Una serata di cambiamenti.

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Descrizione: Marco continua a negare ciò che è, ma qualcuno di particolare gli farà uno scherzetto inaspettato, con cui dovrà convivere, se non che l'arrivo di un ragazzo con le lentiggini non risolva magicamente la situazione, mostrandogli la verità che lo rappresenta.



Farsi incoraggiare da Thatch per quella serata era stata davvero una pessima, pessima idea! Perché si era lasciato convincere? O meglio, come si era fatto convincere?

Andare di sua spontanea volontà nel bar "L'okama way", era davvero una cosa che solo un pazzo avrebbe potuto fare, dato le strane voci che giravano su quel locale, tra cui gente poco raccomandabile, o comunque persone camuffate e losche. Quindi, nessuno ci andava mai, eccetto i clienti abituali da cui era partito tutto quel giudicare. Per di più anche il padrone del locale, un certo Ivan, era un tipo da cui stare alla larga; era certo di averlo intravisto da qualche parte, per strada, ma non così bene, tanto da non ricordarsene affatto, e preferiva continuare a mantenere le distanze: si diceva che avesse strane caratteristiche fisiche come anche strani poteri che mutavano le persone. Non credeva nel paranormale: era un uomo razionale e preferiva restare tale, però si diceva che molta gente era cambiata grazie a quella... A volte la definivano donna, altre ancora uomo... Il che rendeva il tutto ancora più confuso e scettico, e quindi meno credibile.

Sospirò, osservando l'entrata con l'amaro in gola e un pessimo presentimento nella testa: era ancora in tempo per tornare indietro, come anche gli suggeriva la vista del cartellone con il nome del bar, pieno di luci a intermittenza, e di un tremendo colore rosa e viola che circondava l'estremità, terminando su quelle sagome di tre donne al centro che davano le spalle nell'avanzare tenendosi sotto braccio; voluminose e formose, decorate da qualche bicchiere di cocktail agli angoli e immersi di giallo e di verde, con qualche bollicina intorno. Thatch diceva che aveva provato tutti i ristoranti in quel quartiere, che lui, francamente trovava desolato in quel momento; e che voleva completare l'impresa, come se da ciò avrebbe vinto un premio. E ovviamente lo aveva invitato per dare prova del suo coraggio, ignorando tutti i commenti su quel bar solo per dedicarsi all'insegna, che avrebbe allettato ogni uomo perverso, e suo fratello un po' lo era. E più guardava quelle figure là in alto, in quel cartellone, più si chiedeva come mai nessuno avesse sporto qualche fastidio verso la fluorescenza eccessiva dei colori, o delle sagome, fin troppo visibili ai passanti, sia di giorno che di notte.

-Sarà eccitante.- si strofinò le mani davanti al petto, il castano, prima di afferrare il suo fidato e nero pettine dal taschino della bianca camicia, per rimettere in ordine qualche ciocca dentro quell'ingombrante ciuffo sopra la fronte, che lui tanto amava e curava.

-No, non è vero.- gemette, strizzando un occhio e dimenticandosi di quell'insegna sproporzionata nell'abbassare lo sguardo. Era grande quasi quanto la facciata: quell'Ivan o era un tipo invasivo, o amava le cose voluminose; in entrambi i casi, forse poteva rivelarsi una persona fastidiosa. Successivamente, spostando le pupille, decise di esaminare attentamente i tre piani sovrastanti, domandandosi cosa ci fosse: dubitava ci vivesse qualcuno, e glie ne diedero prova le tende che mostravano ombre di persone che danzavano sotto le luci stroboscopiche, e quindi si domandò cosa li attendesse al primo piano, che sembrava quello più calmo, almeno per ora, anche se trasmetteva anch'esso quelle luci.

-Non è vero? Ma che dici! Guarda che forme che ha quella lì!- e indicò il balcone al secondo piano, con una donzella che sembrava sapersi muovere fin troppo bene, nell'agitare soprattutto il deretano.

-Non mi interessa.- chiuse gli occhi con un sospiro, pronto per tornare indietro, alla sua macchina: la definiva solo un'idiozia, l'aveva definita tale sin da quando gli è lo aveva proposto, e lo era lui stesso nell'aver accettato e lasciato la sua comoda poltrona e il suo interessante libro... Come e perché? Davvero! Come aveva fatto Thatch a far sì che accettasse!

All very hot. - One-shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora