Capitolo 10

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Un lampo illuminò il cielo notturno mentre centinaia di piccole goccioline scendevano giù dal cielo, benedicendo la piccola cittadina di Huriya; il ragazzo dagli occhi verdi scrutava la piazza con la curiosità tipica dei giovani, piccole scintille...

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Un lampo illuminò il cielo notturno mentre centinaia di piccole goccioline scendevano giù dal cielo, benedicendo la piccola cittadina di Huriya; il ragazzo dagli occhi verdi scrutava la piazza con la curiosità tipica dei giovani, piccole scintille di felicità ad illuminargli il viso mentre scorrazzava sotto alle gonne della gente, correndo con agilità tra i compratori e sfiorando le tuniche dei mercanti al suo passaggio.
Era una giornata meravigliosa per gli abitanti del Deserto: stava per piovere a dirotto, e molti di loro si stavano affrettando per comprare otri e altri tipi di contenitori per raccogliere l'acqua piovana e conservarla, trasformandola in merce di scambio oppure filtrandola fino a farla diventare acqua potabile. Il ragazzino però non aveva questo tipo di obiettivo: stava correndo come un matto verso casa per portare alla madre un regalo, un piccolo ciondolo avvolto in fogli di pergamena fornitigli gentilmente da madre natura a poco prezzo, considerando qualche escoriazione che gli percorreva il viso e le mani. Il giovane si fermò davanti alla casa ma si accorse che era vuota poco prima di posare le nocche sul legno ruvido, importato da qualche terra lontana dove gli alberi avevano un tronco e foglie verdi, morbide, un miraggio per qualcuno che, come lui, non si era mai allontanato dalla sua città natale. Eppure... Tutto sarebbe cambiato in pochi istanti.
Una mano lo afferrò da dietro, costringendolo a voltarsi verso la figura inginocchiata di suo padre che gridò preoccupato:
"Tirren!"

"Ehi, Embris! Mi senti? Stai bene?"
Il ragazzo si riscosse, annuendo con aria assente mentre Lisa lo guardava con ansia, mormorando a bassa voce per non farsi sentire dai nomadi:
"Ti sei perso nei tuoi pensieri per una buona mezz'oretta, pensavamo tutti che stessi dormendo ma quando abbiamo notato che avevi gli occhi aperti ci siamo preoccupati... Cosa c'è che non va?"
"Tutto apposto, non preoccuparti"
Embris le sorrise e, nonostante intuisse che il ragazzo non le aveva detto proprio tutta la verità, Lisa preferì non indagare oltre. La ragazza rimase in silenzio e continuò ad osservare da lontano l'Oasi del Serpente bianco mentre il sole iniziava a far capolino da dietro le dune, tigendo di un rosso carminio il cielo e facendo risplendere i granelli di sabbia come fossero polvere dorata. Mancava poco all'agguato, ormai: Conrad finì di ripulire con calma la sua spada, infilando il panno in una delle tante tasche offertagli dalla sua armatura di cuoio nel frattempo che Syn chiudeva finalmente gli occhi, rilassandosi, smuovendo la sabbia intorno a loro fino a creare un piccolo vortice. Di lì a poco avrebbero creato una tempesta, poi un uragano, infine avrebbero diretto quella furia della natura contro l'accampamento nemico...
"Papà?"
Ognuno dei quattro guerrieri lì riuniti si irrigidì mentre Embris si voltava, scovolto, ritrovandosi davanti un bambino che non poteva avere più di dieci anni: era scalzo, zoppicante, il resto di una catena di ferro penzolava dalla sua minuscola caviglia ustionata dal sole. L'incantatore del fuoco rabbrividì a quella vista, il sogno che continuava a tornargli in mente nel frattempo che Lisa si avvicinava al piccolo ferito:
"Ehi, che cosa ci fai qui?"
Il bambino non rispose ed Embris sentì un brivido percorrergli la schiena, un pessimo presentimento a riempirgli la mente di terrore. Fu soltanto quando il nitrito di un cavallo riecheggiò nell'aria che comprese, muovendosi il più velocemente possibile per allontanare Lisa dal bambino:
"ATTENTA!"
Troppo tardi: un piccolo ago comparve nelle mani del malfattore e si conficcò nella gamba della guerriera, facendola sibilare, mentre Syn realizzava di aver appena lasciato la propria protetta indifesa e si rialzava di scatto con un ringhio ferale. Un muro di sabbia colpì il bambino e lo mandò dritto contro una duna,  seppellendolo, mentre un Syn furioso si affrettava a sorreggere Lisa e a portarla di nuovo dietro al masso, al sicuro; Embris si mise tra i suoi compagni ed il bambino con Conrad affianco, pronto a difendere i suoi amici, quando una voce roca uscì da dietro la duna in questione:
"Non potete fare niente, ormai, se non arrendervi: la vostra compagna è stata avvelenata e noi siamo gli unici nel raggio di chilometri ad avere l'antidoto. Posate le armi a terra e che il vostro mago si faccia avanti, subito!"
Fu allora che Embris comprese di avere ancora un piccolo vantaggio, la sua identità celata, alzando le mani vuote in aria per far capire che non era armato mentre Conrad gettava a terra la spada con uno sbuffo; fu Syn a farsi avanti maledicendo il capo dei banditi, lasciando che una Lisa ancora lucida ma dolorante si stendesse su un comodissimo materasso di sabbia nel frattempo che loro si liberavano di quei nomadi senza cuore. Il guerriero Nord si mise di fronte ad Embris, cercando di placare la propria furia ma non riuscendo a nasconderla ai malviventi; ringhiò contro il loro capo con odio, esclamando:
"Perché avete mandato un bambino per attaccarci? Quale vigliacco farebbe mai una cosa del genere?"
"Perché tale è la vita: quando gli avversari sono troppo forti per affrontarli non puoi farlo direttamente. Devi aggirarli, trionfare in un modo così inaspettato da lasciare spiazzati i tuoi nemici... Per poi distruggerli senza pietà."
Embris rabbrividì mentre Conrad imprecava a bassa voce, Lisa che cercava di intervenire in un sussurro fioco:
"Ragazzi... Non badate a me, starò benissimo. Vi prego: fermateli!"

Ma Syn non la ascoltò, facendo un cenno in direzione del capo mentre chiedeva:
"Che cosa vuoi da noi? Non abbiamo denaro o beni preziosi, le nostre armi varranno ben poco sul mercato e la nostra presenza qui non ti da alcun fastidio..."
"Oh, quanto sei sciocco. Non vi é giunta la copia della lettera? L'imperatore di Oltremare ha smarrito una figlia... È stata rapita da un gruppo di banditi Nord, al cui fianco viaggia un mago potente e terrificante. Se quel maghetto sei tu, straniero..."
L'uomo si avvicinò, sussurrando all'orecchio di Syn da una distanza così piccola da far rabbrividire il ragazzo, disgustato:
"Allora perché smuovi la sabbia e non il fuoco? Chi è l'altro mago di questa spedizione? Ma soprattutto dov'è la principessa che tenete prigioniera?"
La mano di Syn si mosse quasi in automatico, facendo sussultare Embris il quale vedeva tutta la scena dalla sua destra: il guerriero Nord strinse con una mano il pugnale che il bandito aveva cercato di conficcargli nel costato, tenendogli nel frattempo un pezzo di vetro attaccato alla gola perché il malvivente non si muovesse. Un ghigno si formò sul viso di Syn, le sue parole successive un mormorio quasi impercettibile:
"Sai qual è l'unica favola del vostro popolo che arriva al Nord, disgraziato?"
Gli torse il polso con un movimento repentino nel frattempo che gli altri nomadi si riprendevano dalla sorpresa; questi ultimi tentarono di aiutare il loro padrone ma vennero fermati da un dolore fiammeggiante che si propagò per le loro vene, gli occhi di Embris luccicanti come quelli di un gatto nell'oscurità.

Sul viso del ragazzo si formò un ghigno all'apparenza inquietante ma in realtà privo di emozione, il quale apparve simmetricamente anche sul volto di Syn. Quest'ultimo allontanò un attimo il pezzo di vetro dalla gola del nomade, sussurrando:
"Oh guarda, hai qualcosa sul viso..."
Per poi dargli un pugno e stenderlo a terra, urlando al suo corpo esanime con l'intento di spaventare gli altri componenti del gruppo:
"Ops! Era dolore."
Uno dei delinquenti si preparò ad attaccarli ma Embris lo tenne a distanza con una fiammata, severo, mentre Syn recuperava il pugnale del capo dei banditi.
"Allora tesori miei, le condizioni sono queste: o ci date il rimedio per il veleno, oppure il vostro capo perde la sua stupidissima testolina... E così ognuno di voi subito dopo."
I nomadi tremarono come foglioline al vento finchè uno di loro non si fece avanti, esitante, protendendo una mano vuota verso Conrad (siccome era l'unico individuo che, nel più e nel meno, sembrava essere una persona normale):
"Non lo abbiamo noi! È il bambino che conserva tutte le ampolle, il figlio del capo."
Conrad sospirò, rinfoderando la spada in quel caso inutile e ragionando su dove potesse essere finito il ragazzino. Syn scosse la testa, giocherellando con il pugnale mentre borbottava:
"Così non troveremo mai quel piccolo delinquente! Qualche indizio?"
Lisa gemette per richiamare l'attenzione dei compagni, una brutta macchia violacea che si espandeva velocemente dal ginocchio verso il resto del corpo; se avesse raggiunto il cuore... Embris rabbrividì, dandosi mentalmente dello stupido: non avrebbe perso anche lei! Più cresceva la sua disperazione più una sensazione di calore gli si diffondeva nel petto, calmandolo,  un'altra visione a farsi strada tra i suoi pensieri: vedeva il ragazzo correre via, circondato da un branco di cavalli dal manto nero come la notte...
Destrieri del Fuoco.
Il ragazzo scoppiò a ridere, voltandosi verso Syn e riferendogli tutto:
"So dov'è il bambino. Mentre scappava è finito in un branco di Destrieri del Fuoco che lo stanno tenendo d'occhio per me, ma ci conviene sbrigarci se non vogliamo perdere l'ultima speranza per Lisa. Andiamo?"
Syn rinfoderò il pugnale, scattando in piedi ed avvolgendo il corpo del capo in una coltre di sabbia; Conrad passò affianco al resto dei banditi, beccandosi qualche insulto provocatorio senza reagire minimamente ed osservando invece il paesaggio dalla cima della duna. Chiese ad alta voce:
"Quanto sono lontani?"
"Precisamente? Non saprei dirti, ma ha parecchio vantaggio su di noi."
Syn annuì alle parole di Embris e gli mise una mano sulla spalla, esclamando:
"Andiamo a prendere quel pezzente!"

Isidea guardò incuriosita l'oggetto che Agnes le aveva appena consegnato, soppesando inquieta quel bastone di legno con all'apparenza nulla di particolare. Appena capì che vi era qualcosa di anormale cercò con gli occhi la maga del ghiaccio, chiedendole:
"Che cos'ha di particolare? Perché me lo stai consegnando?"
La giovane donna le si sedette affianco, un barattolo di spezie nella mano e l'altra coperta da un guanto di velluto; aprì il barattolino con la mano guantata e le spiegò tranquillamente:
"Sai, il tuo amico dalle mani infuocate mi ha fatto una stranissima domanda: mi ha chiesto come mai il Sultano dovrebbe volere più di un mago al suo servizio."
Isidea annuì, ricordandosi della domanda che aveva fatto ad Embris ed intuendo che, in quel momento, Agnes le avrebbe fornito una risposta. Si fece più attenta e raddrizzò la schiena, incitando la maga a continuare.
"Quindi?"
Agnes posò il barattolo aperto su di una panchina, prendendo dall'interno una foglia ed inziando a masticarla; dopo un po' soffiò sul bastone e quello si illuminò, rune argentate a percorrerne la superficie mentre la maga lo prendeva cautamente in mano e lo puntava contro il soffitto della sua baracca. Una sfera di ghiaccio si formò sulla punta di quest'ultimo, iniziando a caricarsi di energia mentre Agnes si voltava verso Isidea, sogghignando:
"Stai per vedere qualcosa che ha fatto impazzire migliaia di studiosi, principessa. State per ammirare uno dei capolavori creati dal Sultano in persona"

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