Capitolo 13

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Ce ne andiamo dal bar abbastanza rapidamente e per le strade ci spostiamo a passo svelto.

Non saprei dove portarla in questo momento: a casa sua non è il caso dato che ci sono i suoi genitori e di certo non potrebbe presentarsi con me, ma fa anche troppo freddo per rimanere in giro a passeggiare.

È quasi mezzanotte e fa un freddo allucinate. Quello che è appena successo mi ha fatto agitare davvero tanto, infatti sto girando per le strade con la felpa, ma non so se mi convenga.

Tati è abbastanza sconvolta da tutta la situazione che si è creata e in quel momento l'ho vista così fragile tanto da aver paura che, toccandola, si rompesse.

Appena usciti dal bar, era molto infreddolita, infatti le ho dato il mio giubbotto. Ora sto morendo di freddo, ma almeno lei sta bene.

Mi guardo attorno in cerca di una soluzione e penso che potremmo andare a casa mia. I miei genitori staranno già dormendo e anche Sophie. Chiudendoci in stanza, nessuno si accorgerà di nulla.

Senza dirle nulla, la porto da me, tanto penso non abbia le forze per opporsi.

Apro delicatamente la porta e sgattaioliamo nella mia stanza chiudendo la porta a chiave.

Mi siedo sulla sedia della mia scrivania, mentre lei si siede sul letto, senza dire una parola. Vorrei che fosse lei a iniziare a sfogarsi, perché ogni parola che dirò la farà piangere e non voglio che inizi a farlo per colpa mia.

«Hai fatto bene» mi dice sottovoce tenendo i denti stretti per la rabbia.

La guardo confuso perché non capisco a cosa si riferisca.

«A fare cosa?» chiedo.

«A tirargli un pugno» afferma «lo avrei fatto anch'io».

Dopo queste parole accenna un sorriso e a me scappa una risata. Sinceramente avevo paura che non accettasse questo mio gesto perché sono stato abbastanza violento.

Poche volte mi sono ritrovato in mezzo a una rissa, ma non ho mai provato tutta quella rabbia che ho provato stasera.

Mi fa piacere che lei riesca ad accennare anche solo un piccolo sorriso: forse non è così distrutta come pensavo.

«Sai cosa mi fa star male?» mi dice, «il semplice fatto che io sia andata avanti a portargli rispetto nonostante sapessi che non provavo più nulla per lui. Invece guarda lui! È riuscito ad avere la faccia tosta di tradirmi ed è riuscito comunque a far ricadere tutte le colpe su si me».

Io annuisco dandole ragione. Avrebbe dovuto lasciarla prima di arrivare a tutto questo e ripensare alla parole che le ha detto, mi fa veramente arrabbiare. È comprensibile che il loro amore si sia spento, erano piccoli quando si sono messi insieme, ma non è possibile che lui non provasse neanche un minimo di affetto nei confronti di Tati. Io non so cosa darei per poterla avere al mio fianco e guarda lui come si è comportato invece.

«Perché si è comportato così?!» esclama con rabbia.

«Perché noi ragazzi siamo degli stronzi»

«Tu non sei così».

Invece sì, io sono così, però non lo sai. E non sai quanto mi dispiace doverti mentire ma non voglio vedere anche te andartene.

Rimango zitto e continuo a guardarla. È così bella e mi fa piacere sentire quello che ha appena detto. So che prova qualcosa per me, ma è bello avere delle conferme.

«Cosa vuoi dire?» le chiedo per provocarla un po'.

Lei mi guarda esitando un po'. So bene che l'ho messa in difficoltà, ma era proprio quello che avevo intenzione di fare. So bene cosa intenda con quella frase, ma voglio sentirlo uscire dalla sua bocca, perché è più bello.

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