove sei stato tutto questo tempo? Avrebbero potuto uccidermi, rapirmi e torturarmi dieci volte prima che TU ti accorgessi della mia assenza!"
"Mi scusi, altezza, ma stavo donando la mia colazione ai pesci... Come offerta di ringraziamento. Per la traversata tranquilla."
Isidea alzò gli occhi, ridacchiando, dissipando le sue stesse emozioni negative con una scrollata di spalle; ci ironizzò su invece, riprendendo lo stesso comportamento che suo padre utilizzava con i suoi Protettori.
"La prossima volta stammi attaccato come una cozza, al costo di offrire la tua colazione ai mercanti di passaggio. Questo gentiluomo ci sta invitando al Palazzo del Sultano: che dici, possiamo fidarci?"
La guardia si accorse finalmente dell'individuo fermo davanti a loro e lo scrutò da capo a piedi, un'ombra di dubbio che gli attraversava gli occhi; si arrese con un sospiro e agitò la mano, mostrando la sua solidarietà alla principessa:
"Non saprei dirle, mia signora, ma propongo di seguirlo. Al massimo gli taglierò la testa."
Mentre seguivano l'intrepido sconosciuto che non aveva mosso un muscolo alla temibile minaccia della guardia di Oltremare attraverso le stradine affollate del mercato, Isidea si guardò intorno e memorizzò ogni singolo particolare di ciò che vedeva: la gente abbronzata ma esageratamente magra, i bambini che mendicavano per mangiare almeno un pezzo di pane, le donne dai volti nascosti con delle stoffe di tutti i colori e di tutte le forme possibili e immaginabili. Isidea arrossì, imbarazzata, quando più di uno sguardo si fermò sulle sue labbra scoperte, sui suoi capelli rossi mentre questi seguivano il volere del vento e sui sandali ai suoi piedi, le unghie colorate che contrastavano il grigio delle mattonelle alla perfezione. Isi sospirò, sistemandosi la gonna e proseguendo il cammino a testa alta: era lì per negoziare, qualche usanza fin troppo strana non l'avrebbe fermata dal raggiungere il suo obiettivo...
Rimase a bocca aperta quando la loro guida misteriosa si fermò davanti ad un edificio bassissimo, del colore della sabbia, liscio come una pietra levigata e con poche finestre a mostrarne l'interno; l'unica parte che la principessa avrebbe osato definire accettabile era il giardino, il quale ospitava meravigliose piante esotiche e delle fontane dalle forme più improbabili. Fu così che, per la prima volta in vita sua, Isidea si ritrovò davanti la Residenza d'Argento; e fu anche la volta in cui le piacque di più.
Cielo, se questo è il Palazzo allora dove viviamo io e papà, in Paradiso?
Si riscosse dal suo momento di meditazione quando un altro uomo, più o meno sulla quarantina, uscì fuori dalla porta principale per andarle incontro: gli abiti sontuosi che indossava le fecero capire immediatamente che quel tizio non era solo importante, ma molto probabilmente persino il Sultano stesso. Le sue deduzioni si rivelarono corrette quando la loro guida si inginocchiò, portando la fronte sulle mattonelle per offrire i suoi servigi al proprio sovrano; il Sultano, a sua volta, lo salutò con un cenno del capo, rivolgendo subito dopo la sua attenzione alla principessa e al suo accompagnatore:
"Siete voi, dunque, la giovane erede di Fenestus Yard? Dalle sue lettere avevo inteso che foste un uomo, purtroppo non ho preparato un'accoglienza degna di una donna del vostro rango."
Isidea arrossì ancora una volta, imbarazzata, passandosi una mano tra i capelli ricci e cercando di sembrare il più disinvolta possibile, mostrando a quel reggente straniero come si comportava la loro gente con gli ospiti:
"Le vostre parole sono molto gradite, mio signore, ma non dovreste preoccuparvi dell'accoglienza: ci basteranno un pasto caldo e un luogo asciutto dove sistemarci, due mesi in mare non ti fanno desiderare altro che la terraferma."
Il Sultano annuì, mormorando qualcosa nella sua lingua alla guida e poi tornando a rivolgersi ai suoi due viaggiatori.
"Vi farò preparare subito delle stanze adeguate; nel frattempo, mia signora, vi prego di seguirmi per partecipare al banchetto in vostro onore."

Il salone dove vennero condotti era niente male, Isidea doveva proprio ammetterlo: le pareti erano molto più decorate che all'esterno, con lucernari argentati che prendevano dal soffitto, e il colore rosso del tappetto le ricordava vagamente quello del vino. Si sedette nel primo posto che le capitò di vedere, venendo subito spostata dal Sultano in quello che le era stato assegnato. Ecco un'altra bizzarra tradizione che non capiva: mettere i nobili affianco ai nobili, i ricchi vicino ai ricchi e gli ambasciatori vicino agli... Beh, ci siamo intesi, no?

Si prese il tempo necessario per sistemarsi i capelli, levandoli dal viso e pettinandoseli nervosamente con le dita, mentre la sua guardia si appostava all'entrata della sala. Passarono pochi istanti prima che la porta si aprisse di nuovo e, questa volta, ad entrare fu qualcuno che la principessa era DAVVERO felice di vedere.
"Lisa?"
"Isidea? O cielo, ISI!"
Le due ragazze si abbracciarono, ridendo, la nuova arrivata almeno una testa più alta della principessa; quando si lasciarono andare Isidea osservò con più attenzione la sua amica, rimanendo sorpresa nel vederla ancora più magra e provata del solito. Si erano conosciute quando Lisa era stata costretta a chiedere aiuto per la guerra tra la sua tribù e quella dei LongLifeLess, presentandosi alla corte del padre di Isidea ed incontrando proprio lì la giovane principessa di Oltremare; erano diventate amiche in men che non si dica, nonostante il netto contrasto tra la pungente ironia della guerriera del Nord e la timida gentilezza della giovane dai capelli rossi.
"Che cosa ci fai qui, Lisa?"
"E lo chiedi a me? Come hai fatto a convincere tuo padre a lasciarti andare così lontano?"
Le due non potevano essere più diverse di così: una coi capelli rossi e ricci e l'altra con la chioma bionda e liscia; una con gli occhi scuri, del colore del noce, e l'altra con due gemme azzurre al posto dell'iride.
"Oh, beh, sono qui per rappresentare mio padre e cercare di stringere un'alleanza con il Sultano... E con qualunque altro popolo sia disposto ad aiutarci."

Il tono di Isidea era frizzante. Leggero, eppure Lisa si incupì all'istante, lasciando una mano sulla spalla dell'amica come a darle conforto.
"La guerra civile vi ha messo in ginocchio?"
"Purtroppo sì. Tu invece?"
"Abbiamo avuto il tuo stesso problema, fino a qualche settimana fa. Ascoltami!" Lisa se la portò ancora più vicino con uno strattone nervoso, sussurrandole all'orecchio parole oscure: "Non fidarti di nessuno: ti spiegherò più tardi cosa intendo dire, ma questo luogo trasuda malvagità."
Isi rabbrividì, comprendendo il segreto celato dietro a quelle parole ma ritirandosi senza dire una parola dalla stretta della guerriera; voleva chiederle di più, voleva capire cosa poteva preoccupare un'indomita erede del Nord così tanto da farla temere per la propria incolumità...

Ma in quel momento un accordo di violino annunciò l'entrata del Sultano e le due amiche dovettero separarsi. Isidea, tesa e piuttosto riluttante a rimanere in quell'enorme sala, gli si avvicinò per chiedergli se poteva ritirarsi nelle sue stanze ma dovette fermarsi, sorpresa dalla folla di gente che lo seguiva e dalle porte che si chiudevano alle sue spalle, un paio di guardie che si appostavano all'entrata con le lance in alto e un'espressione decisamente poco amichevole sul volto. Il Sultano sorrise amabilmente, fissandola negli occhi per un momento di troppo ed esordendo ad alta voce:
"Benvenuta nel Deserto, principessa Yard."

Eye of the Storm #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora