Capitolo 8

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È da almeno mezz'ora che siamo siamo in viaggio, ma non vuole dirmi quanto manca. Non sono mai stata da queste parti, quindi non riesco bene ad orientarmi, ma mi piace quello che vedo.

Siamo tra le campagne e mi piace tantissimo vedere tutti quei campi e quegli alberi, in città non c'è tutto questo verde.

Procediamo per altri dieci minuti e poi imbocca un piccolo viale in cui parcheggia il motorino.

Non so bene cosa abbia intenzione di fare. Fa ancora molto freddo ed è impensabile rimanere qua nei campi tutta la mattina.

Continuo a guardare Neil in attesa di spiegazioni, ma sembra non voglia darmele.

Non so per quale motivo io mi stia fidando così tanto di lui, ma qualcosa mi porta a farlo. A chiunque dicessi che sono salita su un motorino per andare in mezzo alle campagne con un ragazzo appena conosciuto, mi prenderebbe per fuori di testa. E avrebbe ragione.

«Cosa ci facciamo qua?» gli chiedo.

Lui ride e si siede a terra di fianco al proprio motorino.

Io mi metto vicino a lui, ma continuo a non capire quali siano le sue intenzioni.

«Sinceramente non so nemmeno io perché siamo qui, volevo solo trovare un posto tranquillo».

Le sue parole un po' mi spaventano perché non mi piace partire all'avventura senza una minima organizzazione, ma non ho intenzione di tirar fuori il mio lato da perfettina in questo momento.

«Avevo voglia di chiacchierare» mi dice.

Mi sorride e io contraccambio.

Mi piace, forse una sana chiacchierata non fa male a nessuno e, d'altra parte, devo imparare a tranquillizzarmi nelle situazioni e non a vedere sempre il lato negativo di tutto.

«Bene, allora parto dicendoti che se i miei genitori venissero a scoprire tutto questo, mi ucciderebbero» affermo.

Neil scoppia a ridere. «Come sei pessimista» mi dice.

«Pessimista? Tu non conosci i miei genitori».

«Sono così male?» mi chiede.

Non ho mai parlato a nessuno del rapporto che ho con i miei genitori. Loro stravedono per me e io stravedo per loro, ma in certi casi sono fin troppo ansiosi e protettivi nei miei confronti. So che ho diciassette anni, ma mi reputo abbastanza matura per potermela cavare anche da sola in determinate situazioni.

«Beh... Diciamo che sono molto protettivi nei miei confronti e non mi lasciano replicare quando non sono d'accordo su qualcosa».

È bello parlare di questo a una persona che non mi conosce. Sento di non essere giudicata, di poter dire tutto quello che penso perché lui non conosce i miei genitori e la mia famiglia.

«Meglio avere dei genitori protettivi piuttosto che non averli» mi risponde.

In quest'ultima frase sento un velo leggero di tristezza e mi porta a pensare al rapporto che ha con sua sorella.

Sophie mi aveva già parlato di lui e mi aveva detto che non avevano più un rapporto da un bel po' di tempo e ieri ne ho avuto la prova. Non so perché si sia arrabbiato con lei ieri sera, ma pensando a quello che mi ha appena detto, mi porta a pensare che anche con i suoi genitori non ci sia una bella situazione.

«Non sono libera di prendere decisioni. Tutto dipende da loro. Tutto».

«Del tipo?» mi chiede.

«Hanno deciso loro che scuola io avrei dovuto frequentare, hanno scelto loro in che modo io mi sarei dovuta vestire per tutta la mia vita, hanno scelto quali libri fossero più adatti a me da leggere e quali no. Sono condizionata in tutto» dico tutto d'un fiato.

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