Capitolo 9

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"Apri gli occhi!""No, mi rifiuto, tu vuoi bruciare la mia anima attraverso le mie orbite oculari e spedire ciò che resta di me nel caldo inferno dei demoni senza volto!"Embris la guardò, confuso, mentre la maga del ghiaccio continuava a tenere le ...

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"Apri gli occhi!"
"No, mi rifiuto, tu vuoi bruciare la mia anima attraverso le mie orbite oculari e spedire ciò che resta di me nel caldo inferno dei demoni senza volto!"
Embris la guardò, confuso, mentre la maga del ghiaccio continuava a tenere le palpebre abbassate con un'espressione che ricordava vagamente il muso corrucciato di un bulldog; Lisa si trattenne dal ridere, affiancando il ragazzo e mormorando alla compatriota Nord:
"Ti puoi fidare di lui, Agnes: hai la mia parola che non ti farà del male. E poi non ha ancora quel tipo di potere!"
Alle parole della sua tanto adorata regina Agnes aprì finalmente gli occhi, continuando però a fissare il terreno finché comprese di aver commesso uno sbaglio nel giudicare il ragazzo; infine alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi di Embris, ridacchiando mentre recuperava la sua iniziale spavalderia ed esclamava giuliva:
"Quindi, miccia dei miei stivali, a cosa ti servono le mie pupille? Vuoi farmi un complimento forse?"
Embris si trattenne dal dare fuoco ai capelli della maga, già di per sé corti, riuscendo invece a scandire a labbra chiuse ciò che gli serviva chiedere:
"Abbiamo trovato delle sfere di ghiaccio nel tuo capannone. Dimmi: potresti usarle per seguire i movimenti degli scagnozzi del Sultano?"
Agnes sogghignò, i denti bianchi che riflettevano la luce delle torce intorno a loro come fossero fatti di ghiaccio.
"Dovevate solo chiedere."
"È quello che abbiamo appena fatto!"
"Va bene, calmati!" Sbuffò la donna con finto astio. "Ti dirò tutto ciò che so. Ebbene, questo è quanto: il seguace più lontano da Ingi era proprio quello che ho ucciso a casa mia ed era anche quello più vicino a voi. Gli altri sono sparsi perlopiù intorno alla capitale, ma un gruppetto bello massiccio ha preso di mira la cittadina di Huriya... Non conosco precisamente il perché."
Lisa annuì tranquillamente mentre immagazzinava tutte le informazioni appena ricevute: per lei il nome della piccola città non aveva nessun significato preciso, ma lo stesso non si poteva dire di Embris...
Il giovane si irrigidì non appena sentì quella parola, quel termine che avrebbe voluto dimenticare con tutto il suo cuore perché restasse al sicuro dalle grinfie del Sultano, ma evidentemente il suo desiderio non era bastato: digrignò i denti e strinse le mani fino a ferirsi, la rabbia trasformata in uno tsunami di paura che lo travolge senza pietà. Embris smise di respirare per qualche secondo e solo allora la guerriera Nord si accorse del suo stato, accorrendo al suo fianco e posandogli una mano sulla spalla per sostenerlo:
"Fiammella, che succede?"
Agnes sussultò nel sentire la sua padrona che usava quel termine, incredula, ma capì immediatamente che non era il momento di fare domande: con un ringhio Embris scagliò una sfera di fuoco contro la parete, bruciandola, per poi cercare di calmarsi mentre stringeva le mani di Lisa con disperazione:
"È tutta colpa mia, capisci? Se io non fossi mai andato lì, se non fossi mai esistito..."
Quando un singhiozzo lasciò le labbra del ragazzo tutto il gruppo gli si strinse attorno per confortarlo, per comprendere, ma lui rispose alle loro domande soltanto dopo essersi sfogato sulla spalla di Isidea ed essersi preso una mancata di sabbia in faccia da parte del poco collaborativo Syn:
"Perdonatemi, è solo che quel villaggio significa molto per me: vivo lì da quando ero piccolo, è lì che mi sono unito al gruppo dei ribelli ed ho aperto finalmente gli occhi, vedendo cosa combinava davvero il Sultano."
Embris fece una pausa carica di tensione, sarebbe bastato guardare il suo viso per capire quanti pensieri stessero scorrendo all'interno della sua mente; quando rialzò il capo la disperazione aveva raggiunto il suo limite di sopportazione ed il giovane scattò in piedi, fiondandosi verso la porta mentre sussurrava:
"No, non è possibile, non può saperlo... NON PUÒ SAPERLO!"
Quando gridò Isidea lo raggiunse da dietro e lo abbracciò, sconvolta, cercando di calmarlo e di evitare un incendio nel bel mezzo del nucleo cittadino; lo calmò sibilando piano piano, sussurrando frasi dolci nel suo orecchio e cercando di distrarlo da qualsiasi fosse il pensiero che lo aveva sconvolto così tanto, mentre Lisa si avvicinava con cautela e chiedeva ad Embris in un sussurro, delicata come la brezza estiva:
"Ehi... Qual è il problema?"
"La mia famiglia."
Il sangue di ogni singolo componente si gelò nel sentire  quelle parole, persino Agnes si rese conto di non aver mai provato un freddo così pungente in vita sua. Il ragazzo si accasciò sullo stipite della porta, il panico dipinto sul viso mentre ripeteva quella sentenza di morte uscita poche ore prima dalle labbra del Sultano, a loro insaputa.
"Vuole uccidere i miei genitori."

Ci vollero un bel po' di freddure da parte di Agnes per calmare il ragazzo, così come una sfera di ghiaccio a mostrargli che i suoi parenti erano ancora vivi e vegeti.... Almeno per il momento; i compagni avevano fatto accomodare Embris all'uscita della locanda ed avevano in tutti i modi tentato di farlo ragionare, di distrarlo, mentre le due Nord controllavano con successo i dintorni e ritornavano con due sogghigni simmetrici stampati in faccia. Fu Lisa a parlare e ad esporre la situazione mentre la maga restava a braccia conserte, creando una piccola lucertola di ghiaccio che posizionò amichevolmente sulle gambe di Embris:
"Bene, questo è ciò che abbiamo scoperto: il locandiere è stato pagato a dovere e non aprirà bocca con le autorità per quanto riguarda l'esibizione di Agnes, mentre il resto dei clienti è fin troppo spaventato da lei per parlarne. Questo rende il nostro passaggio qui invisibile alle spie del Sultano, tanto più che Murur è ancora troppo lontana da Ingi per mandarci dei ricognitori; inoltre nella sua mente malata ridurre il suo raggio di ricerca e concentrare i soldati attorno alla seconda capitale ci renderà la vita più difficile ma..."
A quel punto persino Syn si fece attento, alzandosi di scatto ed avvicinandosi al tavolo con fare teatrale:
"...Non ha considerato i piccoli insediamenti nomadi. Quelli nel bel mezzo del Deserto, lontani dalla civiltà ma vicini ad oasi nascoste e da tempo dimenticate dal resto del mondo."
Lisa estrasse una mappa dal proprio tascapane mentre Agnes vi puntava un dito contro, ghiacciando un punto specifico e poi mostrandolo al resto del gruppo.
"Questa è l'Oasi del Serpente bianco, conquistata da un gruppo sparuto di nomadi e da allora tenuta per così dire in ostaggio, in attesa che qualche disgraziato avventuriero ci passi per derubarlo e poi rivendere le sue cose ad altri mercanti di passaggio." Affermò tranquillamente Lisa, picchiettando le dita sul pomo della spada in un ritmo abbastanza nervoso.
"Purtroppo per loro noi siamo bene armati e con due maghi a disposizione: una volta arrivati lì tasteremo il terreno, organizzeremo l'attacco e ci impossesseremo del loro campo. Una volta fatto questo non solo avremo un posto dove bere, nutrirci e dormire..."
Un sorriso a trentadue denti si fece largo sul viso di Isidea, ebbrio di felicità, mentre Lisa concludeva il suo pensiero:
"...avremo anche una base per la nostra ribellione fuori dalla portata del Sultano."
Conrad non riuscì a trattenersi e partì in un applauso, impressionato, mentre Syn analizzava attentamente ogni possibile falla nel piano, ma non sembravano esserci. Embris prese in braccio la lucertola di ghiaccio, ormai più calmo, e mentre quest'ultima gli leccava la guancia con una precisione chirurgica, il ragazzo mormorò a voce bassa:
"Cosa aspettiamo allora? Paghiamo l'alloggio e partiamo, ora che è notte fonda!"
Lisa annuì, rimettendo la mappa nel tascapane mentre il resto dei suoi compagni si rialzava per andare a recuperare i propri bagagli; Agnes trotterellò in direzione dell'uscita con tutta l'intenzione di passare per il suo capanno, ridacchiando allegramente, ma una lancia di ferro disintegrò tutto il suo entusiasmo mentre uno squadrone di guardie si addensava all'entrata della locanda, il padrone del locale che tremava alle loro spalle mentre guardava spaventato a morte la maga del ghiaccio.
"Fermi dove siete, in nome del Sultano! Siete in arresto per alto tradimento, rapimento e aggressione!"
Embris si alzò con un ringhio mentre i due guerrieri del Nord estraevano le spade, seguiti subito dopo da Conrad mentre Isidea estraeva un semplice coltellino a serramanico: per quanto fosse poco il danno inflitto da una simile arma era comunque un ottimo mezzo di difesa...

Ma non servì l'intervento di nessuno di loro: Agnes emanava un'aura di furia così immensa, così potente che ogni cosa intorno a lei si trasformò ben presto in ghiaccio, la lancia del soldato ormai tremante che veniva facilmente spezzata dalle dita della fanciulla. Un ringhio animale lasciò le sue labbra rosse per il freddo mentre si piegavano in un morbido ghigno, gli occhi pieni di rabbia fissi sull'elemento da distruggere per ultimo e con più gusto: il locandiere.
"Bene, piccolo di mamma, sei così tenero quando tremi... Pensa quanto saresti delizioso mentre urli di paura per me!"
La sua voce non sembrava neanche più umana ed i soldati indietreggiarono, capendo di aver commesso uno sbaglio a dir poco mortale; Embris si sedette tranquillamente mentre accarezzava in modo distratto la lucertola di ghiaccio, mormorando:
"A quanto pare avrete bisogno di un esercito per fermarla. Vi consiglio di correre!"
Da quel momento in poi furono soltanto le strilla dei soldati colpiti a riempire l'aria fredda della notte.

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