Capitolo 11 (Neil)

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È quasi ora di pranzo e tra poco andrò al piano di sotto per mangiare, anche se non mi entusiasma passare del tempo a tavola con la mia famiglia.

Oggi ho deciso di rimanere a casa da scuola, ma avviserò Tati più tardi, così non verrà a cercarmi.

Riconosco che dopo aver passato quasi una settimana insieme a questa ragazza, mi sento diverso. Mi sento più tranquillo, nonostante la mia vita sia sempre la stessa.

Mi fa piacere avere una persona con cui posso condividere qualsiasi cosa. Certo, c'è sempre stato Gabriel, ma è una cosa diversa.

Mi ero quasi dimenticato cosa volesse dire tenere a una ragazza, ma con lei tutto è così spontaneo. Di certo non mi ha cambiato, ci vorrebbe un miracolo per farlo, ma mi fa sentire bene, davvero bene.

Nel primo pomeriggio Gabri verrà da me per giocare alla Playstation, quindi mi affretto ad andare a tavola per mangiare.

«Come mai sei puntuale?» mi chiede mia mamma scherzando.

«Ho da fare più tardi» rispondo.

Mi siedo al mio solito posto mentre mia mamma mette in tavola uno delle sue tante ricette che non sopporto.

Cerco di buttare giù il possibile senza lamentarmi, mentre gli altri componenti della mia famiglia continuano a parlare tra loro.

«Cosa devi fare dopo?» mi chiede gentilmente Sophie.

«Viene Gabriel» rispondo.

Non sono solito a rispondere a queste domande, ma sento che qualcosa in me è cambiato.

Tati mi ha alleggerito e mi ha assolutamente contagiato con il suo essere gentile ed educata. Io non sono proprio così, ma quando voglio so comportarmi abbastanza bene.

«Da quando parli?» mi chiede mio padre ridendo.

Queste sono proprio le battutine solite di mio padre. Le uniche parole che sa rivolgere a suo figlio, sono di questo tipo. Sottolinea continuamente il mio atteggiamento ironizzandolo per far ridere, ma io non lo sopporto.

Non credo sia l'approccio migliore da usare con un figlio che sai benissimo che ti odia.

«Da quando c'è una ragazza» esclama mia sorella.

Alzo rapidamente la testa per guardarla dritta negli occhi con tutta la rabbia che mi ribolle nel sangue.

Lei si tappa con una mano la bocca, rendendosi conto della stronzata che ha appena fatto, ma è troppo tardi.

«Chi cazzo te l'ha detto?» le urlo alzandomi dal tavolo.

Non mi è mai piaciuto sbandierare i fatti miei alle persone, a maggior ragione cose di questo tipo.

I miei genitori sanno benissimo che cambio la ragazza continuamente e non mi andava di fargli sapere che per una volta sto tentando qualcosa di più serio.

Voglio tenermi per me questa nuova esperienza.

«Gabriel...» mi risponde Sophie.

Me ne torno in camera senza finire di pranzare e mi lancio sul letto per cercare di sbollire un po'.

Mando un messaggio a Tati dicendole che stasera voglio vederla e lei mi risponde quasi immediatamente accettando.

È l'unica persona che mi fa sentire bene, ma allo stesso tempo riesce a incasinarmi la testa come nessun altro.

Sento qualcuno bussare alla porta e spero con tutto me stesso che non siano i miei genitori per farmi una delle loro inutili prediche.

Dopo aver aperto la porta, vedo Gabriel e mi tranquillizzo.

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