Capitolo 1 (Neil)

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«Neil devi smetterla di portarmi i soldi oltre la scadenza stabilita, ne ho abbastanza!».

Sapevo benissimo che Jonathan si sarebbe arrabbiato anche questa volta e, effettivamente, non ha neanche tutti i torti.

Lo guardo spazientito: non voglio che mi tenga qui per farmi la ramanzina anche questa volta.

«Hai ragione Jo» gli rispondo, «giuro che non lo farò più».

Gli tiro una pacca sulla spalla per sdrammatizzare la situazione, ma questa volta è veramente incazzato. Sono tre mesi che vado avanti a pagarlo in ritardo ed è già tanto che non mi abbia ancora tirato un pugno in un occhio.

«Non m'interessa Neil. Questo non è un gioco, lo sai meglio di me».

Sale sul suo motorino e se ne va senza aggiungere altro.

Lo guardo mentre sfreccia tra le vie per raggiungere gli altri suoi clienti. Devo fare quello che dice, altrimenti non verrà più da me lasciandomi nella merda.

Rientro velocemente in casa per dirigermi nella mia camera e chiudermi là dentro.

«Neil che stavi facendo?».

La voce di mia sorella mi interrompe e alzo gli occhi al cielo irritato. Non abbiamo un bel rapporto e proprio per questo odio quando mi fa domande di cui sa già la risposta.

«Indovina» gli rispondo.

Continuo a camminare e lei cerca di raggiungermi perché, a quanto pare, la mia risposta non le basta.

«Devi piantarla di spacciare. Mamma e papà non sono contenti di questo, lo sai».

Le sue ultime parole mi fanno particolarmente ridere, infatti mi fermo e mi volto verso di lei per guardarla in faccia.

So benissimo che lei non sia fiera di suo fratello, lo si vede dalla sua faccia, ma non deve mettersi in mezzo.

«Se a mamma e papà importasse qualcosa di quello che faccio, verrebbero loro a farmi la ramanzina, non tu».

Continuo a guardarla e vedo che i suoi occhi diventano sempre più lucidi.

Ha sempre provato ad avere un rapporto con me, ma io non gliel'ho mai permesso. Non voglio che si metta in mezzo ai miei giri perché sarebbe solo di intralcio e si metterebbe in pericolo per nulla. Non ho alcuna intenzione di smettere e di certo non sarà mia sorella di quattordici anni a farmi cambiare idea e lei lo sa benissimo.

Una lacrima le riga il viso, ma la spazza via subito con una mano come se volesse nasconderla. Tutte le volte che cerca di parlarmi di questo, si fa venire il magone. Vorrebbe la famiglia unita che avevamo quando eravamo piccoli, ma non è più così. I miei genitori hanno completamente perso interesse per me e io ho perso interesse per qualsiasi altra cosa. Sophia si è sempre resa conto di questa situazione, ma prima era troppo piccola per poter dire qualcosa ed essere ascoltata.

Ormai è passato troppo tempo per poter aggiustare qualcosa: ci sarebbero troppe cose da aggiustare e alcune sono irreparabili.

Entro nella mia stanza sbattendo la porta alle mie spalle e lasciando mia sorella in corridoio, senza dirle niente.

Mi lancio sul letto e inizio a rispondere ai messaggi dei miei clienti per accordarci su quando vederci. Capisco che Jo ce l'abbia con me, anche io non sopporterei un comportamento del genere da parte di un mio cliente. È vero, questo non è un gioco, in queste cose non si scherza.

Nel frattempo mi arriva un messaggio da parte del mio migliore amico: "Raggiungimi in biblioteca, muoviti".

In biblioteca? Da quando Gabriel va in biblioteca?

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