Parte 21 Una dolorosa verità

1.2K 107 5
                                    

 Cristian passò a casa dei suoi a pranzo. Non fu sorpreso di trovarci Marc, per via di un progetto che Carl lo stava aiutando a sviluppare. Gli rivolse un timido sorriso, ma era ancora furioso per come aveva parlato di Samir quella mattina.

Marta arrivò nel salone per servire l'aperitivo. Lei e sua madre si erano date da fare per rimettere tutto in ordine e avevano rifiutato il suo aiuto. Nessuno adesso avrebbe mai detto che in casa erano entrati due delinquenti e l'avevano messa a soqquadro solo poche notti prima. Cristian si alzò per aiutarla.

«No, lasci fare a me, lavorare mi aiuta a non pensare», la domestica gli confessò.

Costanza confermò che avrebbe voluto darle dei giorni liberi, ma lei aveva rifiutato. Vennero serviti drink analcolici e stuzzichini, ma Cristian non aveva granché appetito. La discussione con Samir continuava a ronzargli in testa, come un suono di sottofondo che niente poteva cancellare.

Carl sopraggiunse con il telefono in mano e gli occhi maliziosi di chi aveva notizie importanti in esclusiva.

«Mi ha chiamato l'ispettore che si occupa delle indagini, mi ha detto che hanno arrestato uno dei ladri, aveva ancora la refurtiva con sé».

«Che sollievo», Marta disse.

«Splendido, è almeno una piccola consolazione», le fece eco Costanza.

Cristian si domandò se si trattasse dell'uomo che era entrato nella sua stanza, avrebbe dovuto riconoscerlo? E come avrebbe fatto? Aveva solo il ricordo della sua voce.

Costanza si accorse del suo turbamento. Posò una mano sulla sua schiena. «Ti staremo vicini, nel caso serva il riconoscimento», gli disse.

«E come si chiama?»,Cristian domandò.

Carl posò il telefono sul tavolino e afferrò un drink. «Un certo Micheal, un piccolo pregiudicato, lavorava saltuariamente in una palestra».

Cristian non ebbe il coraggio di chiedere quale. Nel suo stomaco si fece largo un terribile eppure indefinito presentimento. «È stato preso in fretta», commentò, la gola secca, il cuore a mille. Si stava solo facendo influenzare da Marc e dalle sue chiacchiere. Ecco, Samir aveva ragione.

Marc sedette accanto a lui, prese distrattamente tra le dita uno stuzzichino. «Vuoi sapere come hanno fatto a prenderlo tanto in fretta?», domandò a bassa voce a Cristian.

Lui gli rivolse uno sguardo di fuoco. Voleva che se ne stesse zitto per una volta tanto, ma Marc non esaudì le sue speranze.

«Non è difficile prendere criminali se si cercano tra gli amici di Samir», Marc sussurrò.

Cristian mandò giù il drink, tutto d'un fiato. Gli sarebbe piaciuto che fosse alcolico.

Le parole di Marc gli scavavano dentro come una goccia che consuma la roccia, anche la più solida. Specialmente la più solida.

Quel pomeriggio saltò altre lezioni al college. C'era qualcosa che doveva fare. Sentiva che se non si fosse chiarito con Samir sarebbe uscito fuori di testa. Samir non rispondeva al telefono. Il primo posto in cui pensò di cercarlo fu la palestra, ma l'idea di incontrare qualche brutto ceffo lo dissuase dall'andarci. Rimaneva la sua casa, anche se non si poteva davvero definire tale, e non soltanto per via delle dimensioni o del suo stato fisico, ma soprattutto perché lì Samir non era felice.

Bussò alla sua porta. Ad aprirgli dopo qualche minuto fu un uomo dagli occhi gonfi, sulla cinquantina, e dai capelli brizzolati. Puzzava di alcol. Il pensiero che qeull'uomo potesse mettere le mani addosso a suo figlio lo disgustò.

«Cerco Samir», disse.

Quello fece un sorriso sbieco. «Ultimamente lo cercano in tanti».

«È qui?»

Alone no more - WATTYS WINNER - Omegaverse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora