Parte 25 Marchiami ancora

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Cristian era davvero lì davanti a lui, i capelli un po' bagnati dalla pioggia fine che già cominciava a cadere quando Samir era tornato a casa, il volto arrossato di chi avesse fatto la strada di corsa, e la fronte corrucciata come se la scelta di bussare alla porta gli fosse costata.

«Cri...», Samir allungò una mano verso di lui istintivamente. Fu un errore. Cristian entrò, ma si tenne a debita distanza.

«Sei solo?»

«Mio padre è fuori città, spero ci resti a lungo».

«Eppure non dovete essere tanto diversi, alla fine», Cristian replicò, freddo.

Samir voleva implorarlo di perdonarlo, voleva addirittura mettersi in ginocchio. «Sono contento che tu sia venuto, l'altro giorno al campus volevo...»

«Stai zitto». Cristian si spostò nella sua stanza, accese la luce, e passò il luogo in rassegna con gli occhi, come se lo stesse perlustrando.

«Non è molto ordinato, ma se aspetti un attimo, io...», Samir mise via alcuni vestiti.

«Mi chiedevo se avessi nascosto qualche altra cosa che non ti appartiene».

«Ti prego smettila», Samir mormorò. Le sue parole ebbero un qualche effetto sull'altro, perché lo vide appoggiarsi al muro, come preda di un'improvviso sconforto. Forse era stanco di discutere. Samir lo sperava davvero.

«Ho deciso di denunciare Rick, sono riuscito a raccogliere informazioni su di lui», Samir lo informò.

«Denunciarlo? Non ti credo».

«Sì, lo farei se servisse per farti stare meglio, e lo farò perché so che al di là di tutto è la cosa giusta da fare».

«Se lo denunci, la polizia potrebbe sospettare anche di te».

«E a te interessa?»

«Samir...» Cristian abbassò lo sguardo.

«Dimmi, ti interessa?», Samir gli si avvicinò. Sentì vagamente l'odore di Marc, e si trattenne dal fargli una scenata di gelosia. Non ne aveva il diritto, non dopo che lo aveva deluso in quel modo, ma faceva male lo stesso.

Cristian sollevò lo sguardo, parve di ghiaccio. «Lo senti, eh? Lo senti il suo odore?»

«Sei venuto per questo? Per farmi vedere che hai trovato un altro alfa, migliore di me?» Samir si morse le labbra. C'erano un sacco di cose che voleva fare in quel momento: piangere, fargli una scenata, baciarlo contro il muro. Il suo odore lo mandava fuori di testa. Cazzo, non lo ricordava così forte.

«Il motivo per cui sono venuto», Cristian sorrise, «il motivo è che sono un idiota che non riesce a...»

«A fare cosa?»

Cristian chiuse gli occhi, inspirò profondamente. Samir realizzò che aveva allungato una mano verso il collo della maglietta per abbassarlo, come se avesse caldo. Il suo volto era arrossato e d'improvviso Samir capì perché percepiva il suo odore in modo tanto prepotente. Fu come ricevere unpugno nello stomaco.

«Hai smesso di prendere le pillole per lui? Stanotte vuoi stare insieme a Marc in quel modo, vuoi che ti marchi. Perché sei venuto qui? Per farmelo vedere?»

«Sei un idiota. Non hai mai capito un cazzo. Non hai capito che dovevi parlarmi di Rick e che sono qui perché non ce la faccio a stare con Marc, non così».

Samir lo prese tra le braccia, incapace di resistere. «Cosa pretendi che io faccia adesso? Cosa vuoi da me? Vorrei tornare indietro, ma non posso».

Cristian aveva gli occhi lucidi, segno del calore, ma anche della lotta contro se stesso e i suoi desideri. Samir lo trovò irresistibile, tanto eccitante che sentiva già il membro indurirsi nei pantaloni. «Allora?», lo incalzò con la voce già arrochita dal desiderio.

Alone no more - WATTYS WINNER - Omegaverse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora