Cristian contava i minuti, l'orologio antico che Carl teneva sulla scrivania segnava ancora le 7 del mattino, ma lui non dormiva già da un po'. Aveva persino evitato di andare all'università per le sue lezioni e sua madre aveva evitato di rimproverarlo. Aspettava che scattasse l'ora adatta per correre a visitare Samir, e per non essere buttato fuori dalle infermiere non doveva arrivare troppo presto.
«Ti disturbo?», Carl disse ironico, entrando nello studio.
Cristian scosse la testa. «Scusa, ho invaso il tuo spazio».
«Niente affatto, Cristian. Aspetto che tua madre si svegli per portarle la colazione a letto».
Lui ne rimase colpito. Solo negli ultimi tempi si era reso conto di quanto Carl fosse davvero affettuoso con sua madre e anche con lui, in fin dei conti. Nei primi anni in cui lo aveva conosciuto era sempre stato sulle sue, ancora attaccato all'idea che sua madre e suo padre potessero tornare insieme, ma ora lo capiva pienamente: sua madre aveva trovato con Carl il compagno ideale e lui aveva sbagliato a giudicarlo.
«Aspetti di andare a trovare Samir o sbaglio?»
«Non sbagli», lui rispose arrossendo, si domandò quando Samir avrebbe smesso di fargli quest'effetto.
«Spero che tu abbia messo le cose in chiaro con Marc, tua madre lo ha sempre visto come il ragazzo perfetto, ma io so che ha un carattere particolare, è stato abituato ad avere tutto e quando parliamo dei suoi progetti, devo sempre contare fino a dieci certe volte».
Cristian corrugò la fronte. Non aveva mai pensato che fosse così. «Credevo che anche tu venissi da una famiglia agiata».
Carl rise. «Niente affatto, mi sono dovuto sudare tutto da solo. Ci sono così tanti pregiudizi in giro, e io spesso ne sono vittima: credono che sia sempre stato un uomo viziato fin dalla tenera età, che non sappia cosa sia la privazione, ma non è così. Mi rivedo un po' in Samir, sai?»
«Non lo immaginavo», Cristian gli rispose con sincerità.
Il suono del campanello riscosse entrambi. Cristian si alzò e andò a vedere chi fosse. Marta, la domestica, aveva la giornata libera e di certo non la facevano venire a quell'ora solo per preparare una tazza di caffè.
Cristian strinse la maniglia della porta, la mano sudata. Non avrebbe voluto aprire, ma capì che era inevitabile confrontarsi con Marc una volta per tutte.
Aprì la porta. Marc aveva uno sguardo duro, che non riusciva a nascondere, nonostante tutti i suoi sforzi.
«Non mi hai più chiamato», esordì.
Cristian lo fece accomodare nel salone, ma non sedette sul divano accanto a lui. «Mi dispiace», riuscì a dire.
Marc sorrise sprezzante. «Per cosa? Per essere tornato tra le braccia di quel bastardo?»
«Non parlare così!»
Marc si alzò. «Come vuoi che parli? Samir non è un alfa adatto a te, credo che non sia adatto a nessuno. Chi farebbe quello che ha fatto lui?»
«Non sai di cosa parli», Cristian provò ad allontanarsi, ma Marc lo seguì e adesso erano vicini al tavolo della sala da pranzo, Cristian ne sentiva il bordo di legno premere contro la sua schiena.
«Adesso ha messo su tutta questa sceneggiata solo per attirare la tua attenzione».
«Basta, sei stato una spalla su cui piangere, ero confuso, ma adesso so bene che...»
«Cosa sai?» Marc lo attirò a sé, le pupille macchiate dal desiderio e dalla rabbia, «allora? Mi hai solo usato, ma non puoi fare quello che ti pare. Quando ti scopavo non ti lamentavi o sbaglio?»
Cristian provò un senso di nausea, provò a divincolarsi, ma la presa di Marc era forte e un alfa ferito nell'orgoglio lo era ancora di più di un omega. Cristian capì che Marc aveva smesso da tempo di essere suo amico, ebbe per la prima volta paura di lui.
«Dovrei portarti via», Marc gli alitò sul viso, «farti mio e reclamarti».
Cristian spalancò gli occhi. «Non potresti, non voglio, lo capisci? Amo Samir e sono suo».
«Che succede qui?», la voce imperiosa di Carl irruppe nella sala.
Marc si allontanò subito, il volto arrossato ancora di rabbia, ma adesso anche di vergogna.
«Marc stava andando via», Cristian disse, il cuore ancora a mille. Non avrebbe sopportato che qualcun altro lo marchiasse, che sporcasse il segno che Samir gli aveva lasciato sul collo. Desiderò essere stretto ancora tra le sue braccia, essere ancora marchiato da lui.
«Sì che sta andando via», Carl disse, la voce decisa, «per non tornare più». Afferrò Marc per una spalla e con la forza dell'alfa più esperto e maturo, che metteva Marc in soggezione, lo condusse sulla porta. «Dire che quello che ho visto è disdicevole sarebbe un eufemismo», Cristian lo sentì dire a Marc.
«Non ne parlerò a tuo padre e non romperò i rapporti d'affari con lui, da cui anche tu guadagni, perché so che non è colpa sua e che ha cercato di educarti al meglio, ma se ti avvicini ancora a noi, sarò costretto a farlo e allora non vorrei essere nei tuo panni».
Marc se ne andò con la coda tra le gambe. Cristian lo vide dalla finestra, una parte di sé era sollevata, un'altra triste per aver perso quello che considerava un amico. Ma decise di non pensarci più. Adesso Samir aveva bisogno di lui.
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Alone no more - WATTYS WINNER - Omegaverse
RomanceSTORIA VINCITRICE DEI WATTYS2020 NELLA CATEGORIA PARANORMAL Completa su Wattpad. ~ Prima classificata al 2020 Awards nella categoria Paranormale 🐺 🥇 ~ Terza classificata nel contest Nuovi Talenti 2019 nella categoria Lupi mannari 🌠🥉~ Cristian f...