Capitolo 11

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Tutti credevano che provando spesso dolore si finiva per abituarsi, come si fa con tutto il resto. Ci si abitua al freddo e al caldo, ci si abitua a tenere in mano una pistola e ci si abituava anche ad uccidere. Lei meglio di tutti sapeva che quelle cose erano assolutamente vere al cento per cento, dopo un po' di tempo aveva iniziato a sentirsi a disagio se in certe situazioni non aveva in mano un'arma tanto era sua abitudine usarne, quando metteva fine alla vita di un uomo o di una donna lo faceva pensando che fosse la cosa più naturale del mondo per lei, Kary aveva smesso di preoccuparsi per le persone che uccideva dopo i primi tre e aveva iniziato a ritenerla una cosa del tutto normale e naturale, abituandosi così anche a sentire la morte vicina. Il dolore però non seguiva le stesse regole, persino i medicinali dopo troppo tempo che si prendevano facevano meno effetti della prima volta, aveva una soglia del dolore alta però questo non le impediva di sentirlo. Il dolore a differenza di tutto il resto si presentava sempre con la stessa intensità, non importava quante volte le passassero il bisturi sulla pelle, sentire la carne che veniva lacerata lentamente le faceva provare sempre lo stesso identico dolore, il freddo diventava più sopportabile e il corpo di adattava, così come per il caldo, la mente si adattava come il corpo a certe azioni e faceva sparire i sensi di colpa, al punto che pur di adattarsi rendere giusto quello che in realtà era sbagliato ma il dolore era tutta un'altra storia, ne il corpo ne la mente si adattavano mai al dolore. Certo Kary conosceva bene le sensazioni che dava, conosceva bene il bruciore, le fitte o il dolore pulsante, conosceva tutti i tipi di dolore alla perfezione, nulla la poteva prendere alla sprovvista e aveva imparato a trattenersi, quando sapeva che quello che sentiva non era altro che l'inizio si concentrava su altro, costringendo la sua mente ad entrare uno stato di meditazione che l'aiutava a non pensare al dolore. Si costringeva a pensare a qualsiasi cosa che non fossero i bisturi dei ricercatori che si facevano strada nella sua carne, non si era abituata al dolore e se per caso si distraeva allora quello calava sulla sua mente e sul suo corpo come una falce facendola urlare. L'unica cosa che aveva fatto era imparare a gestire quel dolore a cui non si sarebbe mai abituata e nonostante sentiva il metallo penetrarle lentamente la carne lei rimase concentrata sui suoi ricordi. Non sapeva bene quale fosse il motivo preciso ma la sua mente invece di andare verso i suoi felici ricordi di infanzia, andò al giorno precedente e alla strana ma intensa conversazione con Leonardo. I ricordi felici erano i migliori per aiutarla a non urlare, le non ne possedeva così tanti a parte quelli della sua infanzia, quando era ancora un bambina che non sapeva usare bene la magia e quando sua padre ancora non sapeva che lei fosse una Naturale. Riportava alla mente i momenti in orfanotrofio mentre correva felice insieme agli altri bambini, ricordava la sua felicità quando Alexander si era presentato per la prima volta dicendo che, a differenza di tutti gli altri, si era innamorato dei suoi occhi dorati, ricordava alla perfezione le parole che l'uomo aveva pronunciato allora "I tuoi occhi sono un dono degli dei piccola, voglio vedere solo felicità dentro di loro e mi assicurerò personalmente che sia così. Mia moglie è morta prima di darmi un figlio, tu sei bellissima bambina e in quei bellissimi occhi leggo la sua tessa bontà e la sua tessa grinta. Sei disposta a diventare la nuova luce della mia vita Piccola?". Dopo di quello era solita ricordare i primi tempi alla Villa, dove l'unica cosa che faceva era giocare con il suo nuovo padre e divertirsi a far impazzire i domestici, tutto era sempre andato bene prima dell'arrivo di quei maledetti poteri magici che, ora se ne rendeva conto, le avevano rovinato la vita. Quella volta invece la prima che cosa che le venne in mente furono gli orrendi pantaloni giallo canarino che Leonardo portava quando non era a lezione, il viso del ragazzo il giorno precedente era la cosa più sincera che avesse mai visto in tutta la sua vita, la preoccupazione sul suo volto e la voglia di aiutarla erano talmente reali che l'avevano resa debole, così le parole erano uscite dalla sua bocca prima che lei potesse fermarle. Il pensiero che qualcuno tenesse così tanto a lei l'aveva fatta sentire talmente bene che solo in quel momento, mentre le aprivano la carne, aveva capito che era stato un errore. Ora lei desiderava solo poter provare di nuovo quella sensazione che da quando era piccola non provava, quella di essere importante per qualcuno al punto da farlo star male se lei stessa stava male, desiderava che quel ragazzo che aveva sempre dimostrato astio nei suoi confronti irrompesse in quella maledetta stanza per liberarla e stringerla tra le braccia, sussurrandole all'orecchio che sarebbe andato tutto bene. Ma Kary sapeva che tutto quello non sarebbe mai successo, certamente Leonardo aveva provato così tanta pena per la povera ragazzina tratta male da padre che aveva fatto la sua parte nonostante tutto, non era una favola o una stupida serie televisiva, nessuno sarebbe andata a salvarla e lei sarebbe rimasta legata a quel lettino fino che i ricercatori non avrebbero finito di fare quello che dovevano.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 11, 2020 ⏰

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