Capitolo 7

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Scese a cena in perfetto orario, con indosso un paio di pantaloncini cortissimi, una canottiera e i capelli ancora troppo gonfi per via dell'asciugatura, si era chiesta se fosse necessario cambiarsi, ma poi un po' per via del cattivo umore e un po' perché non le interessava sul serio quello che gli altri avrebbero detto, era scesa al piano terra con i vestiti da camera e senza mettere nemmeno i calzini. 

Avrebbe voluto concedersi una bella e lunga doccia per mandare via il malumore, però l'abitudine aveva preso il sopravvento e dopo essersi lavata alla perfezione era uscire senza concedersi nemmeno un secondo di relax, la tensione che sentiva nelle spalle le era amica, le ricordava la sua situazione e che doveva essere sempre pronta.

Ovviamente non fù l'unica a scendere in perfetto orario, anzi sembrava proprio che la stanza fosse bella piena e che non c'era un solo tavolo libero, così mentre faceva la fila con il vassoio in mano faceva ciao con la manina alla cena silenziosa e solitaria che aveva desiderato, già non sopportava gli adolescenti normalmente ma in quel momento il solo sentirli respirare la faceva arrabbiare e la cosa non le piaceva, non le piaceva quando le emozioni si facevano strada dentro di lei in quel modo, andava contro tutto quello che le era stato insegnato. 

Prese della carne di maiale, delle verdure grigliate, del pane e una bottiglia di acqua e si avventurò in mezzo alla massa di ragazzini che la stavano fissando senza staccarle gli occhi di dosso, strinse il bordo del vassoio e cercò in tutti i modi di rimettere tutto a tacere, non era brava a gestire le emozioni, le sballavano sempre la magia e la rendevano strana, emotiva e la cosa oltre a non piacerle era anche controproducente, puntò ad un piccolo tavolo isolato in un angolino della sala quando un braccio le artigliò le spalle e venne trascinata verso un'altro tavolo, mentre una massa di ricci rossi le invadeva lo spazio vitale. Marco la accolse con un sorriso enorme e fin troppa felicità, al suo fianco Leonardo non sembrava troppo contento della sua presenza, aveva capito che al ragazzo non andava a genio ma la cosa non le interessava.

- Forza, ti ho visto puntare il tavolino isolato, ma ti siederai con noi ragazza drago. –

Zara le prese le spalle e la forzò a sedersi, Kary alzò gli occhi al cielo e semplicemente si sedette e inizio a mangiare, faceva piccoli bocconi e masticava molto in fretta, i pasti dovevano essere consumati in fretta e nella giusta maniera in modo che il cibo non rimanesse sullo stomaco durante gli allenamenti o le missioni, poi una volta finito si sarebbe ritirata nella sua stanza per disegnare e dormire, sperando di poter avere un sonno senza sogni. 

Si guardò attorno, era incredibile quanto chiasso ci fosse dentro quell'enorme sala, i ragazzi mangiavano e parlavano animamene di quello che era successo durante la giornata, più volte aveva visto alcuni, sia ragazzi che ragazze, che le lanciavano sguardi strani, nessuno in quella grande stanza mangiava come lei, nessuno stava in silenzio e la maggior parte si ingozzavano ci cibo senza badare ad una possibile indigestione ragazzi e ragazze ridevano, scherzavano, si lamentavano e si vedeva lontano un miglio che tutti erano sereni e felici, senza nessuna preoccupazione che non fosse la scuola e i test. 

Nessuno di loro doveva rimanere allerta per delle possibili chiamate per delle missioni, nessuno di loro doveva attenersi alle regole e agli standard di Alexander, vedeva le emozioni di tutti farsi strada liberamente nei loro volti. Non lo avrebbe mai creduto, ma per una volta si ritrovò totalmente invidiosa, gelosa dei loro occhi limpidi e delle loro anime pure.

- Quindi Kary, a parte allenarti per combattere come una specie di regina della guerra e studiare per essere una super cervellona, che cosa fai nella vita? –

Zara la stava fissando con visibile interesse stampato sul volto, lei non era interessata ad intrattenere una conversazione, dalla notizia che le aveva dato Elia le emozioni aveva preso a vorticarle dentro e non davano segno di voler ritornare nella piccola scatola dove stavano di solito, però il suo compito era integrarsi tra i suoi coetanei e quella sembrava un'ottima occasione per farlo, quindi posò la forchetta e buttò giù il boccone che aveva in bocca, era tesa e infastidita, la cosa non le piaceva. 

La Dea Perduta, l'inizioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora