Capitolo 6

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Sono le tre del mattino e non riesco a dormire.

Continuo a pensare a quello che è successo questa sera. Non mi interessa della figuraccia che ho fatto con Tatiana, mi interessa solamente di quello che ho provato in quel momento.

Mi è crollato il mondo addosso in un attimo. Sono ritornato per pochi istanti il bambino di dieci anni fa a cui la felicità se n'è andata in un minuto e non l'ha più riavuta indietro.

Ho provato l'amore immenso che provavo per mia sorella e tutto l'odio che ho provato verso di lei dopo aver scoperto tutto.

Mi sono sentito oppresso, solo e arrabbiato.

Voglio togliermi questo peso di dosso, ma non so come fare.

Mi alzo dal letto e vado verso la cucina per bere qualcosa e distrarmi un po' dai miei pensieri.

Decido di prepararmi una camomilla: a volte mi rilassa e mi mette sonno, posso provarci.

Mi siedo sul tavolo da solo ad aspettare che la bevanda si raffreddi e inizio a guardarmi intorno.

In ogni punto della stanza che osservo, affiora un ricordo e la rabbia mi aumenta, ma non posso farci niente. Questa sera va così.

Dalle scale vedo arrivare qualcuno e mi rendo conto che è proprio lei, Tatiana.

Per un secondo mi salta in testa l'idea di andarmene, ma non voglio sembrare scortese un'altra volta.

«Ehm... Ciao» mi dice accennando un sorriso.

Le sorrido e la invito a sedersi davanti a me.

Non so cosa ci faccia qui, ma sono contento: quando ho lei davanti, non riesco a pensare a nient'altro.

«Cosa ci fai sveglia a quest'ora?» le chiedo accompagnando una piccola risata.

Sorride e inizia a giocherellare con un tovagliolo che ha trovato sul tavolo.

È ancora più bello vederla così: davanti a me in tutta la sua semplicità.

«Potrei chiederti la stessa cosa» mi risponde.

Rido e lei fa lo stesso.

Non sono ancora riuscito ad inquadrarla del tutto. Ogni tanto mi sembra fragile e indifesa, altre volte invece tira fuori il suo carattere e riesce benissimo a tenerti testa.

«Scusa per prima, Sophie e Gabriel sanno come sono, ma tu no» dico tutto d'un fiato per togliermi il peso che avevo nel petto.

Non mi sono comportato bene e lo riconosco, ma in quel momento è stata la cosa migliore da fare.

Lei sorride e inizia a guardarmi dritta negli occhi.

Ha degli occhi bellissimi. Non sono azzurri, sono proprio blu e non avevo mai visto niente del genere.

Si è raccolta i capelli e indossa un pigiama di mia sorella, lo riconosco, ed è comunque bellissima.

«Non ti preoccupare, Sophie mi ha detto che non avete un buon rapporto».

Annuisco e inizio a sorseggiare la mia camomilla ormai tiepida.

Susseguono attimi di silenzio e inizia a instaurarsi dell'imbarazzo tra di noi.

Giocherello un po' con i bordi della mia tazza e lei inizia a guardarmi.

«Beh, non volevo disturbarti. Forse è meglio che torni a dormire» afferma alzandosi dalla sedia.

«Non mi stavi disturbando» rispondo con un leggero sorriso sulle labbra.

Mi sorride e decide di risedersi davanti a me.

Ci guardiamo per qualche istante, ma non so cosa dirle. Ho già fatto abbastanza questa sera, vorrei evitare di dire qualcos'altro di sbagliato.

«Raccontami un po' di te» mi dice.

Io la guardo e questa sua affermazione mi prende un po' alla sprovvista. Non mi aspettavo mi dicesse una cosa del genere.

È la cosa più difficile a cui possa rispondere: da dove potrei iniziare?

Beh potrei partire dal fatto che cambio ragazza una volta a settimana se non di più, fumo, bevo, spaccio, sono stato bocciato due volte e non so nemmeno come andrà quest'anno. Ho una famiglia che non mi prende in considerazione e più segreti di quanto lei possa immaginare.

«Non hai un'altra domanda?» le chiedo cercando di ironizzare la situazione.

Lei ride, «no, per me va bene questa» continua.

«Non c'è molto da dire su di me e quelle poche cose che dovresti sapere, già le sai».

Alza gli occhi al cielo con un piccolo sorriso sulle labbra.

«È tutto quello che sai dirmi?» mi chiede ridendo.

Accenno una piccola risata e annuisco.

Sono sicuro che non vorrebbe mai sapere ciò che ho realmente da dire su di me. Non penso sia il modo giusto per approcciarsi con una ragazza del suo genere.

«E tu cos'hai da dirmi?» le chiedo.

«Beh... Sono al terzo anno di liceo, ho diciassette anni, frequento il corso di teatro e mi piace leggere» mi risponde tutto d'un fiato.

«Sei fidanzata?»

«Sì, tu?»

«No».

Non so per quale motivo, ma avrei preferito mi mentisse a riguardo. Se mi avesse mentito, mi avrebbe fatto capire che non le interessa così tanto del suo ragazzo, ma a quanto pare non è così.

È completamente diversa da me. Ha degli interessi a cui non mi avvicinerei neanche se mi costringessero. Non mi piace leggere e il teatro tanto meno. Frequenta il liceo e Gabriel mi ha parlato di una borsa di studio. Io non riesco neanche a passare un anno in un istituto tecnico. Non starebbe mai con uno come me e forse è meglio così.

Ci ho provato, ma man mano che tutto questo va avanti, mi rendo conto sempre di più che non può funzionare.

«Comunque tua sorella è davvero una persona adorabile» mi dice sorridendo.

Ecco.

Ecco che arriva il momento che speravo di aver schivato.

Non ho intenzione di parlarle di mia sorella e della situazione che c'è in questo schifo di casa. Nemmeno Gabriel sa cos'è successo. Solo la mia famiglia lo sa, tranne Sophie. Lei è meglio che non lo sappia.

«Già, me lo dicono in tanti» rispondo.

Lei si zittisce. Forse ha capito che non è un argomento che può toccare.

«Beh, torno a dormire. Domani c'è scuola» mi dice «buonanotte» prosegue.

La vedo alzarsi e allontanarsi dalla cucina, ma decido di non risponderle.

Devo chiudere questa situazione con lei e me lo devo mettere ben in testa. È una bella ragazza, ma continuo a pensare che non sia quello che cerco io e io non sono quello che vuole lei.

Però non riesco a starle lontano.

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