31. Colpita e affondata.

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Uscii dall'auto con un nodo alla gola.

Ero delusa, arrabbiata verso quel ragazzo arrogante, ed allo stesso tempo non riuscivo a capire il perché delle lacrime che trattenevo a stento.

I vestiti erano ormai impregnati d'acqua, ma la mia mente era troppo assente anche solo per rendersene conto.

Colpita e affondata.

Mai avrei pensato di poter provare una simile delusione per qualcosa che agli occhi di tutti poteva sembrare una sciocchezza, seppur per me sciocchezza non lo fosse affatto.

Non capivo, non capivo niente di a lui collegato! Mi facevano girare la testa, lui ed i suoi ragionamenti contorti!

Io sono un criminale.
Tu devi starmi lontana.

Perché? Perché non poteva vivere la sua vita senza rendere tutto così complicato? Avrebbe semplicemente potuto dirmi che lo irritavo, che non gli ero simpatica, invece di arrampicarsi sugli specchi.

Sapevo però che in ogni caso, il cuore non avrebbe fatto meno male, forse perché pur sapendo che sarebbe stato impossibile, una piccola parte di me, aveva sperato, aveva sperato che un giorno anch'io potessi piacergli anche solo un po'.

Già, ero una gran stupida!

Ma il punto era che giorno dopo giorno a me, non piaceva più soltanto un po'.

Lo squillo del cellulare interruppe i miei pensieri.
"Chloe?"
"Kylie, tesoro mio!" Inarcai un sopracciglio.

"Vai subito al punto" le dissi, conoscendo ormai i suoi comportamenti adulatori.
"Su, dimmi cosa è successo" affermò.

"Ehm, non so i..."
"Dovresti sapere che ormai so riconoscere quando qualcosa non va" Mi interruppe. Era vero, maledettamente vero, e non sapevo se considerare ciò positivo o negativo.

In quel momento però, sapevo che avevo bisogno di parlare con qualcuno, e quella al telefono era l'unica persona di cui mi fidavo, la mia unica certezza.
Mi strofinai gli occhi ed iniziai a raccontarle quanto accaduto.

"Ma che stronzo!" Esclamò, facendomi momentaneamente perdere l'udito dall'orecchio destro.
"Non pensavo potessi rimanerci così male" ammisi.
"È normale, rimaner male quando la persona che ti piace vuole evitarti! Ma cara Kylie..." sospirò. "Io te lo avevo detto!" Mi ricordò lei.

"Lascia che te lo dica, non sei molto d'aiuto!" La informai ironica.
"Ascolta, so che sei cotta, ed anche parecchio, ma anche se è difficile da accettare, restare lontani è la cosa più giusta da fare." Deglutii con fatica. Io di accettarlo, non ne volevo proprio sapere.

"Ma io non voglio questo!" Asserii.
"Ma lui sì! E allora? Hai intenzione di disperarti a lungo?" Sbuffai, purtroppo non aveva altro che ragione.
"Stasera, c'è un compleanno, megaparty da diciottesimo! Vieni e divertiti! Ci sarà tutta la scuola, dimostragli che non te ne importa così tanto!" Mi propose entusiasta.

Non so se è una buona idea..."
"Oh sì che lo è! Ci vediamo alle sei a casa mia. A dopo!"
Non ebbi il tempo di replicare, aveva già riattaccato.

***

"Sei fantastica! Sta tranquilla!"
Tentò di rassicurarmi Chloe.
Ero ansiosa, in quel vestito bianco che tanto mi sembrava striminzito.
Non avevo mai indossato niente di simile ed il che mi metteva in imbarazzo.

Come se non bastasse la mia cara amica, aveva anche deciso di acconciarmi i capelli, i quali ricadevano ormai sulla spalla in morbide onde.
Almeno aveva ceduto alla parte "trucco star hollywoodiane" come lei lo aveva definito, limitandosi ad applicare solo del mascara sulle ciglia.

Mi sentivo strana, ma forse quel lato più intraprendente di me, mi avrebbe fatto acquisire un po' più di sicurezza.

La festa, per mia fortuna, non era distante dall'abitazione di Chloe, per cui potemmo evitare di chiedere un passaggio a Dylan.

"È qui" la seguii farsi spazio tra la fila di gente davanti all'ingresso di un locale. "Dobbiamo andare in fondo!" Affermai, preoccupata per l'attesa che ne sarebbe seguita.
"Tranquilla, non aspetteremo così tanto" la guardai con aria interrogatoria, almeno finché non iniziò a parlare con quello che credevo fosse il bodyguard. Quest'ultimo ci sorrise, e ci fece segno di entrare.

"Ehm, come...?"
"Ho le mie conoscenze!" Tralasciai ciò che era appena accaduto concentrandomi sulla marea di persone che scatenata ballava a tutto ritmo.

Molti, troppi mi lanciavano incomprensibili occhiate ed ancora una volta, io avrei solo voluto scappare da tutti quegli sguardi strani.

Da tutti tranne che da uno, il più distinto, potente, invadente, l'unico che sarei stata in grado di sentire ovunque, penetrarmi la pelle.

La tempesta che mi ha travolto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora