Capitolo 4

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Erano tantissimi: riempivano la cella e mi toglievano tutta l'aria di cui disponevo, tirandomi su con le loro braccia ricoperte di stoffa

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Erano tantissimi: riempivano la cella e mi toglievano tutta l'aria di cui disponevo, tirandomi su con le loro braccia ricoperte di stoffa. Siamo qui per renderti presentabile, dicevano. Dobbiamo farti incontrare una persona importante, dicevano.
Mi buttarono in una vasca e rimasi lì, stupito dal calore emanato dall'acqua e crogiolandomi in quel piccolo momento paradisiaco, ma subito dopo venni tirato di nuovo su e passato da un individuo all'altro, pettinato e vestito, la vista ancora annebbiata coi miei poteri che brontolavano, preoccupati da quell'orda di persone che stavano invadendo il mio spazio personale. Mi appoggiarono una brocca alle labbra e, dopo aver bevuto, finalmente ci vidi più chiaro: il fuoco avvampò ed ebbi la tentazione di ruggire, di bruciarli tutti e di liberarmi...
"Tu devi essere Embris Fireblood. Non fare brutti scherzi, il Sultano mi ha mandato qui per tenerti d'occhio."
La voce proveniva da una giovane donna, comunque più grande di me di qualche anno, i capelli scuri tirati in una coda ed il saio da schiava coperto di polvere; non ci fu bisogno di chiederglielo, avevo capito fin da subito che anche lei aveva la magia, un solo sguardo e i nostri poteri avevano cominciato ad attirarsi l'un l'altro.
Sogghignai, deliziato dalla sfida che mi stava lanciando con quel faccino rivolto verso l'alto, un timore leggero come l'aria che ne circondava la figura:
"Pensi che potresti fermarmi se decidessi di darti fuoco? Ma per favore."
La mia risposta sarcastica non ebbe alcun effetto, anzi: la rassicurò, facendole abbassare leggermente la cresta e piantare i suoi occhi scuri nei miei.
"Credimi quando ti dico che ti sconfiggerei. Il tuo elemento dipende dal mio: sono io a controllare l'aria che respiri, ricordatelo, e devi a me ogni singolo istante della tua vita."
Quando capii con chi avevo a che fare trasalii, non perdendo però quella superficie sarcastica che avevo creato; poteva anche essere una serva, ma aveva il potere dell'aria tra le mani... E non avrebbe esitato a soffocarmi.
Sospirai, come se mi fossi rassegnato, e le feci la domanda che mi tormentava da tanto:
"Chi devo incontrare?"

"La vostra voce è incantevole, signorina: è così piena di giovinezza che mi ci tufferei dentro, magari mi lavasse via la vecchiaia!"
La matrona rise, così come tutte le galline dalle piume d'oro che la circondavano; Isidea si accasciò sulla sedia, confusa, non capendo bene se la stavano prendendo in giro o se stesse dicendo sul serio. La favorita del Sultano era piuttosto... Ampia, tanto da occupare tutta la sedia e pure un pezzettino di quella affianco. C'era da aspettarselo, considerando il tipo di uomo che si era ritrovata come amante, ma Isidea era rimasta comunque sorpresa dall'atteggiamento incivile di quella donna; si sistemò il vestito con imbarazzo, un semplice completo verde che le ricordava le palme del suo giardino, e sentì lo sguardo della matrona che si posava su di lei.
"Oh, piccola fenice, non volevo intimidirti! Sei molto delicata, avrei dovuto trattarti con molto più rispetto, ma quello che ti attende tra qualche minuto sarà ancora più imbarazzante... Quindi goditi questi ultimi istanti soltanto con me!"
"Oh, sì, la mia padrona è meravigliosa!"
"Oh, sì, non vedo l'ora di scoprire cosa accadrà!"
Isi distolse lo sguardo da Shera e si allontanò da lì, viaggiando nel suo mondo immaginario e andando a visitare suo padre. Non aveva mai fantasticato su qualcosa di così terreno, di così semplice, ma gli intrighi di corte la stavano uccidendo e la sua terra natia sembrava sempre più invitante, sempre più lontana...
Si sentì un rumore di tamburi, poi una voce maschile che proclamò:
"Tra cinque minuti farà il suo ingresso il tanto atteso ospite!"
"Oh, preparati amica mia!" Shera le sfiorò il braccio, indicandole i battenti in legno di mogano. "Sta arrivando qualcuno di molto interessante. Non vedo l'ora di presentartelo, purtoppo è così taciturno! A volte mi risponde in modo brusco, ma credo proprio che con un faccino come il tuo non oserà neanche aprir bocca."
Isidea si incuriosì: chi era quell'individuo? Cos'avrebbe rappresentato, per lei? Ma la favorita non aveva intenzione di lasciarla aspettare in silenzio:
"Schiena dritta, mani sul tavolo, un sorriso su quelle belle labbra e lo sguardo più sereno che riesci a rivolgermi! Ecco, bravissima, adesso sei pronta a conquistare il cuore di quello scorbutico."
La principessa si impietrì, le porte che si aprivano proprio nel momento in cui il suo sguardo passava dal tranquillo allo spaventato:
"O cielo..."

I battenti si spalancarono e la vidi, gli occhi dello stesso colore della cioccolata e i capelli in fiamme. Era il volto stesso dell'innocenza: le emozioni che le danzavano sul viso, la maglietta verde ad incorniciarle la figura minuta, le labbra leggermente schiuse a sussurrare qualcosa: o cielo...
Allora sapeva chi ero! Mi inchinai ancora prima che la serva coi poteri mi costringesse a farlo, toccando con la fronte il pavimento e pregando che lo avessero pulito da poco: le danze erano appena cominciate, e sia io che la principessa stavamo ballando con le serpi.

Era molto più affascinante senza gli strati di sporco addosso: il naso un pochino all'insù, così leggermente da sembrare quasi normale e che gli dava un'aria da bandito, i capelli castani schiariti dal Sole ed un sorriso a labbra chiuse. Quando finalmente rialzò il capo gli occhi verdi di lui incontrarono quelli marroni di lei ed Isidea capì che l'aveva riconosciuta e che sapeva perfettamente a quale gioco stavano prendendo parte; notò le sue dita che mostravano un simbolo strano da dietro la schiena, tutte piegate tranne l'indice e il mignolo. Isi riconobbe facilmente il messaggio di pace usato dai guerrieri Nord e lo salutò con un leggero cenno del capo.
"Principessa Yard, vi presento il nostro schiavo più ambito: Embris Fireblood."
"Ne avevo già sentito parlare, Lady Shera. A cosa devo il piacere di questo incontro?"
"Ah, volevamo offrirvelo come guida personale e come... Scorta di riserva quando vi addentrerete nei meandri del deserto." Shera le fece l'occhiolino, facendola arrossire: "Il mio signore vi aspetta nel suo palazzo ad Ingi e dovrete attraversare un territorio impervio per raggiungerlo. Questo ragazzino, invece, conosce perfettamente tutte le strade percorse dai nomadi e saprà tranquillamente condurvi al sicuro."
In quel momento la serva che le avevano assegnato spuntò da dietro la schiena di Embris, salutandola, e la principessa notò come il suo alleato in incognito si irrigidiva; si ripromise di chiedergli una spiegazione più tardi e gli indicò la sedia affianco a sé, mormorando:
"Vieni a sederti con me. Devi essere affamato: perchè non prendi qualcosa?"
Shera sussultò, ma ormai ad Isidea non importava più la sua opinione; Embris si sedette con cautela affianco alle due nobili e solo in quel momento la ragazza notò quanto fosse magro, le costole che sporgevano da sotto la semplice maglietta. Gli porse una mela che il ragazzo divorò in meno di un minuto, lasciandola a bocca aperta, mentre Shera rideva di gusto:
"Che ti dicevo, mia piccola fenice? Non è una creatura meravigliosa?"
Creatura... Isidea smise di sorridere, la tristezza che si faceva pungente nel sentirlo chiamare così, quindi non potè fare a meno di abbassare lo sguardo sulle proprie ginocchia. Embris dovette avvertire il suo dolore perché distrasse la favorita, commentando su quanto fosse deliziosa la cena.
"Oh, caro, non ti devi preoccupare, mi fa piacere che questa piccola meraviglia sia riuscita finalmente a farti aprire bocca!"
Il pranzo proseguì in silenzio, con qualche battutina che viaggiava tra Shera ed Isidea, finchè una campana non suonò la fine della serata. Le due si congedarono, con Embris che continuava a seguire la principessa mentre il resto del corteo, serva di Isidea inclusa, si allontava insieme alla matrona; la ragazza percorse un bel tratto prima di accorgersi che qualcosa non andava e, voltandosi, si ritrovò gli occhi incuriositi di Embris davanti.
"Perché sei ancora qui con me?"
"Prima di tutto ti devo parlare in privato, senza quella strega dell'aria attorno. Secondo, a quanto pare vogliono che tu mi corrompa e mi rivenda al Sultano come burattino da battaglia, quindi posso passare la notte vicino a te."
"... Chi sarebbe la strega dell'aria?"
Il ragazzo ghignò, la consapevolezza di avere già la risposta che si faceva strada nella mente di Isi:
"La tua nuova serva: l'hanno mandata a spiarti, piccola fenice."

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