8. VOCI FEROCI
“I know that you know this life is shit but maybe I could keep you company.
This may killing us, but at least it kills the pain.”
(All the Black, Cat Clyde)Due settimane dopo
Il cielo di Birmingham era di un azzurro limpido che invogliava tutti a uscire e a godersi i primi giorni di maggio. Le strade erano affollate, e alcuni carretti di gelati servivano nutrite folle di bambini. Amabel beveva placidamente il suo caffè mentre Evelyn e Diana dividevano un pasticcino coperto di glassa alle fragole. Quella mattina aveva deciso di portare le sorelle fuori a colazione, lasciando a Bertha un po’ di tempo per se stessa, per ritrovare la pace che era venuta a mancare nei giorni precedenti. Dopo Londra non aveva avuto più notizie di Tommy, non l’aveva nemmeno incrociato a Small Heath, e né tantomeno aveva chiesto di lui in giro. Se Tommy non voleva essere disturbato, lei lo avrebbe rispettato. Era un uomo riservato, sempre invischiato in qualche malaffare, e soprattutto era impegnato con Grace. Immaginava che fossero tornati insieme per via della gravidanza ma non aveva visto nemmeno lei, pertanto era possibile che si fossero isolati per ritrovarsi.
“Bel, ci sei?”
Diana le scosse il braccio per risvegliarla dai suoi pensieri.
“Sì, ci sono. Scusatemi. Di che stavate parlando?”
“Del nuovo spasimante di Evelyn.” Disse Diana dando una lieve gomitata nelle costole alla sorella. Evelyn avvampò, i capelli biondissimi in netto contrasto con le gote rosse.
“Non è vero. Ehi, vi ricordo che sono fidanzata ufficialmente!”
Amabel sorrise compiaciuta, il suo piano stava andando a gonfie vele. Evelyn era testarda come il padre, ma era anche molto romantica e avrebbe ceduto al fascino di un misterioso ragazzo.
“I fidanzamenti si posso sempre sciogliere. Dunque, qualche ragazzo ti fa la corte?”
“Forse.” Rispose laconica Evelyn, poi scoppiò in una risatina nervosa. Diana rise del suo imbarazzo mentre si abbuffava di dolci.
“Avanti, diglielo!”
“Beh, si chiama Michael. L’ho incontrato per caso dal fioraio, stava comprando dei fiori per la madre malata. E’ molto cortese, educato ed è … oh, è semplicemente bellissimo!” disse Evelyn con occhi sognanti, portandosi le mani sul cuore come la protagonista di un romanzo rosa. Amabel represse una risata al pensiero di Michael che si fingeva un ragazzo preoccupato per la madre malata.
“L’altro giorno le ha spedito cento rose rosse. Audace!” disse Diana muovendo su e giù le sopracciglia. Evelyn la fulminò con lo sguardo per poi ridere ancora. Amabel fu sopraffatta da una sensazione negativa, si era persa molti pezzi della vita delle sorelle tra un viaggio e l’altro per evitare di tornare a casa. Si sforzò di sorridere per non apparire amareggiata.
“Cento rose rosse sono una chiara dichiarazione d’affetto, Evelyn. Sta attenta, oppure questo giovanotto in un batter d’occhio ti ruberà il cuore.”
“A proposito di amore, tu non hai nessun uomo tra le mani?” chiese Evelyn, la testa poggiata su una mano e il sorriso divertito.
“No, nessun uomo nella mia vita. C’è spazio solo per voi, le mie donne preferite!” replicò Amabel con tono canzonatorio. Per un attimo sentì le mani di Tommy addosso, le sue labbra screpolate, il suo respiro sul collo, e rabbrividì. Non poteva permettersi di pensarlo, non dopo la brutalità con cui lo aveva visto agire. Diana captò la sua improvvisa tristezza e le sfiorò la mano sotto il tavolo.
“Sono sicura che Bel troverà qualcuno che la amerà con tutto il cuore, proprio come merita.”
“E che la sopporterà!” aggiunse Evelyn ridendo. Amabel le diede un buffetto sulla testa, sebbene ridesse insieme a lei.
“Sei davvero terribile, Evelyn!”
Il clima allegro fu spezzato da un urlo agghiacciante che risuonò in tutta la piazza della città. Diana ed Evelyn sussultarono e si strinsero intorno ad Amabel.
“Che succede?” disse la più piccola, che stava tremando come una foglia.
“Evelyn resta con Diana, e non muovetevi per nessuna ragione. Vado a controllare se qualcuno ha bisogno di un medico.”
Amabel si fece strada tra i passanti che si erano riuniti davanti al municipio. Le madri coprivano gli occhi dei figli, altre persone mantenevano lo sguardo basso, e altri ancora si allontanavano a passo spedito.
“Sono un medico! – gridò lei, sollevando le mani per farsi vedere – Spostatevi.”
La sua bocca automaticamente si spalancò per l’orrore della scena. Sulle scale, afflosciato come un fiore, stava Dominic Cavendish. Aveva il volto ricoperto da piccole ferite e gli avevano amputato le mani. Sulla fronte era stata deposta una piccola lametta. Amabel tastò il polso e il collo ma non c’era più battito e, date le condizioni, Dominic doveva essere morto almeno cinque ore prima.
“Io lo so chi è stato. Quella gente è spietata!” esclamò una donna dalla folla, teneva il viso del figlio premuto contro la spalla.
“Sono dei mostri!” disse un uomo con indignazione.
Amabel capì al volo: la lametta era un evidente segno che erano stati i Peaky Blinders ad assassinare Dominic. La vettura della polizia parcheggiò lungo il marciapiede e due agenti si precipitarono sulla scena. Mentre uno allontanava i curiosi, l’altro si chinava sul corpo.
“Dovete allontanarvi, signorina.”
“Sono un medico. Mi chiamo Amabel Hamilton.”
L’agente aggrottò la fronte con sguardo pensoso.
“Vostra sorella era la fidanzata di Jacob Cavendish?”
Amabel si mise in piedi con uno scatto, terrorizzata da quella domanda. Temeva che lei e sua sorella fossero capitate in qualche brutto guaio.
“Sì. Aspettate, avete detto ‘era’?”
“Ecco, signorina Hamilton … Jacob Cavendish è stato trovato morto questa mattina all’alba nell’azienda di famiglia. E’ morto per le stesse cause che hanno ucciso Dominic, mani mozzate e ferite multiple al viso. Voi avete qualche idea di chi possa essere stato?”
Amabel si passò le mani tra i capelli, era nel panico totale. Bertha aveva avuto ragione sin dall’inizio: non avrebbe mai dovuto stringere un patto con i fratelli Shelby. Però era assurdo che Tommy avesse compiuto un’azione che avrebbe potuto mettere lei e le sue sorelle in pericolo, pertanto doveva essere successo qualcosa di terribile di cui non sapeva nulla.
“No, no. Non ho nessuna idea. Io sono tornata dall’America più o meno tre mesi fa. Conoscevo poco i Cavendish.”
Amabel si morse l’interno della guancia quando si accorse di avere in mano ancora la lametta che avrebbe incriminato gli Shelby, e iniziò a sudare più del dovuto. Se la infilò in tasca senza pensarci troppo. Sebbene quegli omicidi fossero barbari, nel profondo era contenta di essersi liberata dei Cavendish. La morte di Jacob annullava il matrimonio ed Evelyn poteva finalmente chiudere quel capitolo della sua vita.
“Dovremo parlare con vostra sorella. Volete che una vettura vi accompagni in questura?” chiese l’agente.
“No. – disse subito Amabel – Ho bisogno di privacy per comunicare la sventura a mia sorella. Tra un’ora saremo in questura, non vi preoccupate.”
“Certo, capisco. Potete andare. Ah, signorina, condoglianze.”
Amabel annuì e rapidamente svanì dalla vista degli agenti. Diana e Evelyn si alzarono non appena la videro ritornare.
“La tua faccia la dice lunga.” Bofonchiò Diana, ed Evelyn si avvinghiò ancora di più al suo braccio. Amabel era seria come mai prima d’ora, la tensione era stampata sul suo viso tanto da distorcerle i tratti.
“Abbiamo un problema. Un grosso problema.”
“Sarebbe?”
“Dominic e Jacob sono morti. Qualcuno li ha assassinati.”
Evelyn ricadde sulla sedia della pasticceria e l’attimo dopo stava piangendo a dirotto. Diana, benché non provasse simpatia per i Cavendish, aveva gli occhi umidi.
“Non è il momento di piangere, ragazze. So che è brutto ma …”
“Sei stata tu. E’ colpa tua, non è vero?” disse Evelyn tra i singhiozzi. Amabel spalancò la bocca per la sorpresa.
“Pensi davvero che io possa uccidere due persone? Sono un medico, perbacco! Io salvo le persone!”
Evelyn pianse più forte mentre Diana le asciugava invano le lacrime.
“Ah, sì? Tu odiavi Dominic e Jacob per quello che mi aveva fatto, è un movente perfetto.”
Amabel sapeva di essere colpevole in parte. Era stata lei a coinvolgere Tommy nelle sue faccende di famiglia e doveva aspettarsela una mossa del genere. Le mani di entrambi, quelle con cui avevano picchiato Evelyn, erano state tranciate come una punizione.
“Evelyn … io … mi dispiace.”
“Non puoi parlare così. – intervenne Diana con voce ferma, inconsueta per i suoi sedici anni – Se dici alla polizia che i Cavendish ti picchiavano, tu e Amabel sareste le prime sospettate. Devi fingerti la fidanzata perfetta. So che è difficile, ma devi farlo.”
Amabel la ringraziò con gli occhi. Era necessario restare lucide.
“Evelyn, per favore.” Sussurrò Amabel con voce esasperata dall’ansia. Evelyn alzò lo sguardo su di lei e annuì piano. Nonostante tutto, non era più prigioniera di un fidanzato violento e poteva tornare e vivere come una ragazza normale.
“Va bene. Dimmi esattamente cosa devo fare.”
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Red right hand || Tommy Shelby
FanfictionErnest Hemingway ha scritto che «il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono forti nei punti spezzati. Ma quelli che non spezza li uccide.» Thomas Shelby era uno degli spezzati, ma non uno di quelli forti. La guerra aveva dilaniato la sua anima, l...