Kuroken|| Spiderman AU

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La vita di Kuroo non era semplice.
Tra gli impegni di un qualsiasi studente, la sua passione per la pallavolo e il suo... hobby, non riusciva quasi a trovare del tempo per se stesso.
O per i suoi amici. Infatti, da quando aveva ricevuto i suoi poteri da ragno e si era deciso a difendere la città dal male, aveva completamente trascurato i suoi amici più cari e... be' e Kenma.
Kenma... definirlo migliore amico era decisamente poco. Kuroo, con il tempo, aveva capito di amarlo, con quel corpo minuto, la pelle candida, i lineamenti delicati e dolci, quasi femminili, gli occhi felini, i capelli a budino e l'atteggiamento riservato. Ma Kenma era anche l'unico a sapere del suo segreto. Si fidava ciecamente di lui, tanto da avergli detto dei suoi poteri immediatamente dopo averli scoperti. Era stata di Kenma, che sognava degli eroi con cui combatteva nei suoi videogiochi, l'idea di farlo diventare un supereroe. Kuroo lo faceva anche un po' per lui.

La nostra storia comincia una sera piovosa di maggio. Il biondo stava facendo la sua solita maratona ai videogiochi, quando un rumore all'esterno lo spaventò. Un leggero tonfo, allora gli arrivò il messaggio di Kuroo. Devo parlarti, sono qui fuori.
Tirò un sospiro di sollievo. Quel rumore era probabilmente il suo gatto-ragno, e se così non fosse stato, quello stesso gatto-ragno lo avrebbe protetto da qualsiasi malintenzionato.
Uscì così nel vicolo affianco casa sua, dove ogni tanto il supereroe si nascondeva o veniva a trovarlo.
-Kuroo?- lo chiamò Kenma guardandosi intorno. Sentiva freddo, il pigiama leggero non era suffiente a proteggerlo dal freddo pungente di quella sera di maggio. Quel vicolo gli faceva paura, era buio e sembrava stesse per spuntare qualcuno di spaventoso da un momento all'altro. Ma non gli importava. Voleva assicurarsi che Kuroo stesse bene, era sicuro fosse lui ad averlo chiamato.
-Kuroo...- il suo tono si fece incerto. Un altro rumore dietro di lui lo fece spaventare, allora si voltò lentamente, e sentì due labbra morbide sulle sue. Sgranò gli occhi, stupito, ma poi mise a fuoco la figura di Kuroo, con gli occhi chiusi le labbra increspate in un sorriso. Allora, riconosciuto il suo eroe, chiuse gli occhi, ignorando il cuore che gli urlava domande a cui non voleva pensare e il cervello che gli strillava che erano ancora in un vicolo buio dove chiunque avrebbe potuto vederli e Kuroo non portava la maschera, ma era appeso a testa in giù e indossava il resto del costume. Li ignorò entrambi, chiudendo gli occhi e concentrandosi solo su Kuroo, sulle sue labbra e sul suo calore che percepiva da lì. E il suo profumo...
Fu proprio lui ad approfondire il bacio, iniziando ad esplorare la bocca del corvino con la sua lingua curiosa e impaziente. Sorrise ricordando che Kuroo era a testa in giù, e che quindi il labbro che stava leccando era quello inferiore e non quello superiore come invece sembrava. Ne aveva dati di baci Kenma, ma quello era diverso. Non solo per il contesto e per la posizione dell'altro, ma per le sensazioni che provò. Erano tante, un vortice che lo travolse, ma al tempo stesso la presenza di Kuroo era così familiare e rassicurante da calmarlo. Era come se gli dicesse "lo so di aver fatto un casino, ma va bene, è un casino così bello e ne è valsa la pena, lo affronteremo insieme perché ti..." Kenma sgranò gli occhi e si allontanò di scatto, fissando Kuroo con gli occhi sgranati, le labbra dell'altro umide e rosse (come le sue immaginò), ma prima che potesse dire qualcosa o baciarlo di nuovo, quello si coprì con la maschera e scappò.
Kenma rimase lì, immobile, sfiorandosi le labbra improvvisamente vuote e fredde senza quelle dell'altro tra di loro. Si riscosse in tempo per accorgersi della figura che gli era giunta alle spalle, un attimo prima che quella gli tappasse la bocca con un panno imbevuto di arsenico.

Kenma si risvegliò al buio. La testa gli pulsava, i polsi gli dolevano per le catene che li tenevano stretti tra loro e il collo era dolorante, come se avesse dormito in una posizione sbagliata.
Lentamente i suoi occhi si abituarono all'oscurità e riuscì a scorgere due figure sedute davanti alle sbarre della sua cella, chinate in avanti, dandogli le spalle.
-ce l'hai un cinque di cuori?- le orecchie gli fischiavano, ma riusciva a capire cosa stessero dicendo.
-no, tu hai un sette di fiori?
Un attacco di tosse lo colse improvvisamente, facendo voltare le due guardie e facendo notare loro che il loro prigioniero era sveglio.
-oh. Ben svegliato- disse una delle due guardie, uno scimmione grosso quanto un armadio e altrettanto largo.
-che... che volete da me?- chiese con la gola che gli doleva, reclamando dell'acqua.
-da te? Niente. Vogliamo solo il tuo amichetto, quello che ti sei limonato nel vicolo.
-che volete da lui?- Kenma arrossì sentendo l'ultima frase, ma al tempo stesso si sentì incredibilmente arrabbiato. Potevano rapirlo, sedarlo e chiuderlo in una gabbia, ma non avrebbe permesso loro di toccare Kuroo neanche con un dito. Non appena formulo quel pensiero gli venne da ridere. Cosa avrebbe voluto fare? Con quel corpicino debole che si ritrovava, come poteva pretendere di poterlo proteggere? Non aveva poteri o abilità e la sua forza fisica era pari a zero. Era Kuroo ad averlo sempre protetto, non aveva mai avuto bisogno dell'aiuto di nessuno per difendersi. Ma poi ripensò alle parole che un giorno, prima che quel deficiente di Tetsurou venisse morso da quel ragno, gli aveva detto. Gli sembrava una vita fa, ma ricordava perfettamente le parole del compagno, e ricordava soprattutto lo stomaco in sobbuglio e il calore che lo circondava. Erano stesi sul piccolo letto di Kenma, così vicini che il moro poteva contare le lentiggini sul naso dell'amico, con la testa posata sul suo petto e l'attenzione rivolta per metà nel videogioco che stringeva tra le mani e per metà al suo migliore amico. Migliore amico che osservava un po' lui un po' il videogioco.
-Kenma- d'un tratto, Tetsurou aveva infranto quel silenzio fatto di parole non dette e della musichetta emessa dal gioco di Kenma.
-dimmi.
-stavo riflettendo. In questo momento ci stiamo proteggendo a vicenda- il biondo mise il pausa il videogames e guardò l'amico confuso, che arrossì -intendo... io ti sto proteggendo fisicamente. E tu mi stai salvando da...
-da...?- Kozume lo guardò confuso.
-dai miei pensieri- divenne un pomodoro pronunciando quelle tre parole -quando sono con te riesco a non pensare. Diventa tutto silenzioso e quieto e... non so, ci sto bene.
-uhm...-in quel momento la signora Kozume li aveva chiamati dalla cucina per cena.

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