Capitolo 6

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Cavalcarono tutta la notte e una buona parte del giorno, i loro destrieri presi in prestito dalle stalle del Sultano e tutte le cose per il viaggio raccolte in fretta e furia, proprio mentre la serva cercava di svegliarsi e Syn la tramortiva ancor...

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Cavalcarono tutta la notte e una buona parte del giorno, i loro destrieri presi in prestito dalle stalle del Sultano e tutte le cose per il viaggio raccolte in fretta e furia, proprio mentre la serva cercava di svegliarsi e Syn la tramortiva ancora una volta con la sabbia. Isidea gridava dentro di sé per l'amarezza, colta di sprovvista da quella svolta inaspettata ma sentendosi a sua volta soddisfatta della scelta compiuta; la sua unica possibilità di riposo si presentò sotto forma di oasi, un gruppo di palme e piante grasse che circondavano uno specchio d'acqua inaspettatamente limpido. Embris intimò loro di restare dov'erano mentre andava a riempire gli otri vuoti e si dileguò, lasciando i suoi compagni da soli e abbastanza preoccupati tra le calde sabbie del Deserto; appena capirono che non vi era alcuna fonte di pericolo imminente Lisa si accasciò per terra, distrutta dalla lunga cavalcata, ed Isidea la seguì subito dopo. Il sole stava iniziando a calare di nuovo quando il ragazzo tornò e, con immensa sorpresa, si ritrovò davanti i suoi compagni tutti raggruppati intorno ad una minuscola creatura, incuriositi dal suo aspetto esotico quanto letale: Embris si rese conto che era una semplicissima lucertola, le scaglie qualcosa di nuovo per quegli stranieri di altre terre, e quasi si mise a ridere nel vedere con quanta circospezione trattavano la piccola creaturina.
"Non avete idea di cosa sia, vero?"
"A me sembra un drago, solo che non sputa fuoco e non ha le ali."
A rispondere era stato Syn, che incuriosito aveva avvicinato le dita alla lucertola e l'aveva accarezzata sul dorso; questa, spaventata da tante attenzioni, era sgusciata via il più velocemente possibile, ritrovandosi per puro caso ai piedi di Embris e rimanendo ferma, immobile, pur di sfuggire ad un possibile destino mortale. Ma lui si limitò semplicemente a scostarsi, lasciandole una via di fuga verso il laghetto e osservando con immenso divertimento come i suoi amici reagivano nel vederla andare via, i ragazzi incuriositi mentre Isidea sembrava quasi triste.
"È un animale che troveremo spesso, nel deserto: non avrete problemi nel rivederne uno. Però dovrete stare attenti poiché gli esemplari più piccoli sputano acido sugli aggressori e, a quest'ora, Syn avrebbe avuto un buco nella mano."
"Oh sì amico mio, grazie per avermi avvertito DOPO avermi lasciato toccare quella roba!"
Lisa rise, posando una mano sulla spalla del suo compatriota nel falso tentativo di consolarlo:
"Tu, invece, avresti potuto tenere le tue manacce lontano da quello che non conosci! E se fosse stato qualcosa di carnivoro, eh?"
Il Nord abbassò la testa, imbarazzato, e Conrad rise con piacere della sua disgrazia; Isidea invece rivolse la sua attenzione agli otri pieni d'acqua, curiosa, notando quanti fossero e chiedendosi perché il ragazzo fosse andato a riempirli da solo:
"Non credo che ci servirà tutta quell'acqua, hai detto che la prossima città è ad una giornata a cavallo da qui!"
"Prima di tutto, principessa, nel Deserto è sempre meglio avere acqua in abbondanza piuttosto che ritrovarsi senza. Inoltre viene usata come moneta di scambio al posto dell'oro, siccome i ricchi costruiscono le loro case attorno ai pozzi e non permettono ai poveri di avvicinarsi a meno che non paghino un dazio."
"Ma è crudele!"
"Lo so perfettamente, Isi, ma tale è la vita che si conduce sotto al giogo del Sultano: prima che arrivasse lui, nonostante la cultura comunque basata sulla servitù, tutti i cittadini venivano trattati con rispetto, dal più ricco al più povero, e si pativa la sete tutti insieme quando le piogge non arrivavano nel periodo previsto..."
La rossa annuì, incoraggiata dalle parole di Embris, mentre lo sguardo di Lisa vagava preoccupato sulle dune in lontananza; alla fine la Nord si schiarì la gola tossendo ed affermò:
"Ci accampiamo qui, siamo esausti e non riusciremmo a proseguire oltre; in più abbiamo l'oasi qui vicino, ma abbastanza distante da non attirare l'attenzione degli animali e disturbarli. Chi fa il primo turno?"
Isidea alzò timidamente la mano, sorprendendo la sua amica, e mormorò con le gote rosse per l'imbarazzo:
"Vorrei essere io a farlo, ma solo a condizione che Embris rimanga sveglio con me e risponda alle mie domande: devo comprendere molte cose, tra cui come funziona la magia, e vorrei cogliere l'occasione per chiedergliele."
Lisa annuì, pienamente d'accordo con la decisione dell'amica nonostante si vedesse lo sconcerto sulla faccia di Conrad ed esordì con sicurezza:
"Avrete tre ore di turno prima di chiedere il cambio, utilizzatele bene! Sarai tu, Embris, a svegliarmi per il secondo turno... D'accordo?"
"Sissignora!"
Il ragazzo si inchinò in un gesto abbastanza ironico ma con un'espressione così seria da passare quasi per un soldato vero e proprio.
"Ai vostri ordini. Però, nel caso ti volessi lasciar riposare ancora un po', tu non odiarmi: la notte è lunga e un'ora in più non fa mai male a nessuno."
 
I due guardiani si sistemarono a poca distanza dalle tende improvvisate, sedendosi direttamente sulla sabbia e cercando una posizione più confortevole per passare le tre ore seguenti in pace; fu proprio Isidea a rompere il silenzio, ponendo le sue domande timidamente e cercando di non essere troppo invadente nei confronti del ragazzo:
"Quindi tu sei nato con la magia nel sangue?"
"A dire il vero nessuno, a questo mondo, nasce con la magia: l'ho ricevuta in dono dalla natura, siccome quando ero piccolo avevo salvato un Puledro delle fiamme da morte certa. Il piccolo stava affogando ed io, che all'epoca avevo sette anni, ho percorso il lago a nuoto e l'ho portato a riva; in quel momento aveva preso fuoco, ma invece di scappare come gli altri individui della sua specie mi aveva passato il muso sulla mano per ringraziarmi, donandomi così il potere delle fiamme."
Isidea annuì, affascinata da quella storia e divertita dalla punta di meraviglia che sentiva nella voce di Embris: nonostante avesse quelle capacità da anni si vedeva che ne era ancora affascinato, innamorato della possibilità di fare un qualcosina in più rispetto agli altri esseri umani ma senza alcun vanto.

"E quindi, da quel momento in poi, sei stato in grado di controllare il fuoco?"
"In realtà è stata una scoperta graduale, ho dovuto imparare a gestire la magia e a domarla, comprendendo così anche come usarla in quantità maggiori o minori a seconda dell'occasione. La magia è come un muscolo: più la alleni e più forte diventi."
"Anche Syn, di conseguenza, non ce l'ha innata..."
"Credo che lui l'abbia ricevuta quando era ancora in fasce, vedendo quanti tipi di polvere riesca a controllare e quanto sia bravo nel farlo. In qualsiasi caso non la possiede fin dalla nascita,  no... E nonostante questo devo ammettere che ha un controllo straordinario sui suoi poteri, i sentimenti non intaccano minimamente ciò che fa. Sarei geloso se non sapessi di essere in grado di farlo anche io, purtroppo durante la prigionia non mi sono allenato affatto e quindi... È come se fossi tornato al livello zero."
"Come mai il Sultano ti vuole così tanto se ha già una strega dell'aria?"

Il ragazzo sembrò confuso, un sopracciglio che si alzava verso l'alto e gli occhi verdi impegnati a sondare i suoi, cioccolata e smeraldo che si fondevano per cercare di dissipare quel mistero insieme; alla fine Embris scosse la testa, nemmeno una risposta plausibile a formarsi nella sua mente:
"In effetti non ha senso, a meno che lui stesso non sia al corrente di avere una strega a corte... Il che è poco probabile."
Lei alzò le spalle, altrettanto confusa, mentre provava a formulare una teoria:
"E se ti volesse per qualche tua capacità particolare? Non lo so, il fuoco mi sembra molto più distruttivo dell'aria..."
"Potrebbe essere." Ammise mesto il ragazzo abbassando gli occhi sulle proprie mani, la tristezza che faceva capolino da ogni suo singolo gesto:
"Sembra quasi che io... Che io sia nato per fare del male. Ma non voglio essere così: voglio liberare la mia gente da un tiranno, voglio dare loro una vita sana e felice, voglio offrire a questo mondo la possibilità di diventare migliore! Allora perché ho ricevuto proprio io il fuoco? Perché non l'acqua, curativa, che mi avrebbe permesso di aiutare le persone anche da un punto di vista fisico?"
A quel punto fu il turno di Isidea di rispondere al suo interrogativo, sorridendo incoraggiante:
"Perché il fuoco non è solo distruzione: è passione, è amore, la devozione più totale ad un principio unico che spazza via tutti gli ostacoli sul suo cammino. Tu sei proprio come il tuo elemento, appassionato ed inarrestabile: non hai niente da temere da parte del tuo elemento!"
Embris annuì, ridacchiando piano mentre mormorava:
"Sei proprio una cittadina di Oltremare, vedi sempre il lato positivo di ogni situazione."
"Ehi! Potrei offendermi, quindi non generalizzare le mie origini!"

Alla fine rimase in silenzio finché non le si formò un ultimo interrogativo nella testa; aspettò un quarto d'ora per essere sicura che non ci fossero nemici di nessun tipo in giro e poi ricominciò a parlare, sperando che il ragazzo non si fosse stancato di risponderle:
"Scusa se ti disturbo di nuovo, ma ho un'ultima domanda: come hai incontrato Lisa? Insomma, essendo un'ambasciatrice anche lei non avrebbe dovuto mai sapere della tua esistenza..."
La risata di Embris riempì l'aria del deserto, il silenzio rotto soltanto dalla sua voce che cercava di placarsi pur di non svegliare gli altri; alla fine si riprese e smise di ridere, scusandosi con Isidea:
"Non era mia intenzione sembrare maleducato, è solo che si è trattato di un caso tanto unico quanto divertente: in pratica un paio di mesi fa stavo scappando dalle guardie, siccome ero riuscito ad evadere durante il loro cambio turno, ma mi avevano circondato e allora mi ero tuffato nella porta alle mie spalle... Ecco, era la stanza di Lisa. Che si stava cambiando. Mi ha lanciato uno stivale in testa e mi ha tramortito, ma poi è venuta a trovarmi in prigione per capire chi ero e perché stavo scappando: è da allora che ci conosciamo, è da allora che pianifichiamo la rivolta."

Isidea ridacchiò, divertita, ed Embris le rivolse il sorriso più dolce che gli avesse visto fare fino a quel momento. Il ragazzo sussurrò, ancora immerso nei suoi pensieri:
"Lei è così... Libera. Così onesta, forte, coraggiosa! Io che combatto per questi valori la vedo quasi come un sogno: lei è la perfezione quando si tratta di esprimere il proprio parere, non esita ad risponderti a tono ma allo stesso tempo ti rispetta per ciò che sei. Voglio essere come lei, un giorno. Voglio essere me stesso in tutto quello che faccio."
Poco dopo il giovane sembrò riscuotersi dal suo limbo di felicità e si alzò di scatto, offrendole la mano e scrollandosi la sabbia di dosso con l'altra:
"Le tre ore sono passate: tocca a Lisa ora."

Eye of the Storm #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora